NELLE STORIE
4 maggio 1937, Barcellona: esplodono gli scontri nel fronte repubblicano
Nel capoluogo catalano si susseguono sempre più serrati e convulsi gli scontri a fuoco tra le formazioni del PSUC, la sigla che raccoglie i comunisti catalani e le squadre degli asaltos e della guardia civil inviate dal governo di Valencia da un lato; e i miliziani anarchici e soprattutto le columnas del Partit Obrer d’Unificació Marxista, il POUM, che si è collocato alla sinistra dei comunisti “ufficiali” ed entro cui aleggiano anche tendenze trotzkiste, dall’altro.
È esploso in tutta la sua forza il conflitto politico da tempo latente in tutta la Repubblica, ma soprattutto qui in Catalogna, tra il Fronte Popolare e le correnti più radicali del movimento operaio; conflitto che la Generalitat, il governo locale, è riuscito sinora a stento a contenere in nome dell’autonomia che la regione reclama.
Nella mattinata di ieri, le forze governative hanno dato l’assalto alla Telefónica, la centrale dei telefoni controllata dagli anarchici della Confederación Nacional del Trabajo (Cnt) e dal comitato operaio qui insediatosi, come in quasi tutti gli impianti produttivi e le fabbriche di tutta la regione dal luglio dell’anno precedente.
Da Plaza de Catalunya gli scontri si sono estesi a tutta la Rambla e intorno all’Hotel Falcón, dove il Poum ha il suo quartier generale, ma le contrapposte barricate sono ormai sorte in tutta la città, mentre i governativi fanno affluire soprattutto via mare numerose truppe di rinforzo per soffocare quella che ormai dalla propaganda dei comunisti viene definita una sollevazione filofascista dei trotzkisti “agenti di Franco”.
La posta che in maniera sempre più esplicita sta entrando in gioco non solo qui a Barcellona ma in tutta la Repubblica, è quella fondamentale del comando sulla condotta politico-militare della guerra e sull’assetto presente ma anche a guerra finita delle istituzioni economiche e sociali del paese.
Alle spinte egualitarie e collettiviste, in gran parte degli anarchici, che hanno prodotto nella fase iniziale della lotta contro il pronunciamento dei militari in tutta la Spagna, ma soprattutto qui in Catalogna (dove tutto, dalle grandi proprietà terriere alle botteghe dei barbieri è stato collettivizzato) un’ondata rivoluzionaria senza precedenti, si va sostituendo il tentativo, da parte dei comunisti e dei sempre più numerosi esponenti del Comintern qui accorsi, di arrivare a una più normale “democrazia progressiva”, sulla quale però la dirigenza del PCE e soprattutto gli agenti moscoviti abbiano la possibilità di esercitare un controllo ferreo.
È un processo ormai in atto in tutto il sempre meno esteso territorio della Repubblica. La stessa costituzione delle Brigate Internazionali e il loro ruolo nella guerra, che pure tanto hanno contribuito alla salvezza di Madrid, e che su questo conflitto lasceranno comunque l’impronta di un’epopea e di un eroismo senza quasi precedenti, possono essere lette come un tentativo in questo senso.
Lo scontro con il POUM, che pur minoritario ha un ruolo politico-militare non indifferente e un certo prestigio internazionale (tra le sue file milita, per esempio, George Orwell), diventa subito strategico e viene condotto in prima persona da Orlov, il capo-missione della NKVD, la polizia segreta stalinista che agisce in piena autonomia e senza rispondere del suo operato in alcuna sede.
Esauritisi gli scontri di piazza, scatterà un ferocissimo meccanismo di repressione. Verranno per esempio brutalmente assassinati due anarchici italiani, Francesco Barbieri e Camillo Berneri. Quest’ultimo aveva avuto un notevole peso critico nei confronti dei tentativi di “normalizzazione” della società catalana. Numerosissimi gli arresti e le sparizioni di militanti e di miliziani del POUM, che sarà in poco tempo messo fuorilegge.
Nel confronti del suo capo, Andreu Nin, eliminato in segreto e il cui corpo non verrà mai ritrovato, verrà messa in atto una ferocissima campagna di diffamazione che lo indicherò all’opinione pubblica come un mostro al servizio di Franco e del fascismo internazionale. Qualche mese prima, Nin aveva scritto sulla Battala, il giornale del suo partito, che “…i lavoratori hanno sconfitto il fascismo e stanno combattendo per il socialismo…In Catalogna esiste già la dittatura del proletariato…la nostra rivoluzione è più profonda di quella che aveva scosso la Russia nel 1917…”. Mai troppo approfondito dalla storiografia, anche italiana, il ruolo nella vicenda di Palmiro Togliatti, in Spagna per conto del Comintern già da parecchi mesi.
Libri, film, dischi
Classico testo di riferimento sul periodo è ancora l’opera di Hugh Thomas, La Guerra Civile Spagnola, pubblicata da Einaudi nel 1963. Più attuale e più critico, soprattutto sul piano dell’analisi dei crimini di guerra, tanto dei “rossi” quanto dei “neri”, il lavoro di Bartolomé Benassar, La guerra di Spagna, Einaudi 2006. Di grande interesse nel loro complesso i lavori dedicati agli eventi spagnoli di Gabriele Ranzato, che nel 1974 ha anche tradotto e introdotto per Feltrinelli Guerra e rivoluzione in Spagna, 1931-1937 di Andreu Nin.
Tierra y Libertad, di Ken Loach, del 1995, è il film che guarda più da vicino e con occhio militante gli eventi di Barcellona del maggio 1937. Molto bello, a suo tempo, il pur “ortodosso” lungometraggio del 1963 Mourir à Madrid di Frédéric Rossif. Per i nostalgici del tempo trascorso, immancabile la citazione di Per chi suona la campana di Sam Woods del 1943, interpretato da Gary Cooper e da una meravigliosa Ingrid Bergman. Ovviamente tratto dal datatissimo romanzo di Ernest Hemingway.
Fondamentale ancora oggi per tutti la lettura di Omaggio alla Catalogna, di George Orwell, miliziano del POUM e testimone degli eventi.
Ancora bellissima e importantissima la raccolta di canzoni repubblicane pubblicate nel 1961 dalla Smithsonian Folkways Records, Songs of the Spanish Civil War. Molti dei brani contenuti nei due vinili sono comunque reperibili su Youtube.