ROMA

Daniele Napolitano

Il cemento del nuovo stadio si abbatte su Roma in fiamme

Il 24 luglio 2024, in Campidoglio, il sindaco Gualtieri e la dirigenza della A.S. Roma hanno presentato il progetto per il nuovo stadio, che sorgerà sull’ area di Pietralata. Mentre società e Comune esprimono il loro entusiasmo, comitati di quartiere e cittadini si oppongono per ragioni legate all’impatto ambientale della grande opera. Insieme a Fabiana, allontanata dalla propria casa perché sorgeva nell’area interessata, raccontiamo le criticità di questa grande opera

«Sarà monumentale e green. Sarà uno stadio di categoria top, uno degli stadi più belli del mondo con alcune caratteristiche che faranno felici i tifosi, a partire dalla più grande Curva Sud esistente. Abbiamo apprezzato il fatto che il progetto sia unico e sia stato molto pensato alle caratteristiche di Roma, della sua storia e quindi uno stadio che si integra con le caratteristiche monumentali e storiche della città».

Così il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, si esprime in merito alla questione stadio, il 24 luglio scorso in Campidoglio con il vicepresidente della Roma Ryan Friedkin e la ex Ceo Lina Souloukouhanno, a margine di una riunione che sembra dare un’accelerata ai lavori sull’area di Pietralata e nella presentazione del progetto definitivo dello stadio della squadra capitolina. «I lavori stanno andando avanti a pieno regime: la Roma sta realizzando i carotaggi e i sondaggi necessari. Sono fiducioso».

Secondo “Qui finanza” il nuovo stadio della Roma ha dei costi stimati di 528,39 milioni di euro che verranno sostenuti totalmente dai Friedkin, così divisi: 262,2 milioni di euro per la costruzione dell’impianto sportivo vero e proprio, 81 per l’area parcheggio, 17 per le altre opere urbanistiche e infrastrutturali correlate al nuovo impianto, 128 come fondo di garanzia per eventuali spese sorte in corso d’opera e 40 per gli oneri di concessione al Comune di Roma.

La società dichiara nel comunicato di presentazione dell’appuntamento: «Questo incontro segna un passo significativo nella realizzazione di un impianto che non solo sarà il più innovativo e visionario d’Europa, ma rappresenterà anche un simbolo del nostro impegno verso la squadra, i tifosi e la città, anche in vista dell’importante anniversario nel 2027».

Così dopo anni di dibattiti, discussioni, progetti saltati, sembra che il nuovo stadio della Roma possa vedere la luce. Dietro a tanto entusiasmo per un’opera che ha un valore simbolico enorme per la città, si nasconde l’impatto urbanistico e ambientale altrettanto importante.

Ed è qui che nascono le criticità, che raccontiamo con la storia di Fabiana Ciciriello, biologa, che in quella zona viveva fino a pochi giorni fa, quando i vigili sono passati per notificarle lo sfratto. Con lei e con i diversi comitati di cittadini che da mesi si oppongono, proviamo a fare il punto sulle criticità. Abbiamo incontrato membri del  “Comitato Stadio Pietralata No Grazie” e “Sì Parco, No Stadio” pochi giorni fa e con loro abbiamo visitato il parco di Pietralata, dove dovrà sorgere il nuovo stadio.

Fabiana Ciciriello ha sempre vissuto a via degli Aromi, in una delle aree dove dovrà sorgere lo stadio, fino al 7 agosto scorso, quando ha dovuto abbandonare la propria casa. Il terreno fu dato al bisnonno nel 1919, per «il coraggio che lui e altri ebbero nella prima guerra mondiale come reduci di guerra» con l’obiettivo di migliorarlo e viverci. «Uno spazio verde dove si coltivava, che dagli anni ’90 hanno iniziato a cementificare e che oggi è l’unico spazio verde della zona rimasto. Un atto quello da parte del Comune, che chiedeva i terreni a fronte di uno sfratto coatto, che ci ha intimorito e preoccupato», ci racconta Fabiana.

Così lei e altre quattro famiglie rimangono senza casa; come scrive Simona Tocci, presidentessa del circolo Arci di Pietralata e aderente al comitato NO STADIO, SI’ PARCO, SI’ OSPEDALE:  «L’atto perpetrato dal Comune di Roma nei confronti degli abitanti di via degli Aromi è stata la prova certa che in questa città non esiste più lo stato di diritto, che i cittadini sono considerati semplice carne sacrificabile e che gli interessi della comunità sono carta straccia. Dico questo perché lo sgombero avvenuto ieri ha palesemente messo in chiaro che gli interessi da tutelare sono solo quelli privati guidati del dio denaro e poco importa se lo stadio distrugge un bosco, se mette in mezzo alla strada oggi quattro famiglie e domani venti, se la qualità della vita del quartiere, già pessima, scenderà in picchiata oltre la soglia limite. Il tutto applaudito da una tifoseria a cui nessuno dà colpa, vittime anche loro di una narrazione sbagliata».

