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ITALIA
Migranti, la nuova offensiva del governo
Il governo in carica continua ad apportare modifiche alla legislazione sull’immigrazione, erodendo via via tutele consolidate, a scapito delle persone migranti e di tutto il sistema democratico. Su questo iperattivismo normativo, abbiamo intervistato Salvatore Fachile, avvocato dell’ASGI
Negli ultimi due anni, il governo in carica ha modificato la legislazione in materia di immigrazione ben 16 volte. Questo iperattivismo legislativo ha quasi sempre peggiorato il quadro normativo esistente, accelerando la riduzione delle tutele consolidate. Non si tratta solo di un attacco ai diritti di migranti e rifugiati: in gioco c’è la qualità della nostra democrazia.
Ora siamo di fronte a un diciassettesimo intervento normativo. La maggioranza ha presentato emendamenti al cosiddetto “decreto flussi” (D.L. n. 145/2024), attualmente in fase di conversione. Il voto è atteso per il 25 novembre. Le proposte contengono elementi ambivalenti: da un lato, alcuni interventi appaiono ideologici e peggiorativi; dall’altro, emergono anche contraddizioni significative.
Ne abbiamo parlato con Salvatore Fachile, avvocato dell’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione).
Negli ultimi due anni, il governo ha prodotto 16 interventi normativi in materia di politiche migratorie. Come valuti questa intensa attività dal punto di vista giuridico e politico?
Modificare continuamente il quadro normativo di un settore così delicato ha diverse implicazioni. Tra queste, credo sia fondamentale sottolineare il suo impatto sull’effettività dei diritti delle persone coinvolte.
Cambiare di continuo le regole significa rendere difficoltoso, se non impossibile, per chi subisce le norme far valere le proprie ragioni. È come se il governo stesse cercando di dominare il campo, eliminando qualsiasi possibilità di contrapposizione, ossia il normale svolgimento della dialettica democratica.
Non dobbiamo però cadere nell’errore di considerare ogni intervento come il più punitivo di sempre per la libera circolazione delle persone migranti. Questo governo si muove all’interno di un solco già tracciato dalla Commissione Europea e seguito, senza eccezioni, anche dai precedenti governi di centrosinistra, che hanno compiuto atti di portata storica come il Memorandum con la Libia. Ciò che distingue l’attuale esecutivo è l’uso di tecniche legislative estremamente disinvolte, che sembrano ignorare le garanzie fondamentali del metodo democratico.
Puoi farci una panoramica sul contenuto degli emendamenti proposti dalla maggioranza parlamentare?
Gli interventi principali sono già contenuti nel Decreto Legge 145/05, approvato a ottobre e in attesa di conversione entro il 10 dicembre. Tuttavia, limitandoci agli emendamenti proposti durante la fase di approvazione di questo decreto, i più rilevanti sono due. Il primo propone di trasferire la competenza relativa alla convalida del trattenimento (detenzione amministrativa) dalla sezione civile del Tribunale di primo grado alla Corte d’appello. Tale convalida si inserisce nella procedura di frontiera, una modalità sommaria di esame delle domande di asilo che il governo tenta, da oltre un anno senza successo, di applicare alle frontiere italiane (come Catania e Palermo) e in Albania.
Il secondo emendamento prevede la secretazione delle operazioni di finanziamento e fornitura di equipaggiamenti para-militari (ad esempio, motovedette italiane) destinati ai paesi che bloccano i migranti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, principalmente Libia e Tunisia.
Il trasferimento della competenza sulle convalide dei trattenimenti alle Corti d’Appello è una delle proposte più controverse. Quali rischi comporta questa scelta?
Non è facile prevedere se le Corti d’Appello interpreteranno le norme in modo uniforme. Tuttavia, ciò che colpisce maggiormente è il messaggio implicito del governo: la dimostrazione di poter cambiare le regole del gioco, di qualsiasi gioco, in qualsiasi momento, fino a ridefinire persino i contorni dell’avversario.
La proposta di secretare le informazioni sugli accordi con paesi come Libia e Tunisia ha suscitato dure critiche. Perché è fondamentale garantire trasparenza su questi temi?
È una proposta irrazionale, che sembra finalizzata a obiettivi del tutto estranei al buon andamento della pubblica amministrazione. Una misura di questo tipo è, di fatto, in contrasto con i principi costituzionali.
Questo governo, pur con contenuti discutibili, sta dimostrando audacia nel rompere schemi e ribaltare equilibri consolidati. Ritieni che chiedere semplicemente il rispetto dei diritti possa apparire una posizione conservatrice e difensiva? Pensi sia possibile ribaltare l’approccio normativo del governo con alternative radicali ma di segno opposto? Da quali proposte partiresti?
Domanda complessa, che va oltre le mie competenze specifiche. In generale, però, credo che la democrazia sia un confronto che può funzionare solo se le parti si affrontano sullo stesso livello. Oggi, però, è evidente che il tono e la portata degli interventi in materia di politiche migratorie si sono alzati moltissimo, sia da parte dei governi nazionali sia della Commissione Europea. Sembra quasi che stiano giocando da soli, ignorando ogni possibilità di contraddittorio reale.
Immagine di copertina: Michele Lapini
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