ITALIA
Giornata di mobilitazione nazionale Non Una di Meno in 20 città
Flashmob, presidi, iniziative in 20 città d’Italia per il riconoscimento di vulvodinia, neuropatia del pudendo, fibromialgia, endometriosi e dolore pelvico e contro la medicina patriarcale
Il 23 ottobre in 20 città in Italia la mobilitazione lanciata da Non una di meno che ha visto il coinvolgimento di numerosi nodi territoriali e che si è svolta a: Alessandria, Ancona, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Messina, Milano (insieme al nodo di Nudm Bergamo), Napoli, Palermo, Padova (insieme al nodo di Nudm Verona), Pavia, Ravenna, Reggio Emilia, Roma (insieme a Nudm Monterotondo e Nudm Castelli-Romani), Torino, Trento, Treviso, Trieste, Venezia. A Trento il presidio, molto partecipato, si è svolto il 16 ottobre.
Qui fotogallery nazionale dalla pagina fb di Nudm
Un percorso che nasce a maggio con numerose call e riunioni, raccolta di testimonianze in rete e nei forum e con il coinvolgimento di varie associazioni (qui le adesioni alla mobilitazione) che da anni lavorano per rendere visibili patologie delle quali molte persone ignorano l’esistenza, ma i dati parlano chiaro.
(foto di Lisa Capasso)
Si tratta di malattie croniche invalidanti che incidono fortemente sulla qualità della vita delle donne e delle persone assegnate femmina alla nascita, che non vengono studiate e che vengono dunque diagnosticate con un forte ritardo. La conseguenza sono terapie sbagliate per anni, consulenze con molti specialisti prima di riuscire a dare un nome ai disturbi e costose trasferte interregionali per curarsi.
Dopo la diagnosi il calvario non ha termine, poiché a tutto ciò si aggiunge l’assenza di qualsiasi tutela lavorativa, lo scarso numero di personale medico-sanitario specializzato su queste sindromi, la necessità di terapie impegnative e multidisciplinari, lo scarso numero di personale medico-sanitario specializzato su queste sindromi.
La mancanza di riconoscimento ed esenzioni da parte del Sistema Sanitario Nazionale rendono molto difficile l’accesso alle cure e spesso c’è una rinuncia a curarsi per chi non è in grado di sostenere le spese.
Ci racconta Giada, una delle socie fondatrici dell’”Associazione Viva-Vincere insieme la vulvodinia”, che ha conosciuto proprio in rete nel 2013 altre pazienti e insieme hanno fondato l’associazione (che ha aderito al presidio del 23 ottobre) con lo scopo di “diffondere informazioni, sensibilizzare l’opinione pubblica e la comunità medica, promuovere il riconoscimento della patologia da parte del Ssn, creare un dialogo nella comunità scientifica e promuovere la ricerca”, questo perché, ad esempio, se patologie come la vulvodinia (che, ricordiamo, colpisce una donna su 7) sono «diagnosticate per tempo e con terapie adeguate, si può guarire».
(da fotogallery nazionale)
I forum online e i social network (soprattutto Instagram) sono un luogo fondamentale di incontro e confronto tra le pazienti. Alcune ragazze ci hanno raccontato di avere “scoperto” i nomi delle loro patologie attraverso le storie e le testimonianze social di altre che ne soffrivano e molte utilizzano il loro profilo Instagram come spazio di informazione e divulgazione, a partire dalla stessa bio e con i propri post.
Il 23 ottobre Non una di meno ha voluto dare voce alle tantissime persone che, spesso, in solitudine vivono queste patologie invalidanti che incidono sulla loro vita sociale e sessuale.
Alcune ragazze purtroppo per questioni di salute, non sono riuscite ad essere in piazza ma hanno dato vita ad un vero e proprio social storm e hanno partecipato online alla mobilitazione.
La potenza della rete è esplosa – dal virtuale al reale – nelle piazze di sabato scorso con presidi, volantinaggi, iniziative e flashmob. In alcune città d’Italia, tra le quali Milano, Padova, Genova, Reggio Emilia, Torino, Treviso, Trieste è stata rappresentata la performance cilena “El Violador” con forti rivendicazioni sul tema della tema salute: “La nostra voce è silenziata, la malattia non è studiata, non sanno proprio cosa sia, e la chiamano isteria […] la medicina patriarcale è un sistema ineguale, il dolore delle donne non è un fatto naturale”.
Qui la diretta con il flashmob a Milano
In molti presidi le ragazze hanno portato le numerose scatole vuote dei medicinali che utilizzano e molti prezziari con cifre davvero elevate. Le piazze in Italia sono state colme di cartelli contenenti le frasi che le donne sono costrette a sentirsi dire negli studi medici: “è tutto nella tua testa”, “è solo stress”, “fai i figli e vedrai che ti passa”, “avere mestruazioni dolorose è normale”, “dovresti cambiare partner”, “è normale che le donne soffrano durante i rapporti sessuali”, “non è nulla, essere stanche capita a tutti”.
(Nudm Bologna, Laura Bessega)
La modalità dello speakers’ corner nelle piazze ha dato voce a moltissime testimonianze che hanno descritto il calvario del vivere con queste sindromi non riconosciute dal sistema sanitario e dalla società, ma anche tutte le strategie che grazie ai gruppi di mutuo-aiuto sono state messe in campo per il supporto reciproco. In piazza “sono stati creati spazi pubblici veramente femministi nei quali ogni persona si è sentita libera di esprimersi.
Un presidio pieno di emozioni, costruito con tutta la cura possibile per consentire ad ognuna di sentirsi a proprio agio e partire da sè…La potenza del femminismo è anche questa!” ci dicono le attiviste di Non una di meno Roma.
A Roma la testimonianza anche di Giorgia Soleri, influencer e modella che soffre di vulvodinia, adenomiosi e operata di endometriosi la scorsa estate dopo 11 anni di traumi. In piazza ha raccontato la sua esperienza nel sistema sanitario e ha ribadito l’importanza del supporto tra chi ne soffre e l’importanza di essere in piazza tuttə insieme.
(foto di Lisa Capasso)
Al presidio di Roma ha partecipato anche il suo compagno Damiano David, frontman dei Måneskin, con indosso la mascherina di Non una di meno.
Qui il video
Come ribadisce Serena di Nudm Roma, «noi non vogliamo soffrire e non vogliamo essere vittime. Non ci devono essere temi tabù e non si deve vivere in solitudine il dolore […] Dobbiamo rompere questo dibattito pubblico stagnante nel post pandemia dove non si parla più di rifinanziare la sanità e la scuola pubblica. È importante fare rete tra noi, metterci in gioco, non sentirci sole, costruire solidarietà femminista che diventa lotta».
Qui il video
Come ribadito anche nella piazza di Nudm Milano, «vogliamo che il diritto alla salute e alla cura resti universale. Vogliamo che la prospettiva di genere entri nelle facoltà di medicina e nelle specializzazioni: i corpi delle donne e i corpi trans non sono corpi di serie B e C».
Nelle piazze d’Italia è stata rilanciata la data del 27 novembre a Roma, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e contro la violenza di genere. Una piazza che verrà costruita in sicurezza con tutta la cura e le attenzioni del caso, ma che vedrà finalmente in presenza la marea femminista e transfemminista da tutta Italia.
Immagine di copertina di Lisa Capasso