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Dreams on a pillow: il crowdfunding per un videogioco sulla Nakba
Dreams on a Pillow è il tentativo della popolazione palestinese di raccontarsi attraverso i videogiochi mentre l’occupazione israeliana vuole cancellarne presente, futuro e memoria
Dreams on a Pillow è il tentativo della popolazione palestinese di raccontarsi attraverso i videogiochi mentre l’occupazione israeliana vuole cancellarne tanto il presente e il futuro quanto il passato e la sua memoria. Il suo direttore e game designer, Rasheed Abueideh, vive in Cisgiordania, a Nablus, e sta ora cercando finanziamenti attraverso una piattaforma di crowdfunding per realizzare quella che è sinora la sua opera più ambiziosa.
Liyla and the Shadows of War, il videogioco sulla guerra del 2014
Abueideh ha sviluppato con un gruppo di volontariǝ il breve e pluripremiato videogioco gratuito Liyla and the Shadows of War, inizialmente rilasciato su dispositivi mobili Android e iOS nel 2016. Nel 2021, durante l’ennesima campagna di bombardamenti israeliani su Gaza, ne è stata distribuita anche una versione per Windows in occasione dell’Indie Bundle for Palestinian Aid, una raccolta di videogiochi venduti per sostenere l’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della popolazione palestinese. Alla fine furono raccolti quasi 900 mila dollari. In Liyla and the Shadows of War un padre si muove nella Gaza invasa e bombardata da Israele nel 2014, tentando di proteggere la figlia Liyla. Ma Liyla and the Shadows of War è un videogioco che non può essere vinto: rovesciando l’ideologia meritocratica tipica dei prodotti mainstream, qua non importa quanto si giochi con competenza. Non importa neanche che scelte prendiamo, perché sotto occupazione non sono le scelte della popolazione palestinese a contare. Al momento del suo rilascio, siccome ogni situazione di Liyla and the Shadows of War è basata su fatti reali, Apple si rifiutò di catalogarlo come “gioco” nel suo App Store, insistendo che il suo contenuto politico lo rendesse un’app adatta a categorie come “notizie”. La compagnia fece retromarcia dopo le proteste del mondo del videogioco.
Abueideh, che ha studiato come ingegnere informatico, aveva già tentato di realizzare videogiochi prima di Liyla and the Shadows of War, durante quel periodo noto come “rinascimento indie”. “Sono sempre stato appassionato di videogiochi” mi racconta Abueideh durante una videochiamata. “Nel 2007-2010 ci fu questo boom di videogiochi indipendenti permesso da strumenti di sviluppo semplici e dalla distribuzione online. Iniziai a realizzare cose per me stesso, e poi pensai di creare un videogioco commerciale”.
Ma mettere su uno studio di videogiochi commerciali in Palestina si è rivelato impossibile. “I negozi online non riconoscono la Palestina come stato, quindi non c’è neanche come opzione sulle loro piattaforme”, spiega Abueideh, e questo rende difficile ricevere i pagamenti. “Ma non è un problema che riguarda solo il denaro” continua lo sviluppatore. “Manca la possibilità di creare una rete di contatti, manca la possibilità di fare esperienza perché non ti trovi in un ecosistema fatto di compagnie e editori da cui imparare”. I problemi non sono diminuiti dopo l’uscita di Liyla and the Shadows of War, e Abueideh per sostenere la sua famiglia ha aperto un’attività in un settore totalmente diverso (la tostatura di frutta secca). “Non ho il lusso di poter provare e fallire, e ho dovuto occuparmi delle questioni più urgenti” mi dice Abueideh. Ma anche questo lavoro è diventato impossibile con l’intensificarsi degli attacchi delle forze di occupazione israeliane e dei coloni degli insediamenti israeliani illegali contro la popolazione palestinese della Cisgiordania.
