approfondimenti

ROMA
A Roma la quarta Conferenza dell’EL*C
L’EL*C – Eurocentralasian Lesbian* Community è una rete lesbica, transfemminista e intersezionale, che ha organizzato la sua quarta Conferenza a Roma nei giorni tra il 23 e il 26 aprile 2025. La Conferenza si chiuderà con la prima Dyke March italiana, seguita da Dykes Rise, after-party ufficiale della marcia, organizzato dal collettivo Safffo. Sono e saranno tre giorni di collettività, elaborazione, visibilità, lotta e celebrazione lesbica!
Dalla marginalità alla visibilità lesbica (inclusiva): si è aperta a Roma la quarta Conferenza internazionale dell’Eurocentralasian Lesbian* Community – EL*C, network transfemminista e intersezionale nato come spazio auto-organizzato e a partire dal riconoscimento di una pluralità di bisogni di rivendicazione condivisi da persone lesbiche in tutta Europa e in Asia centrale. La scelta di adottare l’asterisco ha una specifica valenza, ossia reclamare il valore del lesbismo come identità politica – prima e oltre che orientamento sessuale. Il punto è riappropriarsi e risignificare l’utilizzo del genere femminile, che ha segnato una storia di marginalità ma anche di sorellanza e riconoscimento reciproco. Contemporaneamente, l’identità lesbica rappresenta uno spazio altro anche rispetto al binarismo di genere. Dunque, l’utilizzo dell’asterisco implica sia la rivendicazione di una categoria di marginalità, sia l’inclusione di chiunque non abbia il privilegio di una socializzazione maschile, al di là delle forme del suo corpo e della sua identità. In questo senso ci si riferisce a lesbiche, donne*, donne* bisessuali, donne* queer, persone queer (sia cisgender sia trans), non binarie, intersessuali, che si sentono legate all’identità lesbica e all’attivismo lesbico.
Bringing the lesbian genius to the world!
In generale l’EL*C identifica la sua missione nel Bringing the lesbian genius to the world («diffondere la genialità lesbica nel mondo») e utilizza strategie differenti e varie forme di intervento che spaziano dall’advocacy al networking, fino alla partecipazione a bandi per finanziare progetti. Questi ultimi sono perlopiù rivolti alla crescita della visibilità lesbica, anche attraverso la costruzione di solidarietà e alleanze tra gruppi e movimenti. La traduzione di tale visibilità diventa così uno strumento di risonanza, una risorsa per far prosperare e consolidare le lotte lesbiche per il raggiungimento di una maggiore affermazione nello spazio politico e di una effettiva parità giuridica in vari contesti nazionali e a livello internazionale. Infatti, l’EL*C cerca di valutare i bisogni delle lesbiche in tutta Europa e Asia centrale e affrontare la mancanza di politiche e misure che garantiscano i diritti e il benessere lesbico.
Altri obiettivi della comunità possono riassumersi nella condivisione di desideri, elaborazione di riflessioni e in un’attuazione di pratiche volte a creare e consolidare un movimento e una piattaforma da e per lesbiche e promuovere alleanze significative e sostenibili con i movimenti transfemministi e di giustizia sociale, nonché con altre comunità intersezionali. È in questo senso fondamentale per la comunità arrestare la continua scomparsa degli spazi lesbici e (ri)creare località e aggregazioni sociali diversificate e intergenerazionali.
Tra le finalità dell’EL*C emerge anche la volontà di sviluppare e diffondere una nuova rappresentazione delle soggettività e delle vite lesbiche. Dunque, anzitutto la comunità analizza e pone in evidenza i contributi storici e le conquiste lesbiche nel pensare, costruire e vivere modi alternativi di relazioni sociali e di organizzazione della comunità. A partire da qui, l’EL*C lavora attivamente per creare nuove e diverse narrazioni e denunciare misoginia e lesbofobia nella rappresentazione pubblica delle lesbiche, così come la sessualizzazione, la vittimizzazione, la mercificazione delle vite e la violenza sulle vite lesbiche.
Per fare tutto ciò, in particolare oggi, è necessario opporsi all’ascesa di partiti e gruppi politici di estrema destra, nazionalisti, religiosi e conservatori a livello paneuropeo e globale.