Una narrazione, quella del Comune di Roma e della società di calcio, che non cita i tanti problemi esistenti e che abbiamo provato a ricostruire con Fabiana e con i comitati Comitato Stadio Pietralata No Grazie e Sì Parco, No Stadio che ci accompagnano durante il sopralluogo.

Innanzitutto c’è una questione legata alla tutela del verde pubblico e al consumo di suolo, secondo uno Studio di fattibilità dell’A.S.Roma lo stadio sarà «un vero e proprio polmone verde per l’intera città di Roma, in stretta connessione al sistema del trasporto pubblico e a vocazione principalmente pedonale e ciclabile».

Intanto va precisato che quando parliamo di verde pubblico non intendiamo solo uno spazio dove gli abitanti possono passare del tempo libero, ma anche una compensazione ambientale per l’inquinamento atmosferico, l’impermeabilizzazione del suolo, la mitigazione delle temperature. E qui nascono le prime preoccupazioni. Come cita uno studio di “Carte in regola”: «Nonostante il frequente richiamo al “verde” nella Relazione tecnico-illustrativa del Piano di fattibilità del 3 ottobre 2022 e negli aggiornamenti del 22 novembre 2022, di verde ce n’è ben poco, a partire dalla mancanza di descrizioni dettagliate che consentano di comprendere il progetto di sistemazione delle due grandi aree verdi: il Parco dello Stadio, un’area di 110.000 mq all’interno della quale sorgerà l’impianto sportivo, e una zona più piccola di 42.000 mq, il Parco Centrale. Infatti nonostante i numerosi rendering che illustrano i vari ambienti dei due “parchi” e i ripetuti generici proponimenti, nella Relazione tecnico illustrativa le informazioni sulla distribuzione delle superfici effettivamente a verde sono assai scarse, anche rispetto alla quantità e alla tipologia delle alberature previste».

Mentre attraversiamo il parco, in città fanno circa 40 gradi e come ci ricorda Fabiana: «Il verde è visto come qualcosa da abbandonare finché non c’è un progetto di cementificazione. Qui a qualsiasi ora del giorno la temperatura è fresca, la qualità dell’aria é migliore, è un modo di vivere diverso».

Si legge poi  nel rapporto presentato dai comitati: «Il progetto dello stadio di fatto andrebbe a impattare in maniera devastante sia dal punto di vista ecologico, che dal punto di vista della qualità della vita dei cittadini della zona. In primo luogo, la sottrazione di spazi verdi pubblici destinati alla cittadinanza. L’area verde di 14 ettari, sulla quale dovrebbe sorgere lo stadio, da PRG vigente del 2008 è destinata a diventare un parco pubblico aperto a tutti i cittadini, compreso tra via dei Monti di Pietralata e via dei Monti Tiburtini (previsto dal 2001, area verde attrezzata pubblica negli elaborati del 2013 Contratto di Valorizzazione Urbana – Piano Nazionale per le Città) e sono il risultato di una battaglia portata avanti dai cittadini negli anni ‘90, che ha portato alla sottoscrizione di un “patto tra la cittadinanza” e le passate amministrazioni, per preservare questa grande area verde. La realizzazione effettiva del Parco di Pietralata, che i cittadini attendono da più di 20 anni, potrebbe essere la vera “ricucitura” di questo quartiere, che, se si presenta in stato di degrado e abbandono, lo deve al susseguirsi di amministrazioni comunali che non sono state in grado di portare a termine ciò che è invece era previsto. La zona a oggi appare ancora totalmente naturale, con la presenza di alberi ad alto fusto e ulivi secolari, vegetazione protetta anche dal Regolamento del Verde dello stesso Comune di Roma. Il Parco di Pietralata, che darebbe ampio respiro a un territorio già pesantemente urbanizzato e cementificato verrebbe tolto alla collettività e questo appare come un danno evidente, anche in considerazione che il IV Municipio è tra i più inquinati di Roma e un parco di 14 ettari, tutelato e valorizzato, aiuterebbe a rendere più vivibile il nostro quadrante e sarebbe un argine all’eccessivo consumo di suolo pubblico che è nei fatti nelle intenzioni programmatiche dell’azione amministrativa e che più volte è stato riportato come grave problema da arginare. La decisione, presa all’epoca, di concerto con cittadini, associazioni, parte politica, era quella di tutelare questo spazio verde, ampliarlo e renderlo fruibile a tutti i cittadini e trasformarlo in un parco pubblico a tutti gli effetti. Ora è stata cancellata con un “colpo di spugna”, accettando di prendere in considerazione una proposta progettuale che di fatto la elimina totalmente per sostituirla con nuove e frammentate aree con piccole alberature che mai potranno sostituire quella esistente che di fatto è attualmente un luogo naturale, rifugio di numerose specie selvatiche.

