ITALIA

A Coltano in corteo contro la base una convergenza contro la guerra

Nelle campagne pisane, il 2 giugno quindicimila persone hanno manifestato contro la costruzione della nuova base militare che dovrebbe essere realizzata, entro il 2024, nel territorio di Coltano. E dall’assemblea del giorno seguente, si aprono nuove alleanze e traiettorie di lotta

Il corteo, aperto dal movimento “No Base – Nè a Coltano Nè altrove” ha visto una partecipazione molto ampia, con rappresentanze provenienti dai quattro angoli della penisola. Venerdì 3 giugno, si sono date appuntamento le varie anime che costituiscono il movimento No Base per discutere delle prossime tappe della mobilitazione. All’assemblea hanno partecipato anche altre realtà provenienti dal resto del paese, che hanno raccontato come vengono portate avanti le lotte ambientali e sociali nei loro territori.

Sotto un sole cocente, migliaia di persone hanno attraversato i campi intorno a Coltano per rispondere alla chiamata lanciata dal movimento No Base. La moltitudinaria manifestazione che si è riversata negli sterrati di campagna ha lanciato un segnale forte e determinato: la base militare non si deve fare, né qui, né in qualsiasi altro luogo. La realizzazione dell’infrastruttura bellica era nell’aria dal 2019, anno in cui la Camera dei Deputati ha impegnato il governo di valutare la costruzione di una base militare vicino a Camp Derby, per ricollocare il Gruppo d’intervento speciale del reggimento paracadutisti “Tuscania” e il Reparto Cinofili.

Il corteo, aperto da un trattore che trainava il rimorchio con l’impianto audio, ha percorso il perimetro intorno a cui dovrebbe essere realizzata la base militare. Un percorso di 7km che ha attraversato una campagna viva, costellata da pascoli  e campi coltivati. Mentre il serpentone di persone sfilava tra gli sterrati, un airone volava pigro in lontananza. Un segno di quanto un territorio che per le istituzioni viene considerato come improduttivo, e quindi morto, sia in realtà un luogo di vita per tanti ecosistemi.

Alla mobilitazione hanno risposto lotte ambientali e antimilitariste emblematiche, come i movimenti No Tav, No Muos e i comitati sardi A Foras, che si battono contro i poligoni di tiro sul loro territorio. Ma durante la manifestazione è stata forte anche la presenza del movimento femminista di Non una di meno che ha partecipato con un suo spezzone.

Le femministe hanno evidenziato la logica patriarcale che muove la macchina bellica e vede i territori e i copri come terreni di conquista. Anche le lotte ambientaliste hanno realizzato  un loro spezzone, aderendo alla chiamata lanciata dalla Rete ecologista toscana.

La composizione era colorata e festante ma le esperienze presenti, come per esempio quella della Laboratoria ecologista Berta Caceres di Roma, erano significative del protagonismo che stanno giocando in questo momento i movimenti che si battono contro il cambiamento climatico. Ma erano in piazza anche i sindacati di base e le vertenze lavorative, tra cui la “testuggine” della Gkn. In una immagine, il corteo è stato un nastro colorato che ha circondato un fazzoletto di terra dove si vuole gettare una colata di cemento destinata a produrre morte.

Venerdì 3 giugno il movimento No Base si è dato appuntamento al circolo Arci di Coltano, per una assemblea che ha coinvolto anche varie realtà nazionali legate alle lotte territoriali che hanno partecipato alla manifestazione, dalla Val Susa alla Sicilia, passando dalla Sardegna e dalle metropoli romana e bolognese.

L’assemblea ha affrontato due questioni fondamentali: la prima legata al proseguimento della lotta contro la costruzione della base, mentre la seconda riguardante le alleanza e le reti con cui questa vertenza deve intrecciarsi nel prossimo futuro.

Infatti, il movimento vuole costituire un presidio permanente sul territorio coltanese, nell’intento di monitorare l’evoluzione del progetto, che, sulla carta, dovrebbe realizzarsi entro i prossimi due anni.

“Sulla costruzione di questa base è stata fatta una vera e propria operazione di greenwashing”, dichiara Paola Imperatore, del collettivo Ecologia politica Pisa. “La base vuole essere una caserma a impatto zero e aderiscie al progetto Caserme Green, ma nessuna infrastruttura militare può essere sostenibile. Una volta costruita, la base di Coltano avrà l’obiettivo di realizzare operazioni militari, responsabili sia di enormi emissioni di gas climalteranti, che del degrado dei territori trasformati in teatri di guerra. Inoltre, la logica bellica usa le alterazioni  derivanti dai cambiamenti climatici in maniera funzionale ai propri obiettivi”.

Oltre a costruire una presenza sul territorio, il movimento vuole dare una risposta di sviluppo alternativa alla base militare. Le varie anime del movimento hanno quindi intenzione di rivedersi già il prossimo 8 giugno a Pisa per contestare la riunione istituzionale che deciderà sulle sorti della costruzione della base.

Ma sarà importante tessere relazioni con gli altri appuntamenti che si daranno nel resto d’Italia durante l’estate. Dal campeggio Carsica che si terrà dal 14 al 17 luglio nelle Alpi Apuane, organizzato dal collettivo Athamanta, al Social Climate Camp che si svolgerà a Torino dal 25 al 29 luglio; ma anche il campeggio No Muos a Niscemi dal 5 al 7 agosto. Dall’assemblea è emersa anche la necessità di guardare al prossimo autunno e alle conseguenze che il clima di guerra farà ricadere sul costo della vita e sulla salvaguardia dei territori.

Immagine di copertina di Andrea Tedone

Gallerie di foto nell’articolo di Sabrina Aidi e Andrea Tedone