ROMA
A Roma la seconda edizione di IPER – Festival delle periferie
Dal 5 all’11 giugno si svolgerà nella Pelanda al Mattatoio in via Giustiniani la seconda edizione del Festival che mette al centro il concetto di periferia, intesa non più in termini di deprivazione, mancanza, marginalità, ma come strumento per ribaltare il nostro modo di concepire l’umano, le sue relazioni con il pianeta e le sue forme di vita
Si svolgeva un anno fa la prima edizione di IPER – Festival delle Periferie a Roma, ideato e diretto da Giorgio De Finis, per dare voce ai territori che voce non hanno, ma di cose da dire ne hanno invece molte. Una tre giorni durante la quale è stato possibile incontrare artisti, urbanisti, architetti, antropologi, filosofi e registi che hanno offerto contributi e punti di vista sul tema della periferia urbana, al di là della narrazione dominante che ne restituisce un’immagine falsa e stereotipata. Ma è stata anche l’occasione per far incontrare pezzi di città e di movimenti sociali, attraverso la cultura, lo scambio, l’inclusione e la partecipazione.
Quest’anno si raddoppia. Il 5 giugno prende il via la seconda edizione Uncentered Paradigma “Paradigma del non-centro” che si svilupperà per sette giornate dense di avvenimenti, incontri, presentazioni. Il Festival è promosso dal RIF- Museo delle Periferie che dalla sua nascita, nel 2020 sotto l’egida dell’Azienda Speciale Palaexpo e la direzione di Giorgio De Finis, ha fatto un lavoro intenso nella costruzione di immaginario e trasmissione di cultura urbana. In attesa della realizzazione della nuova sede del museo, che sarà realizzata nella corte nord del comparto R5 di via dell’Archeologia con i fondi PNRR del Piano integrato di Tor Bella Monaca, il Festival quest’anno sarà ospitato nella Pelanda al Mattatoio in via Giustiniani 4.
Sarà proprio la presentazione del progetto del museo elaborato da Orazio Carpensano ad aprire la settimana di eventi. Il programma è talmente denso e vasto che è impossibile raccontarlo tutto. Più di cento eventi suddivisi fra proiezioni, installazioni artistiche, presentazione di libri, lezioni e incontri, seminari, performance e tavole rotonde animeranno la settimana dalla mattina alla sera. Sono previste anche quattro giornate di convegno a cura della Facoltà di Architettura dell’università La Sapienza dedicate alla città di Roma NEXT ROMA, per indagare quali saranno le trasformazioni urbane conseguenti ai progetti previsti dal PNRR, per il Giubileo, l’Expo e i piani di rigenerazione.
Le giornate con gli eventi previsti ruotano intorno al tema del rifiuto di ogni centralità, a partire dal pensiero antropocentrico, su cui si fonda il pensiero occidentale, quello colonialista prima e capitalista poi, dal quale discende la pretesa estrattivista nei confronti degli ecosistemi e delle risorse naturali, che ci ha portato al disastro ambientale che è sotto i nostri occhi. Proprio su un nuovo rapporto con la terra, con tutti gli esseri viventi e con tutta la comunità umana, per realizzare la democrazia della terra, interverrà Vandana Shiva.
Gli ospiti in programma in questa seconda edizione sono tanti, impegnati nelle diverse discipline, ci saranno Massimo Canevacci, Elina Chauvet, Pablo Echaurren, Tarek Elhaik, Estelle Ferrarese, Teresa Forcades, Aminata Fofana, Marina Garcés, Micheal Herzfeld, Daniel Innerarity, Laetitia Ky, Valerio Magrelli, Matteo Meschiari, Walter Mignolo, Nicholas Mirzoeff, Luca Molinari, David Monacchi, Andrea Staid e moltissimi altri.
Nicolas Bourriaud aprirà il ciclo di conferenze, con la sua ricerca che ruota intorno alla lotta all’etnocentrismo, al fallocentrismo e all’antropocentrismo. Scrive: «Il rifiuto di ogni centralità è la grande battaglia della nostra epoca. Parallelamente, il cambiamento climatico ci insegna che gli esseri umani non sono altro che un elemento tra tanti in una vasta rete. Non c’è altro “centro” che la relazione tra tutti gli esseri e le cose in coattività, e l’arte contemporanea riflette questa nuova visione dello spazio».
Alessandro Petti, al quale la giuria internazionale della Biennale di architettura 2023 ha conferito il Leone d’oro per il suo lavoro politico e architettonico sulla decolonizzazione in Palestina e in Europa, terrà una lezione proprio sul ruolo che l’architettura gioca nell’organizzazione delle relazioni spaziali e nell’espressione delle ideologie.
I processi ecologici e sociali che investono la città saranno illustrati in vari incontri come quello sulla Corone verde di Roma Est, 1000 ettari di aree scampate all’edificazione nel quadrante più densamente urbanizzato e problematico della capitale mappata e co-progettata da comitati e associazioni del territorio insieme al Laboratorio di Studi Urbani “Territori dell’Abitare” del Dipartimento di Ingegneria DICEA de La Sapienza. Così come gli Stalker racconteranno l’esperienza pluriennale del processo ecologico e sociale generatasi attorno all’emergere del lago Bullicante nell’area dell’Ex-Snia.
Intorno allo spazio urbano e ai corpi che lo abitano si dipanerà un lungo discorso, volto ad analizzare la trasformazione e i conflitti che l’hanno investito, in maniera sempre più accelerata, richiedendo con urgenza visioni alternative rispetto al modello di crescita della modernità.
Come scrive Luca Molinari: «In un tempo di metamorfosi profonda e di interrogativi sui profondi cambiamenti ambientali e sociali siamo chiamati a ripensare a forma di patto spaziale che costruiscono luoghi sostenibili, inclusivi e circolari. La meraviglia è un sentimento collettivo e individuale da cui ripartire, per tornare a guardare al mondo nella sua ricchezza e contraddizioni e a costruire forme diverse di partecipazione e progettazione comune».
Nell’incontro con Gennaro Avallone si ragionerà sulle alternative al pensiero che la società capitalista degli ultimi cinque secoli ha costruito, fondato sulla distinzione fra le forme di vita considerate centrali che possono vivere e quelle considerate ai margini che possono o devono morire.
Una tavola rotonda servirà a far discutere di un’interessante esperienza che ha investito negli ultimi anni Roma: i tanti musei autogestiti, nati soprattutto nelle aree periferiche, che stanno contribuendo alla ridefinizione del concetto stesso di spazio museale. Fra i tanti il Museo a cielo aperto, MURo Museo Urban di Roma, MAAM Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros e M.A.U.Mi Museo di Arte Urbana delle Migrazioni, Museo delle Memorie – Laboratorio di Città Corviale, MAd’O Museo dell’Atto di Ospitalità.
Il bookshop inoltre ogni giorno ospiterà un programma di presentazioni di libri.
Ci aspettano sette giorni intensi durante i quali sarà interessante capire quale futuro è possibile costruire se saremo capaci di ribaltare il nostro modo di guardare il mondo e realizzare un ecosistema urbano plurale, sano, inclusivo e più giusto.
Immagine di copertina da Openverse