Storia e attualità delle Conferenze EL*C: Vienna, Kyiv, Budapest e Roma
Durante la Conferenza dell’International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans, and Intersex Association (ILGA), tenutasi nel 1980 a Barcellona, si formò l’International Lesbian Information Service (ILIS), organizzazione che mirava a promuovere l’aggregazione e la mobilitazione lesbica internazionale. L’anno successivo, nel corso della Conferenza annuale ILGA di Torino, l’ILIS si oppose alla mancanza di visibilità delle lesbiche e segnalò l’assenza di una riflessione postcoloniale nel movimento. Queste tensioni portarono alla separazione dell’ILIS dall’ILGA e, in seguito, le successive Conferenze ILIS inclusero numerose discussioni sulle relazioni tra razzismo e lesbofobia. Tuttavia, anche l’ILIS mantenne in sé una serie di criticità proprio in termini di adozione di posture eurocentriche e di scarsa inclusività rispetto a donne*, donne* bisessuali, donne* queer, persone queer (sia cisgender sia trans), non binarie, intersessuali vicine all’attivismo lesbico. Le attività dell’ILIS si sono gradualmente interrotte alla fine degli anni Novanta, con la pubblicazione dell’ultimo bollettino nel 1998.
Nel 2016, durante la Conferenza annuale dell’ILGA a Cipro, settanta attivistə lesbiche europee e dell’Asia centrale hanno provato a recuperare e riproporre l’esperienza dell’ILIS ma in una forma nuova e più marcatamente inclusiva e intersezionale. Questa necessità è nata a partire dal riconoscimento di un’urgenza di consolidamento comunitario e di coinvolgimento di soggettività plurali all’interno di un percorso di convergenza e di lotta contro l’oppressione lesbica.
Dunque, l’anno successivo, nel 2017, si è tenuta a Vienna la prima Conferenza EL*C, “Lesbians in Europe: Act, Reflect, Transform, Connect”; la seconda, “Let’s Bring Lesbian Genius to the World!”, è stata nel 2019 a Kyiv; la terza, “Lesbian Resistance”, nel 2022 a Budapest.
La scelta dei luoghi in cui si sono tenute le diverse Conferenze non è stata casuale e ha avuto anche considerevoli implicazioni e sviluppi successivi. In particolare, è stata significativa la Conferenza di Kyiv. Questa occasione ha permesso di rafforzare i rapporti con le compagnə ucrainə e, nel 2022, dopo l’invasione russa, moltə attivistə dell’EL*C si sono organizzatə per trasferirsi sul confine tra Polonia e Ucraina e aiutare lə compagnə a costruire degli shelter (rifugi) per accogliere persone LGBTQIAPK+* che stavano cercando di oltrepassare quel confine. L’intenzione alla base di questa iniziativa mutualistica è stata quella di creare e fornire uno spazio di respiro a chiunque avesse bisogno di capire verso quale altro paese essere orientatə.
Nel 2025 la scelta di tenere la quarta Conferenza “Scissoring against the Patriarchy/ Dykerise against fascism” a Roma risponde al continuo attacco ai diritti delle lesbiche in Italia, culminato nel 2023 con la cancellazione delle madri lesbiche dai certificati di nascita dellə loro figlə. Questa azione discriminatoria ha mobilitato il movimento lesbico italiano, che continua a lottare senza sosta per il riconoscimento e la parità di diritti. Questa Conferenza rappresenta anche una risposta unitaria ai più ampi attacchi governativi contro l’accesso all’aborto, le persone trans* e la più ampia comunità LGBTQIAPK+* in Italia.Per quanto riguarda l’organizzazione e il programma della Conferenza, il 23 aprile si è svolta l’inaugurazione della Conferenza alla Casa Internazionale delle Donne. Tra il 24 e il 26 aprile, dibattitti, discussioni, plenarie e workshop si terranno presso l’Hotel Pineta Palace. A questi eventi potranno partecipare coloro che si sono precedentemente iscrittə alla Conferenza. A conclusione della Conferenza EL*C ci sarà la prima Dyke march italiana.

