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Load Shedding in Sudafrica. Cos’è? E perché è importante saperlo
Il load shedding è un sistema di risparmio energetico la cui gestione è definita dai comuni attraverso delle partnership pubblico-private. E così emergono drammaticamente le diseguaglianze sociali e del lavoro
Un secondo articolo sul Load Shedding in Sudafrica, scritto un anno dopo questo, a cura di Laura Burocco, è stato pubblicato qui.
In Sudafrica 10 anni fa ricordo l’uso onnipresente della parola comrades, compagni. La gente si chiamava reciprocamente compagno/a come se il muro non fosse mai caduto. Dopo 10 anni la parola che più sento è load shedding – taglio dell’energia. Succede che ti tagliano la luce.
Se sei così fortunato da vivere nelle vicinanze di un ospedale probabilmente i tagli saranno limitati, o inesistenti. L’energia elettrica è garantita alle strutture sanitarie. Per gli altri esiste un sito consultabile per potersi organizzare. Non sempre è affidabile, un po’ come le previsioni del tempo. Ordinaria amministrazione: ricordarsi di tenere tutto sotto carica sempre. Non importa se Apple ti dice che per un mantenimento ottimale della tua batteria è consigliabile staccare l’apparecchio dall’alimentatore di energia al raggiungimento dell’80%. Quando ci si può alimentare, ci si alimenta.
Il load shedding è un sistema di risparmio energetico nazionale la cui gestione è definita localmente dai comuni attraverso delle partnership pubblico-private seguendo le proprie esigenze e il proprio programma.
Fondamentalmente quando la domanda di energia elettrica supera la fornitura disponibile si effettuano delle interruzioni pianificate. Un sistema di rotazione tra i clienti (diretti e indiretti) di Eskom – l’ente pubblico nazionale sudafricano fondato nel 1923 responsabile per il rifornimento di energia elettrica. Potrebbe definirsi un equivalente di quello che era l’ENEL, fondato nel 1962, in Italia. Curioso, nel 2018 il mio fornitore privato di energia elettrica a Rio de Janeiro era Enel Brasil.
Il taglio di energia, che non supera le due ore, normalmente viene programmato di notte e attinge abitazioni private, preserva servizi indispensabili pubblici come ospedali, mentre attività commerciali private, come supermarket, si garantiscono attraverso l’uso di generatori con il conseguente inquinamento dell’aria e sonoro. L’aumento della frequenza dei casi, proporzionale al livello di sovraccarico di consumo, fa si che avvenga ormai almeno due volte al giorno. Tale sovraccarico viene quantificato in stages (da stage 1 a stage 4) cosa faccia passare da stage 2 a 4 in meno di un’ora è oggetto di ordinarie confabulazioni. La crisi di Eskom ha ovvi impatti sulla economia nazionale, portando alla richiesta di dimissioni del consiglio di amministrazione della società e del suo amministratore delegato, André de Ruyter, che però ha già ribadito che non rinuncerà all’incarico.
Il load shedding concerne tutto il Sudafrica, in alcune aree di più che in altre, nelle zone urbane di più che in quelle rurali, per un loro ovvio maggior consumo di energia elettrica.
Investe il funzionamento di scuole e università. In epoca COVID – perché con il 20% della popolazione vaccinata il Sudafrica è lontano dal potersi definire post-COVID – alla University of the Western Cape UWC gli esami sono iniziati giovedì scorso e l’istituto ha affermato che gli studenti non in grado di completare un esame o altre prove, avranno l’opportunità di farlo attraverso straordinari processi di accesso a facoltà e dipartimenti. La portavoce della università, Nashira Davids, ha dichiarato: «Per facilitare l’apprendimento e l’insegnamento online nel 2021, l’università ha istituito un sistema VPN aperto in modo che gli studenti non debbano sostenere costi di data».
