ROMA
25 anni di storia. Un compleanno speciale per il Csoa La Torre
Un quarto di secolo di occupazione e autogestione di uno spazio, il Csoa La Torre, che negli anni ha conosciuto due postazioni geografiche differenti, conservando la stessa volontà di realizzare il progetto che nel giugno del 1994 spinse un gruppo di ragazzi a occupare quella villa, ormai vuota da tanti anni, di proprietà del comune di Roma
Un quarto di secolo di occupazione e autogestione di uno spazio, il CSOA La Torre, che negli anni ha conosciuto due postazioni geografiche differenti, conservando la stessa volontà di realizzare il progetto che nel giugno del 1994 spinse un gruppo di ragazzi a occupare quella villa, ormai vuota da tanti anni, di proprietà del comune di Roma.
La villa era stata costruita nel 1940 dal gerarca fascista Farinacci nei terreni di sua proprietà a ridosso dell’Aniene. La torre che si innalzava al centro dello stabile ospitava il granaio e il serbatoio idrico. Tutto intorno un parco di 4.500 metri quadri. Era stata espropriata negli anni ’70 dall’amministrazione agli eredi di Farinacci, era diventata una pizzeria e poi lasciata in abbandono per molto tempo. Uno spreco che non si poteva perdonare in quegli anni durante i quali era grande la voglia di creare spazi liberati e autogestiti.
Il 4 giugno del 1994 la Torre di viale Rousseau viene aperta e inizia la storia che dura ancora oggi. Fin dall’inizio non è stato un percorso facile. La zona era di frontiera tra Casal de’ Pazzi-Rebibbia e Talenti, quartiere che all’epoca aveva un certo insediamento neofascista. Molti degli appartamenti intorno al centro sociale, si scoprì qualche anno dopo, erano di proprietà di dipendenti dei servizi segreti e del ministero degli interni. Lo spazio, in poco tempo, fu aggredito più volte – anche con diversi colpi di pistola – e incendiato.
Erano gli anni del primo governo Berlusconi, del primo ministro degli interni leghista (Maroni), dello sdoganamento del Msi, che con Fini aveva sfiorato la vittoria alle amministrative a Roma del 1993. A Milano il primo sindaco leghista (Formentini) aveva dichiarato guerra al Leoncavallo e i centri sociali da tutta Italia avevano risposto con la rivolta del 10 settembre e con l’occupazione del nuovo Leoncavallo. A Roma la giunta Rutelli, eletta anche con i voti della città antifascista, aveva aperto un dialogo con il coordinamento dei centri sociali e al Campidoglio era stata approvata la delibera di iniziativa popolare (26/1994), che consentiva l’assegnazione degli spazi del patrimonio pubblico a fini sociali.
Nel gennaio del 1995 alla Torre arrivò il primo sgombero per ordine della magistratura e il collettivo di occupanti presidiò giorno e notte l’ingresso dell’ex villa Farinacci. A febbraio la ri-occupazione e il 30 giugno un nuovo improvviso sgombero con sequestro dello stabile. Il 4 luglio la rioccupazione avvenne con centinaia di persone, appartenenti a tutto il movimento dei centri sociali. La polizia, arrivata in forze, dopo un primo tentativo di sgombero dovette arretrare difronte alla resistenza degli occupanti. Tre giorni dopo polizia e carabinieri sequestrarono nuovamente il centro sociale, devastandone l’interno.
L’11 luglio lo spazio venne nuovamente occupato dal movimento dei centri sociali. Centinaia di poliziotti e carabinieri, con ruspe e elicotteri assediarono per ore la Torre, dove la resistenza degli occupanti e i blocchi stradali nel quartiere durarono per tutta la giornata. Alla fine il centro sociale fu sgomberato, ma quella resistenza fu un grande segnale di forza e determinazione politica, che aiutò lo sviluppo e la diffusione dei centri sociali negli anni a seguire.
Dopo anni di durissima resistenza e un’altra occupazione di viale Rousseau, gli attivisti ottennero dal comune di Roma l’assegnazione di un nuovo spazio, quello nel quale fino a oggi il progetto del Csoa La Torre è cresciuto.
La villa di Farinacci invece è tornata a essere vuota, inutilizzata per 13 anni. Nel 2008 sono iniziati i lavori di restauro per opera della Soprintendenza ai Beni Culturali che aveva apposto un vincolo allo stabile nel 1996. Da un anno il Dipartimento Patrimonio di Roma Capitale ha consegnato Villa Farinacci, immobile di proprietà comunale, al Municipio IV che ne farà un polo culturale.
Intanto nella nuova sede di via Bertero, un casale all’interno della riserva naturale della valle dell’Aniene, il centro sociale ha realizzato tanti progetti: una trattoria che fornisce pasti a prezzi popolari di cibi sani e biologici, la palestra popolare Corpi Pazzi, un progetto di orticoltura biologica gestito da giovani, corsi e workshop di fotografia, centri estivi per i più giovani e il parco delle energie rinnovabili, con impianti solari.
Per festeggiare i 25 anni di occupazione il Csoa La Torre ha organizzato due week end di iniziative. Si comincia il primo giugno con il teatro di Sgombro Varietà e a seguire una serata di musica. Il giorno seguente si potrà assistere alle esibizioni della Palestra Popolare Corpi Pazzi. La settimana dopo il 7 giugno si potrà seguire un’intervista disegnata con Zero Calcare e in serata il concerto di Cumbia. Si finisce l’8 con la festa Queer Pride Party.
La Torre è parte di quella galassia di spazi sociali cresciuti a Roma negli ultimi trent’anni, come luoghi di opposizione alle regole del mercato e di costruzione di un’altra città che da tre anni è sotto attacco. L’amministrazione rivendica il diritto di mettere a bando le sue proprietà a prezzi di mercato, non riconoscendo il canone sociale strappato anni fa. Questi spazi rappresentano un grande ricchezza per la città non solo per aver recuperato ruderi urbani lasciati in abbandono, ma anche per aver costruito nuove forme di vita quotidiana e per aver dimostrato che un’altra città è possibile, al di fuori della rendita e del profitto. Le minacce di sgomberi che ogni giorno si respirano nell’aria non riusciranno a cancellare anni di lotte, di solidarietà, di arte, di cultura e di felicità.
Che la festa abbia inizio!
In apertura elaborazione da foto di Tano D’Amico, pubblicata su il manifesto del 25 luglio 1995