ROMA

Attacco fascista al Mamiani occupato. «Immediata la reazione studentesca»

Lo storico liceo romano in mobilitazione subisce un attacco fascista serale, gli studenti reagiscono e lo difendono. L’occupazione, dicono, ci ha fatto riscoprire la socialità a scuola

Dopo il Kant, l’Albertelli e il Socrate, mercoledì 10 febbraio è stato il Liceo Mamiani, storico istituto romano del quartiere Prati, a unirsi all’ondata di occupazioni di scuole secondarie in varie parti del paese, per mantenere in atto una protesta fino alla giornata di sabato.

Gli obbiettivi delle mobilitazioni sono comuni, nel comunicato all’inizio dell’occupazione gli studenti e le studentesse dichiaravano: «La pandemia ha estremizzato e rivelato le contraddizioni di un sistema e di una scuola in crisi da tempo. Una scuola martoriata dai tagli dei fondi e da riforme deleterie, si è rivelata incapace di sostenere una tale emergenza».

E proseguivano: «Manifestiamo affinché il ritorno in sicurezza sia il punto di partenza per riformulare tutte e tutti insieme la nostra idea di scuola. Una scuola che non sia mero nozionismo, che non sia solo un voto, una lezione frontale, ma una scuola che sia formazione di una persona, di un’identità, che sia confronto, dialogo, creazione di un nuovo sapere. Il modello attuale non ci rappresenta e tutti insieme dobbiamo radicalmente reinventarlo nei suoi spazi, nei suoi tempi, nei suoi valori e contenuti.»

Abbiamo raggiunto e intervistato Alberto, del collettivo del Liceo Mamiani.

 

Quali sono le ragioni che hanno spinto la vostra protesta a prendere la forma dell’occupazione?

Da tempo assieme ad altre scuole portiamo avanti proteste per lo stato di abbandono che vivono le istituzioni scolastiche. La settimana scorsa ci trovavamo in una situazione particolare, in assenza di un governo, volevamo esprimere una forte critica a quello passato e lanciare un segnale forte a quello che stata nascendo. La nostra critica più grave verte sui trasporti, per l’assenza di investimenti efficaci per permettere a tutti e tutte di arrivare a scuola in sicurezza.

Ricordiamo poi che a Roma vi sono moltissimi spazi di proprietà pubblico in abbandono o disuso e potrebbero essere riutilizzati per permettere di continuare gli studi in sicurezza e in presenza a tutti gli studenti e le studentesse. Ci sarebbe stato tutto il tempo per organizzare qualcosa di simile se avessero voluto. Infine chiediamo che istituzioni ci ascoltino, tutto è stato organizzato a tavolino senza considerare le nostre necessità e bisogni. L’occupazione è nata da una volontà di dare un segnale più forte vista la mancanza di ascolto.

 

Avete ricevuto ascolto in questi giorni e quale è stata la reazione del personale scolastico?

Abbiamo purtroppo vissuto una opposizione molto dura da parte di preside e corpo docente, come non si vedeva da molto tempo. Abbiamo più volte specificato che fosse necessaria un’unione da parte di tutte le componenti della scuola nelle richieste da fare, ci è sembrato assurdo ricevere una risposta contraria. Addirittura un professore ha stracciato alcuni degli striscioni appesi fuori dalla scuola e in generale abbiamo incontrato forte ostilità.

Quali sono stati gli aspetti più positivi di questa protesta?

Fare corsi nuovi, affrontare tematiche importanti come l’economia, organizzare la didattica in modo differente è stato molto positivo abbiamo avuto riscontri ottimi. Infine in quest’ultimo anno e mezzo la socialità ci è mancata tantissimo, finalmente abbiamo visto persone che tornavano a sorridere e avevano il piacere di stare assieme, questo ovviamente è avvenuto con tutte le precauzioni, con il tampone fatto per tutti, e la misurazione della febbre all’ingresso. Stare assieme in sicurezza è ancora possibile, dimostrarlo è stato un ottimo risultato.

 

Immagine di Carlo Dani da commons.wikimedia.org

 

Avete ricevuto ostilità anche da parte delle forze dell’ordine?

La polizia è arrivata il primo giorno e ha subito identificato il gruppo che era delegato a fare le trattative, ci hanno subito chiesto di andarcene e ci sono state lunghe negoziazioni per rimanere per tre giorni, sia con le forze dell’ordine che con la preside. Non sappiamo quali saranno le conseguenze, in generale non è stato facile ottenere questi giorni.

 

Venerdì sera, 12 febbraio, avete subito un attacco fascista, ce lo puoi raccontare?

Intorno alle 20.00 ci trovavamo all’interno dell’istituto e stavamo svolgendo le nostre attività. Un ragazzo della scuola ha citofonato per entrare, dietro di lui vi era un gruppo di persone mascherate, con caschi e passamontagna, lo hanno spinto a terra e ne hanno approfittato per fare irruzione.

Erano tutti più grandi di noi, direi adulti. Erano armati, muniti di attrezzi quali coltelli, mazze chiodate, martelli e punteruoli. Erano chiaramente fascisti per i gesti e per aver inneggiato al duce. Hanno lanciato una bomba carta dall’interno del cortile rivolta all’edificio e hanno aggredito con le mazze chi stava all’ingresso.

Per fortuna c’è stata una nostra reazione immediata, siamo usciti tutti e li abbiamo cacciati, uno di loro era rimasto dentro la scuola ma in poco tempo siamo riusciti a mandare via anche lui. È stato spaventoso, per fortuna però lesioni gravi non ce ne sono state, a parte i ragazzi all’ingresso, che hanno ricevuto bastonate e miracolosamente non si sono tagliati.

Hanno rotto alcuni banchi, hanno stracciato uno striscione. Oltre che fare male e generare paura era chiara la volontà di entrare nella scuola e distruggere tutto quello che capitava sotto mano con un attacco chiaramente premeditato. Erano adulti, si vedeva chiaramente che erano tutti più grandi di noi.

 

Si sono registrati fatti simili recentemente? Vi è la possibilità che siano stati chiamati da qualche studente del liceo a loro affine?

Non credo, erano più grandi di noi, non erano studenti. Inoltre va ricordato che il Mamiani storicamente è un simbolo dell’antifascismo nel mondo studentesco. Ultimamente abbiamo subito piccoli segnali brutti anche se non paragonabili, come scritte più volte cancellate, o avvicinamenti durante alcune manifestazioni, ma mai nulla di questa violenza e di questa portata. C’era un piccolo gruppo di studenti che era contrario all’occupazione ma nessuno di loro è di provenienza fascista e non può essere collegato a quanto accaduto.

 

Immagine di copertina dalla pagina Facebook del Collettivo Autorganizzato Mamiani