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La via cinese all’innovazione tecnologica
Simone Pieranni nel suo ultimo libro “Tecnocina” ripercorre la storia del progresso scientifico e tecnologico cinese da Mao a Xi Jinping, non solo uno specifico investimento economico ma la base su cui si poggia il modello politico cinese e la sua capacità di egemonia globale
Simone Pieranni nel suo ultimo libro “Tecnocina” – che verrà presentato oggi durante il festival L/ivre – ripercorre la storia del progresso scientifico e tecnologico cinese da Mao a Xi Jinping. L’autore racconta i passaggi fondamentali che hanno condotto la Cina a essere una potenza globale, citando gli scienziati più rilevanti e le strategie più incisive. L’avanzamento scientifico non è stato solo uno specifico investimento economico ma è la base su cui si poggia il modello politico cinese e la sua capacità di egemonia globale.
Negli ultimi anni lo scontro geopolitico tra Cina e Stati Uniti si è fatto sempre più risoluto. Sebbene sullo sfondo rimanga la disputa sull’isola di Taiwan, il vero conflitto ci sta giocando sul campo delle tecnologie. Il governo di Biden ha vietato la vendita di semiconduttori e di microchip alle aziende della Repubblica Popolare. Nei prossimi anni, la battaglia per la supremazia tecnologica si delinea come un terreno fondamentale. Quello dei due schieramenti riuscirà ad avere la meglio potrà godere dell’egemonia in un mercato strategico che determina gli equilibri militari, politici ed economici. Nonostante l’importanza del gigante asiatico nella situazione politica globale, nel dibattito pubblico italiano non c’è un corrispettivo di conoscenza adeguatamente approfondito. Spesso le notizie che arrivano sui giornali hanno i toni allarmistici e rispondono al solo scopo di indurre il lettore a indossare il caschetto dello scontro di civiltà in difesa dell’Occidente. Eppure molto ci sarebbe da scrivere sulla traiettoria economica e storica di un paese povero che nel giro di pochi decenni è divenuto prima la “fabbrica del mondo” e adesso la guida verso la transizione digitale ed ecologica.
In questo contesto, il lavoro divulgativo di Pieranni acquisisce un valore estremamente prezioso. Le recenti pubblicazioni di Red Mirror (2020) e de La Nuova Cina (2021) hanno mostrato i cambiamenti e le trasformazioni del paese. Nel nuovo libro Tecnocina, pubblicato a novembre 2023 per Add editore, si approfondisce l’aspetto scientifico e tecnologico scandendo il tempo a partire dalla rivoluzione comunista del 1949. Si passano i rassegni sia principali scienziati che hanno segnato con le loro scoperte passaggi rilevanti della storia cinese, sia le aziende private che a partire dagli anni ’80 sono diventate player globali del mercato delle tecnologie. Tuttavia l’aspetto principale di questo libro è il ruolo strategico che la dirigenza del PCC, esclusa la parentesi della Rivoluzione Culturale, ha sempre mostrato verso la crescita scientifica e tecnologica. Fin dall’inizio era chiaro che per risollevare l’economia del paese fosse necessario utilizzare la leva dell’innovazione. Le diverse fasi della politica cinese sono accomunate da linee politiche simili, dagli accordi con l’Unione Sovietica dei primi anni ’50 alle joint venture degli anni ’90 con le multinazionali occidentali. Infatti, lo scopo principale della dirigenza cinese è sempre stato quello raggiungere l’obiettivo di un’autonomia tecnologica che collegasse gli aspetti militari con quelli economici.
Il momento di svolta della Repubblica Popolare avviene dopo la fine del maoismo e l’ascensa di Deng Xiaoping che Pieranni nel libro definisce “l’accelerazionista”. Il leader – ricordato dalla storia come colui che ha messo in atto le riforme del libero mercato era convinto che per la Cina fosse arrivato il tempo di “imparare dall’Occidente”. In quegli anni la dirigenza cinese vuole superare definitivamente l’arretratezza economica, tuttavia le aperture avvengono con dei parametri ben precisi che perseguono la creazione di modello cinese. Negli anni ’80, infatti, mentre tutto il mondo occidentale abbandona lo strumento della programmazione economica ritenuto dal mainstream uno strumento inefficace se non controproducente, il partito comunista non molla la guida dei processi. Le aperture al mercato globale avvengono sotto l’egida dello stato-partito che così da un lato si garantisce delle forme di legittimazione dall’altra si limita gli spiriti animali del mercato arginando le forze distruttive. È l’epoca delle quattro modernizzazioni: agricoltura, industria, difesa nazionale, scienza e tecnologia. Obiettivi che vengono perseguiti tramite un massiccio investimento in ricerca e con politiche tese a far ritornare gli scienziati che si erano affermati nelle accademie all’estero. Questa interpretazione nel corso degli anni si è spinta oltre, fino a considerare la società cinese come un software che si può programmare, pianificare e controllare, una sorta di “cosmotecnica cinese”.
