ROMA
Al Cinema Palazzo c’ero anch’io. Petizione online per i dodici imputati
Sta volgendo al termine il processo penale per l’occupazione del Cinema Palazzo, spazio autogestito nel quartiere capitolino di San Lorenzo, e per i dodici imputati alla sbarra sono stati chiesti sei mesi di reclusione. Un appello di solidarietà
Il processo penale per l’occupazione del Cinema Palazzo volge al termine. Dodici imputati rischiano di essere condannati: sei mesi di reclusione la richiesta del PM, oltre al pagamento di un ingente risarcimento richiesto dalla CAMENE SPA, costituitasi parte civile. Dodici persone che hanno come unica colpa il non aver cambiato marciapiede per attraversare Piazza dei Sanniti. Dodici cittadini cui viene addossata l’intera responsabilità sociale della liberazione del Cinema Palazzo.
Non lasciamoli soli!
Il Cinema Palazzo. Chi può dire, a Roma, di non averne mai sentito parlare? Chi, in sincerità, si sente di affermare di non averne mai varcato la soglia per assistere a una conferenza, a un concerto, a uno spettacolo teatrale, per accompagnare i propri figli perché partecipassero a un laboratorio? Chi non ha mai letto della proiezione di un film nel vecchio teatro di San Lorenzo e solo per questioni di tempo non è riuscito ad andarci?
Chi, ancora, non ha tirato un sospiro di sollievo nel constatare che l’accesso alle iniziative culturali proposte è sempre stato gratuito, con al massimo la richiesta di un contributo volontario per coprire le spese? Chi – e questo elenco fatto di domande potrebbe prolungarsi all’infinito – non vi ha portato una donazione in generi alimentari durante i duri mesi di pandemia che stiamo attraversando?
Il Cinema Palazzo, la stampa ne ha dato ampiamente conto, è stato sgomberato il 25 novembre. Uno sgombero che definire scomposto è un eufemismo, che non rende merito dello straordinario dispiego di uomini e mezzi e dell’assurdità di annichilire uno spazio di cultura e solidarietà in tempi di rischio sanitario, isolamento sociale e povertà. Allo sgombero sono seguite le iniziative istituzionali, con Regione Lazio e Comune di Roma che si sono attivamente dati da fare per condurre la proprietà dello stabile nel novero delle disponibilità pubbliche e restituirlo all’uso sociale.
Speriamo che un giorno il Cinema Palazzo possa tornare a esistere per quello spazio di confronto e sperimentazione, per quel terreno aperto alla differenza e alla bellezza che abbiamo conosciuto e amato in questi dieci anni. Per il momento se ne sente, forte, l’assenza.
La sentono gli artisti più o meno affermati che vi hanno sempre trovato casa per sviluppare i propri progetti o per dar loro voce, i comitati e le associazioni che ne hanno fatto sede privilegiata per riunioni e assemblee, gli studenti che hanno organizzato le aule studio e le famiglie che hanno costruito al suo interno spazi protetti per l’infanzia e per l’adolescenza. Il Cinema Palazzo manca alle associazioni sportive e alle case editrici (da quelle indipendenti a quelle più attestate), manca agli accademici e agli anziani del quartiere, alle orchestre e alle compagnie teatrali, a chi il cinema lo fa e a chi ama sedersi in sala per godersi la pellicola. Manca – ne siamo convinti – persino a negozianti e forze di polizia, che non possono non riconoscere che in questi dieci anni la piazza sia stata più sicura e al riparo da dinamiche che investono altre aree del quartiere e della città, il tutto grazie a una modello di socialità che non dà spazio ad alcuna forma di violenza.
I giornali negli ultimi giorni hanno riportato la notizia secondo cui il processo penale per l’occupazione del Cinema Palazzo sta volgendo al termine. Per i dodici imputati alla sbarra sono stati chiesti sei mesi di reclusione e la parte civile (la CAMENE SPA, la società che nel 2011 era in procinto di aprire un casinò nel cuore di San Lorenzo) ha avanzato la richiesta di un risarcimento di oltre 1.500.000 euro. La sentenza è prevista a fine marzo e viene spontaneo interrogarsi su come sia possibile che in un Tribunale della Repubblica si discuta se condannare o meno delle persone per quella che, nelle parole dello stesso PM “non fu un’attività volta a un fine criminale, perché si voleva destinare il bene a un uso sociale ‘culturale’ e non vi fu violenza”.
E soprattutto, chi sono questi dodici? Tra di loro troviamo studiosi e giornalisti, artisti, rappresentanti di partiti e istituzioni locali, semplici cittadini, come noi che scriviamo in questo momento.
Persone che, proprio come noi, in questi dieci anni possono aver assistito alla presentazione di un libro o al dibattito con il regista dopo la proiezione di un film, ascoltato un po’ di musica o recitato un brano di teatro mentre i riflettori squarciavano il buio della sala. Persone che vivono Roma, con tutta la profonda bellezza e la violentissima ingiustizia di cui è capace, persone che in quel vecchio cinema possono aver trovato qualche ora di spensieratezza o che vi si sono recate per documentare un evento. Se dovessero essere riconosciuti colpevoli sarebbe commessa un’enorme ingiustizia. Colpevole è l’intera città di Roma, colpevoli siamo tutti, e siamo molte migliaia – singoli cittadini e associazioni, famiglie, comitati e organizzazioni.
E ci mettiamo la firma!
Appello promosso da:
Libera Repubblica di San Lorenzo
Con:
ANPI San Lorenzo
Atletico San Lorenzo
Civico San Lorenzo
Communia
Esc
Atelier
Il Grande Cocomero
La GRU – Germogli di Rinascita Urbana
PalPop – Palestra Popolare
San Lorenzo
Primi firmatari:
Assalti Frontali
Ascanio Celestini
Elio Germano
Vittorio Giacopini
Nicola La Gioia
Edoardo Leo
Luigi Manconi
Alessandro Mannarino
Pino Marino
Valerio Mastandrea
Paola Minaccioni
Tomaso Montanari
Sara Modigliani
Don Pasta
Nicola Pistoia
Alessandro Portelli
Antonio Rezza
Daniele Vicari
Zerocalcare
Qui è possibile firmare