OPINIONI

A Roma in bicicletta

Negli ultimi anni le condizioni ciclabili della capitale sono migliorate, grazie a nuove piste e all’aumento di cicliste. Al candidato sindaco del centro destra non piace, mentre c’è molto da migliorare

La vita di noi cicliste e ciclisti urbani a Roma è migliorata sensibilmente negli ultimi mesi e anni. Decine di chilometri di piste ciclabili sono spuntati, talvolta piuttosto rapidamente e confusamente, in varie zone della città, rendendo la circolazione più sicura e almeno in alcuni casi anche più fluida. A dare un impulso speriamo decisivo alla mobilità ciclabile romana è stata proprio la pandemia, con un piano straordinario promosso dall’amministrazione capitolina. Approvato ormai più di un anno fa, la valutazione meramente empirica – cioè da parte di chi vive la strada sulle due ruote non a motore – è che effettivamente qualcosa stia cambiando, in meglio, sebbene questo piano (e l’azione generale) sia piuttosto confuso.

Il Piano straordinario, che prevede 150 km di percorsi ciclabili transitori (cioè da modificare in un futuro non ben identificato), non sembra sempre avere infatti una precisa direzione, si percepisce ancora una certa improvvisazione, ciclabili che finiscono male, non collegate tra di loro, percorsi comunque da inventare. Fatto sta che dove prima si doveva dividere la strada con automobilisti impazziti adesso si può pedalare più in sicurezza e una “linea bianca sull’asfalto” non basta ma è decisamente meglio di niente.

Foto da Flickr.

Questo tipo di pista ciclabile, peraltro, risponde a una nuova idea (almeno a Roma) di ciclabilità, cioè quella per cui le biciclette si integrano con gli altri mezzi di trasporto e non sono, come nel caso di piste ciclabili completamente separate dalla carreggiata, un qualcosa di altro.

Ma ciò che ha cambiato davvero la vita di noi cicliste e ciclisti urbani però non sono le piste ciclabili, o comunque non solo. Quello che aiuta di più è che, semplicemente, siamo molti di più di una volta. Affollando le strade, la percezione del pericolo, il non sentirsi isolati e mal compresi, cambia drasticamente. Banalmente, l’unione fa la forza. Chi scrive ha cominciato ad andare in bicicletta a Roma nel 2004 e quasi venti anni fa, specie fuori dal centro storico, capitava di non incontrare mai un’altra persona in bicicletta per settimane. O l’uso della bicicletta era limitato alla (pur rispettabilissima) gita domenicale.

Da diversi anni capita invece di trovare addirittura traffico ciclabile, incluso un gran numero di corrieri, e dal bonus bici in poi il numero di biciclette è aumentato vertiginosamente. La speranza è che abbia contribuito anche una crescente consapevolezza di quanto l’inquinamento prodotto da combustibili fossili sia un problema chiave per l’ambiente.

Adesso le piste ciclabili sono diventate tema da campagna elettorale – e già questa dovrebbe in qualche modo essere una vittoria e un’uscita dall’invisibilità.

Il candidato del centrodestra Enrico Michetti ha infatti minacciato di rimuovere quelle che intralciano il traffico, mentre ne «saranno realizzate, invece, nei tratti paesaggistici dove non creano pericoli all’incolumità dei cittadini». Un’idea di bicicletta come mezzo per le gite della domenica, insomma, e non di trasporto quotidiano.

Ma è la destra, vagamente intesa, che ha scarsa simpatia per l’argomento in generale. I commenti su una proposta pista ciclabile a Roma Nord (che ha sicuramente delle criticità) del consigliere di Fratelli d’Italia del municipio afferente, Giorgio Mori, sembrano trattare le piste ciclabili come il più grande pericolo per Roma, che farebbero «saltare la mobilità di interi quadranti» e contribuirebbero a distruggere la città. Addirittura.

Foto di Jacques Lebleu da Flickr.

