EUROPA

Dieci anni dopo il recupero, la Viome rischia di nuovo lo sgombero in Grecia

La fabbrica recuperata di Salonicco, Viome, che produce sotto controllo operaio e in autogestione da oltre dieci anni, sostenuta da reti di attivisti, consumatori, spazi sociali e mutualistici, esperienze sindacali di base e associazioni di abitanti in diverse realtà greche, europee e internazionali, si trova nuovamente sotto attacco questa volta per un fondo speculativo che ha acquistato il terreno su cui si trova la fabbrica recuperata

Pochi giorni fa una nuova lettera aperta dei lavoratori e delle lavoratrici della cooperativa, tradotta in diverse lingue, ha cominciato a circolare in diversi contesti internazionali, rilanciando una settimana di solidarietà con la Viome, nuovamente sotto attacco a dieci anni dall’inizio della trasformazione della fabbrica in una cooperativa autogestita. Così scrivono dalla cooperativa: «dieci anni fa, i lavoratori della Viome hanno iniziato a produrre detergenti ecologici nella fabbrica abbandonata dai padroni. Contro gli attacchi dello stato e del capitale, hanno lottato e l’esperienza è sopravvissuta grazie al sostegno di un’enorme ondata di solidarietà manifestata a livello globale».

Siamo a Salonicco, nell’area periferica che connette la città con l’aeroporto, ma di periferico nell’esperienza della Viome non c’è niente, tutt’altro: la capacità di costruire un progetto di recupero della fabbrica si è basato sulla costruzione di reti tra lavoratori, movimenti sociali, sindacati di classe, esperienze di autorganizzazione in diversi territori a livello transnazionale, nel pieno dell’ondata mutualistica nella crisi greca, tra scioperi generali, occupazioni e lotte contro l’austerità.

Dopo la dura sconfitta contro la Troika, e le ricette austere di Syriza, in uno scenario di forti difficoltà, di impoverimento e di un lento formarsi di nuove forme di resistenza in un nuovo decennio di tagli, il ritorno delle destre al governo nel paese ha ridisegnato lo scenario sociale e politico in cui agiscono le trame sociali e produttive che sostengono l’esperienza.

E proprio in questa settimana, la campagna in difesa della Viome torna a vivere all’interno di uno scenario in cui le lotte sociali sono tornate significativamente al centro della scena politica greca. Stiamo assistendo nelle ultime settimane all’esplosione di nuove lotte nel paese, con il ritorno degli scioperi generali, le lotte dei teatri, del mondo della danza, della musica e della cultura, ma soprattutto l’indignazione popolare dopo la strage dovuta allo scontro dei treni a Larissa, con i suoi 57 morti, soprattutto studenti fuori sede, frutto di un decennio di privatizzazioni. A questa strage ha fatto seguito una enorme commozione e una grande mobilitazione popolare contro la negligenza e le responsabilità di imprese private e istituzioni statali (comprese le imprese italiane che controllano le ferrovie greche). E così la settimana di azioni in difesa della Viome risulta ancora una volta profondamente connessa con le lotte e le piazze convocate in tutte le città, una ondata che non si vedeva in Grecia da almeno un decennio.

Così scrivono i lavoratori della cooperativa: «per un decennio, Viome è stata l’unica fabbrica autogestita in Grecia, dove viene praticato il controllo della produzione da parte dei lavoratori. È un nodo nel continuum delle lotte globali di dignità insorgente contro l’invasione capitalista che sta investendo il globo: dal Rojava al Chiapas, dai gilet gialli della Francia al “Black Lives Matter” negli Stati Uniti, dalle fabbriche occupate dell’Argentina ai senza terra del Brasile e della Sudafrica, dalle rivolte in Iran e Cile alle onnipresenti lotte contro la privatizzazione dei beni comuni e il saccheggio della natura».

Iscrivendosi all’interno del panorama globale di mobilitazioni e di lotte, la Viome ha trovato la capacità di organizzare dinamiche di lotta di fabbrica e territoriali con un ampio campo di alleanze, relazioni e progettualità tanto produttiva quanto politica, sul terreno dell’autogestione, del mutualismo e delle forme di resistenza alla crisi.

Durante la pandemia, inoltre, era stata sotto attacco nuovamente: il 30 di marzo del 2020, prima dell’alba, alle 6.30 del mattino, il governo aveva ordinato a una squadra dell’azienda pubblica dell’elettricità (DEI) di tagliare la corrente alla fabbrica della Viome.

Come denunciato in un comunicato, assieme agli addetti dell’impresa «per proteggere il tentativo di mettere fine alla nostra lotta, c’erano i MAT [le squadre antisommossa della polizia greca, ndr]”» Ma si trattava di una questione politica più profonda e ampia, che andava ben oltre all’attacco alla Viome: come denunciato dai lavoratori, l’obiettivo di quel gravissimo attacco, che aveva messo in difficoltà la produzione della fabbrica e il reddito dei lavoratori che formano parte della cooperativa e della distribuzione dei prodotti, era stato quello di interrompere e delegittimare i legami di solidarietà sociale che rendono possibili le lotte e la riproduzione della vita nella crisi.

La solidarietà popolare aveva sostenuto la fabbrica, non solo con gli acquisti dei prodotti essenziali della fabbrica, ancor di più in epoca pandemica, come i saponi e detergenti biologici, garantiti a prezzi popolari e non poche volte anche donati a migranti, abitanti senza tetto e detenuti, ma anche con la donazione di un gruppo elettrogeno che aveva permesso la continuità dell’esperienza produttiva di fronte a tale gravissimo attacco contro il lavoro.

