editoriale

Indagine su un cittadino

Cosa significa per noi l’inchiesta su Roma Fa Schifo

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Quando il Robin Hood della comunicazione che ha scelto di firmarsi Luther Blissett ci ha inviato l’inchiesta su RomaFaSchifo, che avete letto nei giorni scorsi, abbiamo compreso subito di maneggiare un testo dai molti meriti. A qualche giorno di distanza, a mente fredda, possiamo dire che l’indagine sul cittadino al di sopra di ogni sospetto ha colpito nel segno e raggiunto i suoi obiettivi principali.

Ci premeva che emergesse il ruolo del blog RomaFaSchifo e del punto di vista che lo anima con livore compulsivo. È difficile farlo capire a chi della ossessione legalitaria e moralistica ha fatto la sua ragion di vita, ma non è il tema della “corruzione” in senso stretto (“Chi ti paga?”) l’aspetto principale della faccenda. Dal punto di vista di chi ha scelto di fare informazione indipendente, dalla parte dei movimenti dal basso, era importante scardinare il dispositivo RomaFaSchifo, demistificare l’aura di “neutralità” che andava rivendicando. Noi non sappiamo, non possiamo e non ci interessa saperlo, se mister RomaFaSchifo sia in buona o in cattiva fede. Non abbiamo la sfera di cristallo e gli strumenti d’indagine poliziesca per sapere in che misura il suo profilo abbia a che fare col cinismo dell’affarista, attenga all’arrendevolezza del pavido o interroghi l’anamnesi del paranoico. E tuttavia, a prescindere da ogni caricatura dietrologica, dall’inchiesta emerge che RomaFaSchifo racconta questa città scaricando le colpe sui più deboli, puntando l’indice verso fenomeni del tutto secondari e trascurabili, o invertendo le cause con gli effetti. Ignorando le grandi questioni urbanistiche, economiche, sociali e politiche. Facendo finta di non vedere scandali, speculazioni e malfunzioni che stanno dietro la grande opera più costosa della storia repubblicana.

Non ci interessa la “corruzione” in senso stretto, dunque, così come non siamo abituati a prendercela con individui singoli. Ci interessano i meccanismi sociali e non le piccolezze private. Il personaggio che fonda e anima RomaFaSchifo, da questo punto di vista, è metonimicamente “la parte per il tutto”; in questa storia ha il ruolo di evidenziare la leggenda nera politico-culturale che da anni narra questa città in maniera faziosa, strumentale e scorretta, innescando guerre tra poveri e conflitti orizzontali, minimizzando il ruolo delle lotte sociali. L’odio che RomaFaSchifo riversa sui movimenti sociali, sulle occupazioni di case e su chi costruisce cultura, accoglienza e welfare dal basso fa comprendere quanto velenosa e controproducente possa essere la sua narrazione. Qualcuno, pochi invero, in questi giorni ha scritto: “Forse RomaFaSchifo non sarà del tutto libero, ma alcune delle cose che denuncia sono vere”. Non ne abbiamo dubbi, anzi il punto è proprio quello: è vero che questa città conosce elementi di “degrado”, che lo “schifo” dilaga. Ma se alcune verità vengono inanellate dentro la catena di omissioni, rimozioni e carezze alla pancia che Luther Blissett ha esemplificato, si sta procedendo ad un’operazione ideologica e mistificatoria.

Abbiamo sempre pensato, e lo pensiamo con più convinzione nell’era delle reti e del digitale, che fare informazione non significhi spacciare storielle belle e pronte ad uso e consumo del “pubblico”. Al contrario, comunicare e mettere in relazione soggetti diversi vuol dire arricchire la cassetta degli attrezzi che costituisce lo spirito critico di ognuno. Anche per questo motivo l’inchiesta di Luther Blissett su RomaFaSchifo è esemplare: consegna strumenti a chiunque voglia approfondire e mettere a critica il ruolo di un blog che nel giro di poco tempo ha contribuito a costruire l’agenda securitaria di amministratori, politici e grandi giornali. Se l’obiettivo di chi comanda è farlo con maggiore forza, ecco che spunta un sito che costruisce, con tragica efficacia e anche mettendo a valore disagi paradossalmente “genuini”, un simulacro di richiesta “spontanea” di “tolleranza zero”.

Si tratta di un meccanismo la cui rilevanza va oltre la sfera locale: in diversi territori e a proposito di diverse questioni, la società rinsecchita dalla crisi rischia di prendere fuoco. Quando le scintille che incendiano la prateria calano dall’alto invece che dal basso, manipolando la giusta rabbia di chi si è impoverito, nascono fenomeni controproducenti. Perché di una cosa siamo sicuri: chi vive a braccetto coi potenti e cammina nei sentieri già battuti dal potere non ha molta credibilità né autorevolezza nel denunciare qualsivoglia forma di “degrado” o addirittura nel proclamarsi “difensore del bene comune”.

Infine, segnaliamo con forza una delle miserie degli ultimi giorni: sul sito RomaFaSchifo, nella parte riservata ai commenti, sono comparse in forma “anonima” minacce al nostro compagno che ha registrato il dominio di DinamoPress, con tanto di indirizzo. Dallo stesso profilo Twitter di RomaFaSchifo non si è esitato ad indicare la stessa persona come “colpevole” e a diffonderne dati sensibili. È una bassezza che, in anni di media-attivismo e contese (anche aspre) in Rete, non ci era mai capitato di incontrare. Un livello infimo che rivela la debolezza del personaggio che pretende di combattere per il “decoro” ma che, come spesso capita, forse dovrebbe controllare la trave che c’è nel suo occhio prima di dedicare sermoni strombazzanti alle pagliuzze degli altri.

Per quanto ci riguarda, continuiamo il nostro lavoro. Si svolge nella metropoli che conosciamo, spazio di conflitto e condivisione che non prevede torri d’avorio da cui affacciarsi per indicare la vittima di turno. Sapendo di aver contribuito almeno un poco a smascherare l’ipocrita paranoia dei ricchi che si agitano contro la poetica imperfezione dei poveri.