La Dyke March: tra storia, identità e obiettivi politici
Le Dyke March hanno una loro storia che ha una dimensione globale ed è rilevante ripercorrere. La prima è stata il 24 aprile 1993, alla vigilia della storica Marcia su Washington per i diritti LGBTQIAPK+*, ventimila donne lesbiche si ritrovarono a Dupont Circle. Questa iniziativa fu organizzata dalle Lesbian Avengers, gruppo nato l’anno prima a New York con l’obiettivo dichiarato di combattere l’invisibilità lesbica. Sin dall’inizio, la Dyke March ha rivendicato il suo spazio di affermazione dalla marginalità e il suo carattere antistituzionale, opponendosi chiaramente alla retorica del Pride, che cominciava a piegarsi all’estetica della festa autorizzata e del carro sponsorizzato. Ancora oggi a New York la Dyke March sfila senza chiedere il permesso. Nessuna autorizzazione, nessun dialogo con la polizia, nessun compromesso. Durante la prima marcia, con altissimo e imprevisto numero di partecipantə, si verificarono episodi rimasti impressi nella memoria collettiva lesbica: le Lesbian Avengers, armate di cherosene, eseguirono performance di fire-eating lungo il corteo, sputando fuoco sotto gli occhi di tuttə. Una risposta simbolica all’attentato incendiario che un anno prima, in Oregon, aveva ucciso Hattie Mae Cohens e Brian Mock. Le fiamme furono accompagnate da un grido: «il fuoco non ci consumerà ma lo prendiamo e lo facciamo nostro». Questo passaggio torna anche nel manifesto della Dyke March italiana: «le marce lesbiche esistono per ricordarci ed affermare che le lesbiche sono il granello di sabbia nell’ingranaggio patriarcale. Esistiamo contro l’eteronormatività, contro i ruoli di genere, contro l’idea che una donna* esiste solo se è accompagnata da un uomo cis. Non eravamo previste, ma siamo emerse lo stesso. È da 30 anni, da quando le Lesbian Avengers organizzarono la prima marcia di ventimila lesbiche a Washington DC, che siamo qui per dire che il patriarcato non riuscirà mai a cancellarci, non potrà dividerci e non sarà la nostra fine. Saremo noi la sua».
Dal 1994, dopo New York, la Dyke March si è espansa a San Francisco, Atlanta, Chicago, Boston, Seattle, Los Angeles e un elenco che si allunga di anno in anno. Nel 1996 c’è stata la prima manifestazione in Canada. A Città del Messico, la prima Dyke March si è tenuta il 21 marzo 2003 e l’esperimento messicano ha ispirato altre realtà in America Latina, tra cui Buenos Aires e San Paolo.
In Europa, nel 2012, Londra è stata la prima città a ospitare una Dyke March. Nel 2013 è stato il turno di Berlino seguita negli anni successivi da Amburgo, Colonia, Heidelberg, Oldenburg, Monaco, Francoforte, Hannover. Il 25 aprile 2021, alla vigilia della Giornata di Visibilità Lesbica, circa 10.000 persone hanno attraversato Parigi in quella che è stata riconosciuta come la prima Dyke March francese. Oggi, finalmente, anche noi in Italia rivendicheremo questo spaziopoiché, tornando al manifesto italiano, abbiamo bisogno di «riprenderci il potere dei nostri amori, delle nostre visioni, della nostra rabbia, delle nostre intelligenze, della nostra storia e delle nostre radici» e «non possiamo sottovalutare le politiche di estrema destra della presidenza Trump, le discriminazioni contro le persone trans, gli attacchi alla società civile pro-diritti, gli arresti e la lesbofobia di stato contro le associazioni e le attiviste in Europa dell’Est e in Asia Centrale. Il governo degli Stati Uniti sta violando i diritti fondamentali nel peggior modo possibile, causando una reazione a cascata in tutto il mondo; l’Italia non è da meno. L’Europa, divisa e ambigua, si sta arrendendo e intende ritirare la direttiva contro le discriminazioni e l’eguaglianza di trattamento. La nostra Dyke March guarda a ciò che succede in Italia, in Europa e nel mondo e rivendica che la nostra identità lesbica non può prescindere dai luoghi, dalle culture e dalle politiche in cui si sono svolte le nostre storie di lotta».
Dyke March e Dykes Rise: un giorno di lotta e uno spazio di celebrazione a Roma!
A causa dei funerali papali era emerso il rischio di annullare la Dyke March o posticipare la manifestazione ma, citando il nuovo (ironico e significativo) comunicato, «le lesbiche hanno fatto il miracolo e la Dyke March si farà nonostante tutto nella stessa giornata»! Tuttavia, è stato necessario cambiare parte dell’organizzazione dell’evento, che sarà probabilmente statico e si terrà a largo Agosta, con concentramento alle 16:00. Qui è possibile trovare segnalate le nuove indicazioni assieme ai prossimi aggiornamenti ed eventuali variazioni.