La fabbrica occupata è diventata negli ultimi dieci anni «uno spazio significativo di lotta, creazione e cultura: mercati autonomi, coordinamento dei lavoratori delle fabbriche recuperate e iniziative di collaborazione da tutto il mondo, la prima clinica del lavoro in Grecia, festival, interventi visivi, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche, concerti, dibattiti politici, azioni di solidarietà per rifugiati e immigrati». Negli anni dei movimenti europei contro l’austerità, decine di assemblee con attivisti e reti solidali greche ed europee si incontravano presso la Viome, tra cui l’Incontro Internazionale Economia dei lavoratori e delle lavoratrici.

Nato a partire dal Programma Facultad Abierta dell’Università di Buenos Aires oltre quindici anni fa, l’Incontro internazionale è uno spazio di scambio, dibattiti, organizzazione e discussione accademica, politica e sindacale, cresciuto a livello globale coinvolgendo esperienze di ricerca, autogestione e lotta operaia delle cooperative, fabbriche recuperate, sindacati ed economie popolari da diversi paesi e continenti.

Uno degli incontri internazionali è stato ospitato proprio dalla Viome, negli stessi mesi in cui diversi lavoratori e lavoratrici dall’Argentina e dall’America Latina hanno incontrato la cooperativa di Salonicco, così come stava avvenendo in quegli anni con diverse altre esperienze europee, dalla prima occupazione di Officine Zero a Ri Maflow, passando per la Fralib di Marsiglia e la Ozgur Kasova di Istanbul. Si trattava del secondo incontro euromediterraneo Economia dei lavoratori, ospitato dala fabbrica recuperata greca, mentre il precedente incontro euromediterraneo, il primo, si era tenuto a Marsiglia, presso la Fralib, e il successivo, il terzo incontro euromediterraneo si tenne in Italia, presso la RiMaflow di Trezzano sul Naviglio, nei pressi di Milano.

Innumerevoli spazi di dibattito, scambio, discussioni politiche e sperimentazioni produttive hanno trovato spazio in quella fabbrica, così come negli spazi autogestiti e occupati dal movimento antiautoritario e libertario, dalle esperienze delle cliniche sociali, migranti e popolari, fino alle reti di consumo alternativo e solidale nella crisi.  

Ma oggi, oltre dieci anni dopo l’inizio della produzione senza padrone, il comunicato dei lavoratori racconta una realtà nuovamente difficile da affrontare: «siamo nella sfortunata posizione di informarvi che la VIOME autogestita è più a rischio che mai. Attraverso procedure non trasparenti, il terreno della fallita Filkeram, controllante di VIOME, è stato venduto a un fondo speculativo sudafricano. Una richiesta costante della nostra lotta è stata quella di separare la VIOME dal resto della proprietà della ditta materna e di darla alla cooperativa di lavoratori, alla quale l’ex-datore di lavoro continua a dover milioni di euro di stipendi e compensi. Purtroppo nessun governo, di nessun colore, ha rispettato la nostra richiesta. Mentre tutti affermano di sostenere l’occupazione e l’attività economica, in pratica stanno svendendo il lotto senza preoccuparsi della sopravvivenza dei lavoratori. L’unica fabbrica del paese liberata dai padroni e restituita alla società, l’unica fabbrica operante in termini di autogestione, uguaglianza e solidarietà, è a rischio!»

La richiesta dei lavoratori, che affermano di non avere paura e che assieme alle reti solidali rimarranno dentro la fabbrica resistendo a qualsiasi tentativo di sgombero, con l’obiettivo di dare continuità al processo produttivo autogestito, è quella di sostenere in tutti i modi possibili la loro battaglia, che è la lotta per la dignità del lavoro e per l’autogestione, contro le speculazioni private e contro lo sfruttamento del lavoro.

«Questo posto è la nostra vita ed è parte integrante delle lotte sociali della nostra città», affermano i lavoratori, nel chiamare alla solidarietà internazionale. Proprio oggi si svolgerà a Salonicco un corteo con partecipazione a livello nazionale in solidarietà con la Viome: sarà importante, per loro, ogni messaggio di solidarietà, «ogni marcia, ogni microfono, ogni poster, ogni slogan su un muro, ogni risoluzione sindacale, ogni protesta presso un’ambasciata o un consolato greco, ogni piccola e grande azione, sia praticamente che simbolicamente».

Così concludono il loro comunicato che sta girando in diverse lingue e sulle reti sociali con l’hashtag #defendViome, sui media indipendenti e non solo. Per «unire le nostre lotte in tutto il mondo e mantenere viva la fiamma della dignità ribelle contro il capitalismo», scrivono, in risonanza con le lotte che, come avvenuto all’inizio dell’esperienza, si dispiegano anche in Spagna contro la privatizzazione della sanità a Madrid e contro la riforma delle pensioni in Francia, così come in altri paesi europei e a livello internazionale, dove le forme di resistenza alla crisi e di solidarietà sono fondamentali per rilanciare le lotte in questo scenario di guerra e dell’acuirsi delle molteplici crisi sociali, politiche, ecologiche e sanitarie di questi anni.

Immagine di copertina: Dominga Colonna, Officine Zero, per Dinamopress, 2014