Dreams on a Pillow, il videogioco sulla Nakba
Ora Abueideh è al lavoro su un nuovo videogioco, un gioco che sta provando a realizzare dal 2017 e incentrato sulla Nakba, “una storia mai raccontata nei videogiochi” come sottolinea lui stesso. La Nakba è “la catastrofe”, l’esodo nel 1948 di più di 700 mila persone arabe palestinesi, espulse dalla loro terra senza poter farci ritorno nella guerra che segnò la nascita dello stato israeliano dopo la fine del mandato britannico. “Oggi tutto viene ricondotto solo a ciò che è successo il 7 ottobre 2023 e si dimenticano di raccontare ciò che è successo prima” nota Abueideh. “Anzi, non se lo dimenticano: provano a nasconderlo”. Anche per questo progetto ha però incontrato i soliti ostacoli, con editori che hanno paura di pubblicare una storia che racconti il punto di vista palestinese e persino l’impossibilità di appoggiarsi alle più popolari piattaforme di crowdfunding, di finanziamento diffuso, perché (di nuovo) magari non riconoscono l’esistenza di uno stato palestinese. Perciò Abueideh ha deciso di lanciare il crowdfunding del videogioco su LaunchGood, una piattaforma pensata proprio per supportare iniziative nate nelle comunità musulmane.
Dreams on a Pillow è un videogioco “stealth”, cioè incentrato sul muoversi furtivamente evitando i pericoli. È basato su una storia popolare: una donna, Omm, fugge dalla sua città dopo la morte del marito per mano delle forze sioniste pensando di star portando con sé il suo neonato, ma realizza poi di aver afferrato nel panico un cuscino. “Ci sono tante storie popolari della Nakba, ma ho sempre pensato che questa fosse una delle più forti ed è ispirata a una storia vera” spiega Abueideh. “Cosa deve aver vissuto questa donna perché possa aver scambiato un cuscino per suo figlio?” In Dreams on a Pillow Omm, portandosi dietro il suo cuscino, parte da al-Tantura per dirigersi verso nord, in Libano, attraverso i campi di concentramento di Atlit, la caduta di Haifa, Acre/Akka devastata dall’uso del tifo come arma da guerra da parte di Israele (i batteri vennero versati negli acquedotti)… Quando Omm tiene il cuscino in braccio le sue azioni sono limitate, quando lo lascia può muoversi e agire più liberamente, ma il mondo intorno a lei viene invaso da incubi, reali e immaginari. “Non pensiamo a un gioco solo per persone esperte di videogiochi, ma vogliamo arrivare anche a loro” aggiunge Abueideh.
Raccontare la Palestina con i videogiochi
Quando Omm riposa durante il viaggio, rivede nei sogni la Palestina della sua infanzia, prima della violenza e dell’occupazione sionista. “Tutta l’ideaologia sionista è costruita sulla bugia di ‘una terra che non ha un popolo per un popolo che non ha una terra’” mi dice lo sviluppatore. “Quindi volevamo mostrare quanto fosse ricca di persone, di vita e di cultura la Palestina prima del 1948”. Mi ricorda quello che il poeta palestinese Mosab Abu Toha (Forest of Noise, Knopf, 2024) ha dichiarato a The New York Times: “Per me, è importante la storia della perdita, ma ugualmente importante è cosa stesse accadendo prima che tutto fosse perduto”.
L’obiettivo della campagna di crowdfunding di Dreams on a Pillow è di 194800 dollari, con cui verrà creato un primo prototipo del gioco, che in tutto dovrebbe costare circa 495 mila dollari. La speranza è di poter ottenere ulteriori finanziamenti quando ci sarà un prototipo funzionante da mostrare. Oppure di riuscire a raccogliere la cifra intera già durante il crowdfunding. Per Dreams on a Pillow, ad Abueideh si è unita una squadra di professionistǝ e volontariǝ tra cui segnalo almeno Rami Ismail, sviluppatore indipendente neerlandese-egiziano noto per il suo lavoro di promozione dell’imprenditoria videoludica nei sud globali. Lo sviluppo dovrebbe durare un paio di anni, ed è già stato definito come proseguire il progetto nel caso che Abueideh venga arrestato, ferito o ucciso dall’occupazione israeliana. Perché se sviluppi un videogioco in Palestina a queste cose devi pensarci.
Trovate la campagna di crowdfunding di Dreams on a Pillow su launchgood.com/1948. Terminerà il 13 gennaio 2025.
Immagine di copertina: Concept art di Dreams on a Pillow, Fair Use
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