Inoltre aumenterebbe il fenomeno di hotspot, ossia di punto caldo, dovuto alla cementificazione che contribuirebbe a un drastico innalzamento delle temperature in area dove già la situazione è critica proprio a causa dell’eccessivo consumo di suolo pubblico (dallo studio CNR l’intera Tiburtina e le zone adiacenti raggiungono punte di calore urbano di 48,5° C e solo un aumento di autentiche aree verdi pubbliche potrebbe fermare)».

Gli attivisti ci ricordano che nel settembre 2015 i governi di 193 Paesi membri dell’ONU si sono riuniti per sottoscrivere L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un programma d’azione volto a promuovere il benessere delle persone, la salvaguardia del pianeta e la prosperità negli anni a venire, che prevede tra le altre cose, che entro sei anni si ottenga il consumo di suolo pari a 0.

«Ci sembra un’operazione di greenwashing. Decidere di costruire uno stadio invece di tutelare il parco va nella direzione opposta degli obiettivi europei».

C’è poi una questione legata alla viabilità e al flusso di macchine: oltre allo stadio, il progetto prevede altre infrastrutture. Gli edifici e progetti a oggi previsti/finanziati/ in progettazione esecutiva sono gli uffici dell’Istat, il Campus Biomedico, il Rome Technopole, lo Studentato La Sapienza, il Defence Rfi/Fs , il Centro Direzionale Tiburtina, la Gacoltà di Ingegneria della Sapienza, il Centro di accoglienza per senza fissa dimora. Questo porterà un enorme afflusso di auto e di persone  oltre i numeri già elevati dello stadio, che sarà utilizzato non solo per le partite, ma anche per eventi e concerti e questo graverà pesantemente sulla mobilità e sull’inquinamento acustico, considerando anche la vicinanza con l’ospedale Sandro Pertini.

Il comitato scrive nel suo rapporto: «in questo quadrante della città, risultano già a oggi evidenti problemi di sovraffaticamento e congestionamento della viabilità stradale, in quanto si tratta di un’area di connessione strategica tra arterie di scambio principali per l’intera città. La futura coesistenza tra le infrastrutture presenti, quelle in fase di costruzione e quelle previste, già di per sé comporterebbe rivolgere uno sguardo a una modifica e ad un ampliamento significativo di tutto l’asse viario esistente».

Mentre attraversiamo quella che dovrebbe diventare la curva Sud, ci spiegano che «il problema principale è che non ci sono risposte alle nostre domande, non c’è un progetto chiaro, anche quello che hanno presentato poche settimane fa non è un rendering, è uno spot pubblicitario».

Un modello di città che si impone, come ci raccontano i tanti casi analoghi della nostra città come le battaglie portate avanti dai cittadini per la difesa del pratone di Torre Spaccata, contro il il Porto di Fiumicino, per la difesa del parco dell’Ex-Snia, del Parco Piccolomini o di Via Teulada, che non riguarda né il tifo né uno sport, ma un modello di vita, perché – come ci ricorda Fabiana – «è anche una questione di vivere meglio insieme. Molti paesi del nord Europa hanno adottato questo modello, io vivevo in Olanda e nel mio palazzo al piano terra c’erano le galline e loro sfruttavano l’aria calda prodotta dalle galline e la sfruttavano per riscaldare il palazzo e poi c’erano gli orti davanti casa». E rilancia: «pensa se qua facessero una biblioteca, con degli orti cittadini di cui tutti potessero beneficiare, però ci vuole una visione, quindi consiglio a chi deciderà di venire di vedere quello che loro cancelleranno».

E dal comitato chiariscono che il punto è «cosa vogliamo fare, considerare esigenza collettiva lo Stadio o il bene pubblico e i servizi che occorrono a un quadrante che è fortemente urbanizzato e cementificato?»

Il prossimo appuntamento lanciato dai comitati è il 28 settembre per un’assemblea pubblica nel parco di Pietralata.

Tutte le immagini sono di Daniele Napolitano

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