Sul “Foglio” si legge invece che «Roma non è Ferrara» e «La mobilità ciclistica può andar bene all’interno di un singolo quartiere, ma appare utopistico pensare a essa come a una modalità davvero alternativa di spostamento». Occorre invece lavorare proprio su questa mobilità. Per definizione, del resto, la presenza di ciclisti e di piste ciclabili disturbano la normale circolazione delle automobili, riduce la carreggiata, crea spazio per mezzi di trasporto che non siano le macchine.

Questo è un bene però, non un problema, anche se deve essere accompagnato da un reale ripensamento della mobilità a Roma che incentivi sempre di più l’uso di alternative alle automobili, creando reali opzioni – il rischio altrimenti è far solo aumentare il risentimento per la diminuzione di parcheggi e di spazio percorribile sulla strada. Del resto, se in macchina state percorrendo un percorso breve, diciamo sotto i 10 km, e c’è anche solo un pochino di traffico, è certo che il ciclista con cui condividete la strada arriverà prima di voi a destinazione.

Che qualcosa stia cambiando nella percezione lo dimostrano anche iniziative come quella del “Messaggero”, che lo scorso maggio ha offerto ai suoi lettori una mappa delle piste ciclabili cittadine, o più in generale l’attenzione dedicato dai media al tema.

È il caso per esempio di un video-reportage del “Corriere della Sera” intitolato nientepopodimeno che «Roma, lo scandalo piste ciclabili: strette, insicure, senza collegamenti (e con l’ostacolo dei bagni chimici)». Lo scopo è chiaramente quello di gettare discredito sulle piste ciclabili in generale, più che chiederne un miglioramento, e spiace che un’associazione di ciclisti si sia prestata.

Un video che inizia constatando, dati alla mano, come Roma sia una delle città più pericolose al mondo per i ciclisti secondo Forum internazionale dei trasporti dell’OCSE e che, con vis polemica e musichette accattivanti, prova a dimostrare che niente va bene, che le piste ciclabili a Roma sono un incubo costante. Come esempi, sono montate a casaccio immagini di interruzioni, indicazioni poco chiare, buche e sanpietrini – non ci sono forse anche nel resto della città? Solo sulle piste ciclabili? Ma il vero capolavoro del video è riuscire a mostrare solo le piste ciclabili meno fortunate o proprio semi-abbandonate, che non sono poche.

Foto di M. Aquila da Flickr.

Non tutte sono uguali, infatti, le vie ciclabili della capitale. Sul corridoio Tuscolano, per esempio, si scorre molto bene ma alcune curve sono decisamente troppo strette, per non parlare della solita scarsa abitudine a tenere la ciclabile sgombra. Sulla Nomentana invece si fatica non poco, con molti sanpietrini, pezzi di strada condivisi con i pedoni: una ciclabile pensata più per le scampagnate domenicali che per spostarsi.

Si va abbastanza bene per la maggior parte della Prenestina (una delle strade più scomode da percorrere in bicicletta prima della pista) e sulla Togliatti, anche se qui i pedoni abbondano pericolosamente nonostante il marciapiede a loro dedicato. Il tunnel di Santa Bibiana che collega l’Esquilino a San Lorenzo, una volta incubo dei ciclisti, ha adesso una comodissima bike lane – inizialmente disegnata dal basso dai ciclisti stessi, e poi ufficializzata.

All’EUR invece una delle più belle piste ciclabili di Roma non è più percorribile perché un ponte è crollato, da ormai più di un anno, e non è stato riparato. Piacevolissimi Tevere, parchi e ville, ma non sempre adattissime per spostarsi, anche perché soggette a intemperie stagionali quali fango e allagamenti. Sono naturalmente solo degli esempi. C’è finalmente anche una mappa ciclabile molto chiara sul sito del comune, ed è ottima anche quella dell’Associazione Salva i Ciclisti, una delle organizzazioni che fa pressione e crea consapevolezza su questo tema.

Insomma, di sicuro Roma non è diventata improvvisamente un paradiso per i ciclisti, ma non è neanche più l’inferno di qualche anno fa, e lentamente qualcosa sta cambiando.

Grazie per i suggerimenti e la rilettura a Francesca che pedala a Roma.

Foto di copertina da Flickr.