ROMA

Agroecologia, è tempo di convergenza

A Roma il 15 e 16 giugno inizia la seconda fase di convergenza agroecologica che inizierà a camminare sulle sue gambe, diventando patrimonio di tutti e tutte coloro che vogliono animarlo

Dalla Conferenza Contadina “Cambiare il Campo” sono trascorsi ormai tre mesi. Ora inizia la seconda fase del processo, quella in cui occorre dare continuità ed efficacia al percorso di nato in quei giorni. Per questo ci vedremo nuovamente il 15 e 16 giugno a Roma presso la Città dell’Altra Economia per discutere e rendere operativa una proposta politica e organizzativa per la convergenza agroecologica e sociale.

Dunque, si va avanti. Sì, perché la Conferenza ha rappresentato a tutti gli effetti una scommessa vinta e ci ha dato la possibilità di immaginare un ampio movimento contadino e agroecologico in Italia.

Quello che è accaduto a Roma nelle tre giornate di marzo è stato infatti tutt’altro che banale. Riuscire a raccogliere attorno agli stessi tavoli di discussione molte delle forze, individuali e collettive, che quotidianamente lottano per la trasformazione dei sistemi alimentari è stata un’operazione delicata e complessa, ma alla fine riuscita al di là di ogni più rosea aspettativa.

Circa 300 persone provenienti da oltre 90 organizzazioni, una composizione estremamente eterogenea fatta di contadine, agronomi, ricercatrici, esponenti di empori solidali, GAS e CSA, attiviste per i diritti dei braccianti e dei movimenti per la giustizia climatica… e l’elenco potrebbe continuare! Una grande ricchezza di idee ed esperienze, insomma.

Ma ciò che ha reso davvero rilevante l’evento romano è stata la qualità del dibattito. Abbiamo discusso di importanti tematiche e di ipotesi organizzative. Ne è nato un confronto animato da una forte tensione politica e dall’esigenza di darsi una prospettiva di azione comune.

Qui inizia la seconda parte della scommessa. Come dare gambe e fiato a questa grande spinta? Come evitare che vada dispersa questa voglia di attivarsi collettivamente?

Come collettivo promotore di “Cambiare il Campo” abbiamo dedicato gli ultimi mesi a delineare una prima risposta a queste domande. Dalla Conferenza sono emerse tantissime idee, anche grazie ad un grande sforzo in termini di facilitazione delle discussioni. Abbiamo provato a ripartire da lì, traducendo le tante suggestioni in una proposta organizzativa che dia continuità al percorso di convergenza.

La prospettiva è quella di uno spazio organizzato su scala nazionale che provi a costruire una voce collettiva forte e autorevole valorizzando, allo stesso tempo, la grande biodiversità politica e sociale che caratterizza il contesto italiano.

Ciò che proponiamo non è però solo una formula organizzativa, ma un nuovo modo di stare insieme, di ripensare e ricostruire la politica come attività democratica, condivisa ed inclusiva. E questo significa avere grande cura delle relazioni contro ogni tipo di discriminazione.

Di tutto questo discuteremo a Roma il 15 e 16 giugno e da lì il processo di convergenza agroecologica inizierà a camminare sulle sue gambe, diventando patrimonio di tutti e tutte coloro che vogliono animarlo.

Ciò di cui il potere ha più paura sono le persone che sognano. E noi siamo doppiamente pericolose: perché sogniamo e perché organizziamo il sogno.

L’immagine di copertina presa dalla pagina Fb cambiare il campo

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