Un altro aspetto rilevante dell’ascesa cinese è la decostruzione del mito della neutralità delle tecnologie. Per anni nelle società occidentale ogni nuova innovazione è stata ammantata di un progressismo lineare che ci conduceva a un miglioramento indiscutibile delle condizioni. La parabola cinese ci mostra invece che tecnica e politica sono due elementi inscindibili. Questa prospettiva trova riscontro in diversi elementi. Il primo è la composizione del Politburo: nei governi di Jiang Zemin la maggioranza dei membri era formata da tecnocrati, ovvero da persone che non avevano svolto una carriera interna al partito ma venivano delle università. Per certi versi, un processo simile a quanto avvenuto anche nei governi dei paesi occidentali. Tuttavia il caso cinese ci svela esplicitamente la mistificazione della retorica del merito. La scelta dell’esperto avviene certamente sulla base delle sue competenze ma un aspetto rilevante è anche la fedeltà alla linea del partito. I tecnici sono diventi un supporto all’autoritarismo dei governi di Pechino, orientandone significativamente le scelte. Il secondo elemento, riguarda l’uso stesso della tecnologia. Pieranni più volte ribadisce come il percorso di modernizzazione della Cina non comporta l’occidentalizzazione della società e dei costumi. Piuttosto, il progetto persegua l’obiettivo dell’autosufficienza tecnologica, cioè la costruzione di un modello indigeno che può essere applicato anche gli altri paesi del Sud Globale.
L’aspetto più preoccupante dell’ascesa tecnologica cinese è come questa si intreccia con il crescente potere di sorveglianza sulla società. Un esempio che viene citato è l’adozione della politica del figlio unico nei primi anni ’80, che a tutti gli effetti viene riconosciuto come «il primo tentativo di ingegneria dei sistemi applicati alla società». Questi modelli hanno poi trovato campi di realizzazione anche nei controlli dei prezzi e negli organi di sicurezza e di polizia. A partire da Hu Jintao, lo sviluppo tecnologico ha privilegiato gli aspetti securitari sulle riforme. Una svolta che è andata di pari passo con l’attenzione sulla ricerca nei computer superpotenti capaci di elaborare una massa crescente di dati. I progetti di sorveglianza generale della popolazione hanno trovato una ricaduta quando la Cina ha avuto per la prima volta accesso alla rete Internet. Anche sul web la Cina ha intrapreso una propria strada autonoma, con il duplice scopo di creare delle società nazionali e di poter eseguire la censura delle pagine sgradite. Ne è nato il cosiddetto “Great Firewall” capace di oscurare i siti stranieri e analizzare i contenuti prodotti.
Il modello cinese è difficile da riassumere in poche parole, sicuramente le pagine di Tecnocina ci rivelano gli elementi alla base della trasformazione di un paese da povero a potenza globale. Un processo che non è avvenuto per caso o, come suggeriscono molti editorialisti, a seguito di un comportamento predatorio basato sul furto della proprietà intellettuale. La dirigenza cinese è stata capace di programmare sul lungo periodo una crescita economica che ha posto al centro lo sviluppo tecnologico. Nei prossimi anni sapremo cosa succederà dei nuovi terreni di sperimentazione, specialmente nell’intelligenza artificiale e nelle missioni spaziali. Tecnocina, come i precedenti libri di Pieranni, ha il merito di farci conoscere il mondo cinese nelle sue contraddizioni, raccontando il miracolo economico e allo stesso tempo i rischi di una società dominata dalla sorveglianza. Nell’epoca dei regimi di guerra, i lettori italiani hanno bisogno di voci che tentano di disinnescare il conflitto di civiltà e ricondurre le questioni a uno sguardo disarmato. Inoltre, osservare la Cina oggi permette di capire quale partita si sta giocando nel campo delle innovazioni tecnologiche, fornendo strumenti di critica e conflitto sociale anche in Italia ed Europa.
Fotografie di Luca Montoni