EUROPA
Vince il Fronte Popolare: Parigi è una festa
Il secondo turno delle elezioni francesi stupisce con una vittoria del Front Populaire, la coalizione del Rassemblement National è terza. La France Insoumise rivendica la vittoria e tra le strade di Parigi si festeggia
A Parigi sembra quasi una normale domenica, con un po’ di sole e un po’ di nuvole, c’è chi la passa al parco, chi nei bar, chi ai lati delle strade, chi nelle iniziative delle tante associazioni. Ma le discussioni sono tutte sulle elezioni. Che tipo di maggioranza? Assoluta? Relativa? Quali numeri? E ancora: cosa farà Macron? La domanda più difficile a cui nessuno sa rispondere. Perché il Presidente della Repubblica, ammiratore di Bonaparte, delfino socialista, liberale con tendenze palesemente autoritarie, ha abituato tutti, nel corso della sua carriera, a colpi di scena inaspettati. Come lo scioglimento del Parlamento nazionale dopo le elezioni europee, di cui nemmeno il Primo Ministro Attal era a conoscenza.
Appena arrivati in città, in fila per il biglietto della metro, anche il personale della sicurezza della RATP discute delle pensioni, una delle questioni che ha lacerato la società francese, aprendo una profonda crisi costituzionale, non certo rimarginata. E da lì, ai tavoli dei bar, per i parchi, e per le strade, queste conversazioni ci hanno accompagnato, fino alla piazza della Battaglia di Stalingrad dove il Front Populaire ha deciso di attendere i risultati del secondo turno. La piazza si apre sul canale della Senna, rinnovato con bar a due piani che si affacciano sul lungofiume, un percorso di rigenerazione che ha raddoppiato i prezzi, ormai troppi cari per molte delle persone che sono arrivate qui oggi. Dall’altro lato, oltre la piazza, c’è il ponte sopra il quale passa la metro, e sotto il quale dormono decine di persone, e c’è un cumulo di vecchi vestiti e materassi sporchi. Qui ci sono spesso accampamenti di migranti che vengono violentemente e ripetutamente sgomberati dalla polizia, che oggi parcheggia decine di camionette in tutte le vie circostanti. Nel parco intorno alla piazza verso le sei è ancora in corso una lezione di lingua francese per dei sans papier, si insegnano le regole del francese e cosa fare in caso di controlli, nel frattempo tutte le televisioni francesi ed europee montano le telecamere.
In mezzo a queste diseguaglianze sempre più forti della società francese, si monta il palco dal quale parlerà Mélenchon. Raccontato da tutti i media mainstream in maniera falsificante come nostalgico, putininano, antisemita, problematico e controverso, rimane il perno della coalizione del Fronte Popolare, e ha avuto la capacità dal 2016 in poi di non fare compromessi politicisti sui punti programmatici del partito di sinistra. Nella piazza c’è paura, qui si teme l’avanzata dell’estrema destra che rischia di peggiorare la vita di tanti e tante.
Alle 18.00 la partecipazione al voto raggiunge il 67%, un secondo turno mai così alto dal 1981. La mobilitazione sociale è diffusa, a Parigi però manifesti e scritte sono tutte per il Front populaire e qui, al primo turno, sono già stati eletti nove candidati e candidate della lista comune della sinistra. Ma il Rassemblement National è forte in tante altre regioni della Francia.
Nel maxischermo parte il conto alla rovescia, sono quasi le 20.00, ci sono le prime stime e sono largamente favorevoli al Fronte Popolare. La gioia esplode. Persone si abbracciano, urlano, piangono, saltano: “On a gagné!”. “Abbiamo vinto!”. L’emozione è enorme. In molti analisti già scommettevano sull’estrema destra, sulla coabitazione liberali e Rassemblment National, sulla sua possibilità, o forse sulla sua necessità, come in Italia, del resto.
Ma i numeri francesi ci dicono il contrario: 182 seggi al Fronte popolare, 168 per Ensemble, 143 per RN, 46 per i Repubblicani. Questo secondo turno che doveva segnare la vittoria dell’estrema destra, è invece la vittoria di France Insoumise, che con 80 seggi, è il primo partito della coalizione di sinistra.