Il portavoce della Stellenbosch University – SU Martin Viljoen ha affermato che la divisione degli affari studenteschi ha ricevuto lamentele sull’impatto specifico sui tempi di studio, nonché sull’apprendimento e il coinvolgimento online. Per far fronte a queste difficoltà l’università garantisce il funzionamento (via generatore) di una serie di infrastrutture interne al campus fino alle ore 22 aumentando il sistema di vigilanza notturno in campus. E qui si solleva un altro problema. La necessità di garantire la sicura circolazione in un campus senza luce di notte. Il Sudafrica ha uno dei più alti indici di violenza sessuale al mondo. Elijah Moholola dell’University of Cape Town -UCT ha affermato di aver preso nota della rivendicazione dello SRC (Consiglio di Rappresentanza degli Studenti) relative alla disponibilità di spazi di studio e la fornitura di dati. La portavoce della Cape Peninsula University of Technology – CPUT Lauren Kansley ha parlato della strategia adottata dai docenti (adaptive release strategy), che consiste nel pubblicare le prove alle 8 del mattino per poi dare alla classe 24 ore per completarla. La valutazione online viene inoltre svolta nel campus in modo da essere garantita attraverso l’uso di generatori.
Il load shedding riguarda tutti noi lavoratori della conoscenza, della creatività, del lavoro immateriale, insomma tutti noi freelance precari – e non – il cui lavoro dipende dalla connettività, la circolazione, dal nostro computer che si alimenta di energia elettrica e di data internet.
Ma, se i nuovi processi di accumulazione capitalistica creano valore attraverso la connettività, la circolazione e l’innovazione costante, è importante sottolineare come non circoliamo e non siamo connessi tutti allo stesso modo e l’era post-COVID ha lasciato queste differenze ancora più stridenti.
La libertà di circolazione è sfacciatamente disuguale per chi circola con un passaporto europeo o nordamericano rispetto a chi cammina invece con un passaporto di classe B, del terzo mondo. A questa già evidente mostruosità si somma Il Green Pass Europeo e il controllo qualità imposto dalla UE e US al vaccino che ti è stato iniettato. Se poi il nostro lavoro dipende anche dalla connettività – e quindi in questa fase come mai prima dal tuo accesso a internet – è importante che la gente sappia cosa è il load shedding, dove si manifesta e cosa implica. Non esiste uso di Zoom o idi qualsiasi piattaforma quando non hai energia elettrica. Immaginatevi uno dei vostri numerosi ormai quotidianamente normali ZOOM, in cui improvvisamente il numero dei partecipanti decresce: -1 -2 -3 -4, e così a seguire. Questa è la normalità qua. Non esiste possibilità di seguire un seminario di due ore se i tuoi data bundle internet ti costano una fortuna. Non esiste concorrenza leale a queste condizioni.
Le condizioni di lavoro sono totalmente disuguali. Esiste una parte del mondo che può semplicemente permettersi di arrivare in ufficio, o aprire il proprio MAC e iniziare a lavorare da casa, mentre esiste una parte del mondo che deve montare quotidianamente una strategia di resistenza alle condizioni basiche avverse in cui si trova. Che peraltro si sommano a quelle condivise globalmente da tutti i precari: incertezza lavorativa, economica, contrattuale, abitativa, sanitaria, emozionale.
Mentre tutti condividiamo simili preoccupazioni – che si riducono spesso alla classica domanda: come arriverò a fine mese? – qui il termine è molto più urgente: come arrivare a fine giornata. Questa è la concretezza del significato di resilienza. A questo fa riferimento Elisio Macano quando, interrogando il valore della recente assegnazione del Nobel per la Letteratura a Abdulrazak Gurnah, dice: «Questo è ciò che mi dà gioia per il successo degli africani. Le condizioni in cui si è costituito il nostro continente, e quindi le condizioni in cui ciascuno di noi si forma come persona, sono generalmente ostili. Il successo di un africano è, per me, sempre una celebrazione della condizione umana, di ciò che è possibile essere, nonostante tutto».
Ma questa è solo una parte della storia. C’è poi la realtà del taglio della luce nelle townships, gli slums sudafricane, la diseguaglianza nella provvigione basica di energia, la richiesta per il riconoscimento della energia elettrica come un diritto umano basico, l’urgenza in relazione a tutti i servizi basici praticamente inesistenti nelle aree povere. Ma questo merita un discorso a parte alla luce delle condizioni di vita già estremamente precarie in cui le persone di basso reddito vivono in Sudafrica, uno dei paesi al mondo con la più ingiusta concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi. Tra questi anche noi, precari senza elettricità per alimentare i nostri MAC.
Nel frattempo che scrivo ho sentito il biiip del frigorifero che si riaccendeva. È tornata la luce, sono a 14% della batteria del mio computer, il mio cellulare annuncia che i miei data stanno per terminare. Ho ricaricato il cellulare una settimana fa.
Scritto il 12 novembre del 2021
Immagine di copertina di un giornale locale sudafricano