È comunque da sottolineare la problematicità relativa alla necessità di riorganizzazione, che porta a mettere a tema (e in discussione) le priorità politiche italiane e, dunque, la ancora maggiore importanza di riuscire a portare una Dyke March in questo paese e la potenza lesbica nel riuscire comunque a farlo. Rispetto a ciò è importante citare un passaggio del manifesto della Dyke March italiana, che si dichiara espressamente anticlericale e NO-VAT, oltre che antifascista, antirazzista, anticolonialista, antimilitarista, solidale con il popolo palestinese, per la giustizia climatica, antispecista e anti-abilista: «La prima Dyke March italiana è anticlericale. A unire le lesbiche d’Italia, d’Europa e del mondo che nell’anno del giubileo marceranno insieme a Roma, sede della capitale dello stato del Vaticano, è la convinzione che tutte le persone – al di là del loro credo religioso – abbiano il diritto di vivere in uno stato laico che le tuteli garantendo loro uguali diritti. In uno stato laico, chi rappresenta le istituzioni deve agire nel rispetto dei valori sanciti dalla Costituzione e nell’interesse di tutta la comunità e non seguendo le proprie convinzioni morali dettate da credenze religiose. La laicità è il fondamento della democrazia, un anticorpo contro il virus del fascismo, una diga resistente alla straripante deriva antidemocratica, illiberale, reazionaria dei governi di estrema destra, sostenuti dai movimenti anti-gender, antiabortisti e contrari all’educazione sessuale nelle scuole. L’Italia, come sempre, fa scuola, trasformandosi sempre di più in uno stato confessionale e moralista. Partiti come Fratelli d’Italia e la Lega, nonché la stessa premier Meloni, hanno usato la retorica anti-gender per radicalizzare la loro proposta politica. Non è un caso che si siano moltiplicate le crociate contro le donne* che scelgono di abortire e contro le persone LGBTQIAK+* e i loro percorsi di autodeterminazione. La lotta alla fantomatica “ideologia gender” è diventata il collante che ha permesso la saldatura di soggetti che pur non avendo obiettivi comuni sono riusciti a fare fronte comune. Lo scopo è generare allarmismo verso il futuro instillando panico sociale nei confronti di pericoli immaginari, senza affrontare i problemi reali. Per smascherare le fake news e le manipolazioni di questi movimenti, rivendichiamo una presa di parola collettiva durante il giubileo, e la costruzione di reti e alleanze con i movimenti per i diritti umani, per organizzare mobilitazioni e iniziative in grado di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di difendere la laicità dello stato».
La Dyke March, momento di presa di spazio pubblico e lotta radicale collettiva, sarà seguita da una festa per celebrare la comunità con una notte di danza, erotismo e cura queer. L’evento si terrà presso l’Alibi Club e sarà organizzato da Safffo, una collettiva artistica formatasi a Roma con l’obiettivo di dare uno spazio all’espressione queer e FLINTA* (donne, lesbiche, intersex, non-binary, trans e agender) indipendente. Gli eventi Safffo rispondono alla necessità di creare spazi in cui i corpi che non corrispondono necessariamente alla concezione cis-eteronormativa trovano casa. Le proposte artistiche e le policy di sicurezza della collettiva porgono l’attenzione alla creazione di spazi più sicuri e consensuali, alla libertà di espressione e all’assenza di giudizio. Gli eventi Safffo non escludono e non nascono dall’opposizione verso qualcosa, ma dalla voglia di condivisione e unione, attraverso l’espressione artistica, dove le regole della normatività etero-cis vengono sfidate e sovvertite a ritmo di festa. Dunque, anche la festa Dykes Rise, pur essendo rivolta esplicitamente a persone queer e FLINTA*, accoglierà alleatə, purché con una premessa di conoscenza e condivisione delle regole di cura della comunità. Oggi, più che mai, è il momento di lottare, ballare, celebrare, liberarci insieme, verso nuovi orizzonti di desiderio che sembrano lontani, ma che sono nel nostro raggio del possibile, perché questo spazio possiamo rivendicarlo e costruirlo noi.
Foto di copertina, Pride Roma 2021, Dinamopress
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