«La volontà del popolo deve essere rispettata, nessuno sotterfugio, accordo, combinazione saranno accettabili, i risultati del voto sono senza appello, la sconfitta del Presidente e della sua coalizione è chiaramente confermata, il Presidente deve accettare la sconfitta, senza cercare di raggirarla. Il Primo Ministro deve dimettersi, non ha mai avuto la fiducia del Parlamento, ha diretto una campagna elettorale che ha perso, ed è stato sfiduciato dal voto, il Presidente ha il potere, ha il dovere, di chiamare il Nuovo Fronte Popolare a governare. Il NFP è pronto, e rispetterà il mandato che gli ha dato il voto, la parola data sarà mantenuta, il NFP applicherà il programma tutto il suo programma. E ci sono cose che si possono fare subito per decreto: l’abolizione della riforma delle pensioni, il blocco dei prezzi, l’aumento del salario minimo, l’apertura delle contrattazioni salariali per categorie lavorative, il piano di gestione dell’acqua e la moratoria sulle grandi opere inutili» – sono le prime parole di Mélenchon dopo i risultati, c’è la piena conferma di non voler fare accordi sottobanco con Macron, dopo aver combattuto le sue politiche per sette anni, e la volontà di applicare il suo programma socialista ed ecologico di rottura.
Parigi esplode di gioia, anche se c’è chi prova a rimanere indifferente. Camminiamo verso place de la République, con urla di gioia, slogan per il Fronte Popolare, clacson che suonano, da diversi quartieri si muovono cortei spontanei per raggiungere il centro città. Sono settimane che quella piazza è piena e stasera si festeggia «perché una volta ancora il Fronte Popolare ha salvato la Repubblica», non gli accordi al centro, non la normalizzazione dell’estrema destra. Sotto l’enorme statua della Marianna che tiene il fuoco della libertà, c’è un’enorme bandiera cucita con tanti pezzi rossi, cerchietti arancioni, quadratini blu, righine azzurre, un patchwork che forma un’unica grande bandiera della Francia, dove sta scritto «La France est un tissu de migrations». E a guardarsi bene intorno questo intreccio di migrazioni è evidente. La piazza è meticcia, bianca, nera, araba, giovane, adulta, anziana, ci sono famiglie con bambin.i.e, gruppi amicali, donne con il velo, la comunità LGBTQIA+, persone dei quartieri popolari.
Questa ragnatela di storie porta i segni del colonialismo, dell’oppressione, della violenza razzista che oggi è ben rappresentata dal progetto del RN. Queste due France si sono battute e continueranno a opporsi, perché non c’è mediazione tra chi vuole un progetto nazionale fondato sul razzismo e chi sulla solidarietà. In questa serata però si festeggia perché un primo argine è stato posto.
Il Rassemblement National è forte e radicato in tante regioni, dal nord e dell’est de-industrializzato alle pianure interne e agricole del centro, dalla costa mediterranea del sud alle coste atlantiche, più di otto milioni di francesi hanno votato per un progetto che nega l’esistenza delle persone con doppia nazionalità, che è apertamente islamofobo, razzista, omolesbobitransfobico, offensivo, complottista e nostalgico del fascismo. E questa piazza sa che la battaglia è lunga e che la lotta si deve radicare nei quartieri popolari, come nei luoghi di lavoro, nelle associazioni come nelle piazze. Ancora e ancora.
Sventolano bandiere di tutti i tipi, si sparano fuochi d’artificio e ci sono tamburi e cori. Mille rivoli di cortei selvaggi si diramano dalla piazza. La polizia al calar del sole avanza e partono i primi scontri. Rimangono in tanti per strada, c’è chi è già pronto, c’è il personale sanitario volontario per i cortei, perché tra queste strade corrono anni di resistenza e violenze poliziesche. C’è anche chi stasera beve una birra con tranquillità ai tavolini. Partono i cori «Tous ensemble, tous ensemble, Front Populaire». C’è il sapore acre dei lacrimogeni in sottofondo.
La maggioranza non c’è per nessuno, la palla passa a Macron. Ma il fascismo oggi non può festeggiare né in Francia né in Europa. Lo scivolamento a destra della società non è un fatto compiuto, è una lotta, che si può combattere e con gioia. Sarà dura. Ma da qui sembra che valga la pena combattere.
Immagine di copertina e nell’articolo a cura dell’autrice
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