ITALIA
Tende in Politecnico a Milano, student3 contro il caro affitti
A inizio maggio è iniziata l’occupazione contro il caroaffitti anche al Politecnico di Milano. In questi due mesi la protesta ha attirato non solo student3, ma anche giovani lavorator3 precari3, oltre a trovare il sostegno dell3 milanesi. in Italia ci sono 40mila posti letto a fronte di 421 mila fuorisede e quasi 2 milioni di studentɜ universitariɜ in totale. La media nazionale è di soli 5,6 posti alloggio ogni 1000 studentɜ
Per 52 giorni Piazza Leonardo a Milano è stata occupata da decine e decine di tende che ospitano lɜ studentɜ universitariɜ in rivolta contro il caro affitti.
Lo scorso 2 maggio una studentessa del Politecnico di Milano, stanca di non trovare spazio in un città con alloggi sempre più costosi, ha deciso di occupare la piazza antistante la propria università con una tenda, per rendere tangibile a tutta la città il disagio vissuto da lei e da tantɜ. La risposta della comunità studentesca fuorisede è arrivata subito: in pochissimi giorni la piazza si è riempita di tende e con essa di voci di protesta.
Subito la comunità dellɜ occupanti, che ha incluso anche realtà giovanili e studentesche come la Rete della Conoscenza Milano, centri sociali come il Cantiere e il CSOA Lambretta, organizzazioni sindacali e collettivi attivi sul tema dell’abitare, ha iniziato a costruire dei momenti di assemblea per condividere il disagio di non riuscire a trovare casa e cercare insieme delle risposte nella mobilitazione collettiva. L’assemblea delle “tende in piazza” ha da subito riconosciuto l’esigenza di portare avanti questo processo senza bandiere, pur consapevoli dell’adesione e partecipazione alla protesta delle basi locali di alcuni partiti di sinistra, per tutelare il processo di mobilitazione senza rischiare di trasformarlo in un espediente da campagna elettorale.
Nel corso di questi due mesi la mobilitazione ha coinvolto sempre più persone, non solo studentɜ ma anche giovani lavoratorɜ precariɜ e fuorisede, e ha incontrato l’approvazione di tantissimɜ abitanti di Milano che ogni giorno hanno supportato la protesta in ogni modo, anche portando alle tende beni di prima necessità per lɜ occupanti. A supportare le ragioni della protesta c’è uno stato attuale del mercato degli affitti vergognoso, tanto a livello milanese quanto nazionale.
Negli ultimi anni in particolare il mercato immobiliare milanese ha raggiunto costi sempre più asfissianti: dal 2021 abbiamo assistito a una nuova impennata nei prezzi degli affitti, il costo di una stanza è aumentato del 20% fissando così il prezzo medio a 620 euro mensili.
In Lombardia, degli 11mila studenti, beneficiari di borsa che sono in una situazione economica tale da non potersi permettere i prezzi degli affitti proposti dal mercato, circa 7800 non riescono ad accedere a un posto in residenza e non viene loro garantita un’alternativa. Mentre tantissimi quartieri milanesi sono schiacciati dalla turistificazione, in una città in mano ai fondi di investimento immobiliare, che avviano ogni giorno nuovi progetti inutili, chi abita a Milano è strozzatɜ da un mercato folle.
Il quadro generale a livello nazionale non è affatto migliore: in Italia ci sono 40mila posti letto a fronte di 421 mila fuorisede e quasi due milioni di studentɜ universitariɜ in totale. La media nazionale è di soli 5,6 posti alloggio ogni 1000 studentɜ, chiara conseguenza di anni di definanziamenti e politiche che hanno preferito il privato al pubblico.
Intanto le città universitarie come Milano sono sempre più piene di studentati privati gestiti dai grandi capitali finanziari europei, protetti dalla legge 338 del 2000 che consente allo Stato di finanziare enti privati per la costruzione di studentati che non hanno nessun vincolo di costo dei posti letto e che raggiungono prezzi addirittura maggiori di quelli di mercato.
L’unica risposta del governo a questa mobilitazione che ha raggiunto un livello nazionale attraversando le piazze di tantissime città universitarie è stata il DL Affitti brevi. Una vera e propria presa in giro secondo lɜ studentɜ, dal momento che gli unici tutelati dal vincolo di almeno due notti per prenotazione sono i proprietari stessi.
La risposta del Comune di Milano alla mobilitazione, invece, è stata la convocazione di una serie di tavoli di interlocuzione costruiti però al solo scopo di legittimarsi pubblicamente ma senza alcuna intenzione di reale risoluzione, ignorando ogni proposta dellɜ occupantɜ. Ancora una volta l’amministrazione Sala ha tentato di appropriarsi delle battaglie e dei bisogni degli abitanti della città di Milano cercando di costruire legittimazione per la propria giunta sulle spalle di chi vive condizioni di disagio di cui loro stessi sono complici.
L’assemblea dell’occupazione si è quindi trovata davanti alla difficile scelta fra la fine di un percorso di presa di parola sul caro affitti mai visto in anni e l’aumento del livello del conflitto della mobilitazione allo scopo di incalzare l’amministrazione per ottenere risposte reali.
Il 10 giugno lɜ studentɜ si sono mossɜ dalle proprie tende verso la vicina Casa dello Studente “Leonardo da Vinci” da cui l’anno scorso sono statɜ cacciatɜ 336 studentɜ con la giustificazione di lavori di ristrutturazione mai conclusi.
Nello studentato nessuna traccia di lavori in corso, solo un ennesimo gigantesco spazio vuoto che dovrebbe essere restituito a chi ne ha davvero bisogno. Dopo due giornate di occupazione, di dibattiti e assemblee, lɜ occupantɜ hanno lasciato la Casa dello Studente con la promessa di non fermarsi qui. La mobilitazione è solo iniziata e con l’arrivo del picco di richieste di affitti di settembre torneranno a far parlare del tema caro affitti e portare le voci di chi ha bisogno di una casa.
La mobilitazione non potrà fermarsi fino a che non ci sarà la garanzia che i 660 milioni di euro di fondi del PNRR per la costruzione di nuovi studentati saranno stanziati per residenzialità pubblica, non come accade ora in quanto andranno prevalentemente nelle mani dei privati.
Gli studentati non possono essere più lasciati vuoti mentre chi ha bisogno di una casa non trova soluzioni: è necessario uno stanziamento dei fondi da parte del governo per sbloccare i lavori nelle residenze universitarie ferme come la Casa dello Studente “Leonardo da Vinci”.
È inaccettabile che davanti alle continue mobilitazioni l’unica risposta sugli affitti brevi sia stata una legge che non prevede dei limiti massimi di tempo, una registrazione degli immobili a livello comunale e una tassazione analoga a quella d’impresa.
La comunità studentesca e tutte le persone che si sono mobilitate contro il caro affitti continueranno a far sentire la propria voce fino a che non ci saranno risposte reali.
Tutte le immagini di Barbara Morandi