ROMA
Al via Short Theatre, un festival che si fa “materia perfomativa”
“Vibrant Matter” è il titolo della diciassettesima edizione della rassegna di arti performative che inizia stasera presso l’ex Mattatoio di Testaccio. Dodici giorni fra danza italiana e internazionale, teatro, installazioni e dj set
Una nuova edizione di “prime volte”. È il modo in cui è stato presentato il diciassettesimo anno del festival Short Theatre, al via stasera alle ore 19 presso il complesso dell’ex Mattatoio a Roma con i 40 Portraits (2003-2008) di Gisèle Vienne e con il dj set di Eva Geist a seguire. Si tratta infatti della prima occasione in cui, dopo lo “storico” duo di Fabrizio Arcuri e Francesca Corona, la direzione della rassegna è interamente affidata a Piersandra Di Matteo, già dramaturg di Romeo Castellucci e curatrice del festival bolognese Atlas of Transitions.
Lo scorso anno, nel momento in cui avvenne appunto il “passaggio di consegne”, Di Matteo affermava: «Credo che la curatela non si possa esaudire nell’esercizio affermativo di un gesto autoriale. Anzi la intendo, nella mia pratica, come una critica dell’autorialità». In linea con queste affermazioni, la presente edizione dal titolo ¡Vibrant Matter! pare infatti andare verso una molteplicazione e diversificazione dell’offerta scenica, dei linguaggi impiegati e delle realtà di co-collaborazione.
Oltre all’area dell’ex Mattatoio, che rimane il “cuore pulsante” del festival, ci saranno appuntamenti anche in luoghi inediti come Teatro Vascello e Cinema Troisi oltre che nuove partnership come Angelo Mai e la compagnia Spellbound.
In generale, 13 location e 150 ospiti per dodici giorni di festival (dal 6 al 18 settembre, con la programmazione che entra nel vivo a partire da mercoledì 7): dalla già citata Gisèle Vienne, coreografa e regista franco-austriaca che sarà presenta con un’opera multistrato e multidisciplinare (un’installazione, un film, una pièce teatrale e uno spettacolo coreografico), a vari nomi della danza internazionale, come l’attivista per i diritti trans, performer e travestiRenata Carvalho (Manifesto Transpofágico) o la danzatrice e coreografa di origini surinamesi Cherish Menzo (già applaudita lo scorso anno con Jezebel e ora presente con DARKMATTER), e nazionale, fra cui la storica compagnia fiorentina Kinkaleri (OtellO) o la cofondatrice del progetto di collaborazione artistica attivo nel quartiere capitolino di Torpignattara “Ostudio” Daria Greco (Crangon Crangon), dal teatro con una forte attenzione alla componente vocale e sonora, come il duo Muta Imago (Ashes) o il progetto artistico collettivo Encyclopédie de la parole guidato da Elise Simonet e Joris Lacoste (Jukebox ‘Roma’ ed.2022) alle presentazioni di libri e ai talk che intersecano spesso questioni legate alla giustizia sociale, agli immaginari e, nello specifico di quest’anno, alle pratiche di accessibilità delle arti performative verso la disabilità.
Il titolo della presente edizione è tratto da un saggio della teorica politica statunitense Jane Bennett (Vibrant Matter: A Political Ecology of Things, 2010) e allude – come ha spiegato la stessa Piersandra Di Matteo durante la conferenza stampa di presentazione del festival, tenutasi lo scorso giovedì presso la Reale Accademia di Spagna a Roma alla presenza fra gli altri dell’attore e curatore, “anima storica” di Short Theatre, Matteo Angius, dell’assessore alla cultura del comune capitolino Miguel Gotor, del delegato del presidente alla politiche giovanile della regione Lazio Lorenzo Sciarretta e del presidente dell’azienda speciale Palaexpo Marco Delogu – al desiderio di «ripensare la corporeità nel suo intreccio con la materia», dato che quest’ultima, lungi dall’essere qualcosa di inerte, rappresenta invece un «farsi storia e possiede un carattere performativo in sé».
Fuori di metafora, dunque, si tratta di riconoscere che «un festival non si fa da sé», ma esiste e prende forma solo grazie alla capacità di intercettare le esigenze della scena e del territorio e di intessere relazioni sempre più profonde con un numero sempre maggiore di soggetti. In altre parole, di «espandere le strategie culturali», conclude Di Matteo.
Invitando a contribuire a questa “espansione”, ovviamente, anche noi spettatori e spettatrici. A partire da stasera.
Qui il programma completo del festival
Immagine di copertina di Bas De Bouwer