DIRITTI

Open Borders Caravan: rompere i confini per costruire l’Europa solidale

Riflessioni di RM al ritorno dalla carovana ai confini dell’Unione Europea. Qui la cronaca multimediale.

La carovana ha attraversato alcuni degli snodi principali della rotta balcanica dei migranti, constatando da vicino come l’attuale flusso, proveniente principalmente dalla Siria, ha fatto saltare alcuni dispositivi della governance europea delle migrazioni.

Sebbene la situazione sia in costante evoluzione e può cambiare rapidamente, la rotta verso i paesi del Nord Europa e, soprattutto, verso la Germania, al momento non conosce blocchi, ma soltanto deviazioni e rallentamenti. La Slovenia, che sabato scorso era stata costretta da una mobilitazione dei rifugiati a permettere il transito attraverso il suo territorio, non è attualmente lambita dal flusso (per evitarlo ha interrotto i collegamenti ferroviari con la Croazia e chiuso alcuni punti di frontiera). Dal sud-est della Croazia, i rifugiati vengono fatti salire su treni speciali, diretti verso nord, vicino al confine con l’Ungheria. Qui, sono costretti a percorrere diversi chilometri a piedi in condizioni molto difficili (al buio, senza alcun tipo di assistenza medica, con l’acqua e il cibo che solo a volte i volontari riescono a dare loro) per raggiungere un varco aperto nella recinzione che separa i due Stati. Da lì, le persone continuano a camminare verso la vicina stazione dei treni e, violenze della polizia ungherese permettendo, cercano di raggiungere l’Austria.

Grazie alla pressione esercitata dai rifugiati, il sistema di controllo delle fontiere esterne e di regolazione dei flussi migratori (costruito attraverso gli accordi di Schengen e il regolamento di Dublino) è parzialmente saltato. I diversi paesi che si trovano sulla rotta balcanica sono stati in qualche modo, e con diverse modalità, costretti a far passare le persone, in alcuni casi persino facilitandone il transito. Resta da capire come i vari governi si muoveranno nelle prossime settimane e quali nuovi ostacoli verranno imposti alla libera circolazione dei migranti.

L’attuale flusso migratorio ha come altro effetto quello di inserirsi in uno scenario di instabilità politica, sia interna che esterna. Per un verso, infatti, forze razziste e di estrema destra tentano di guadagnare consenso attraverso retoriche xenofobe e favorevoli al controllo e alla chiusura delle frontiere. Per un altro, si stanno riacuendo vecchie tensioni tra i diversi Stati, che tentano di scaricarsi l’un l’altro i rifugiati attraverso ricatti e forzature reciproche che hanno poco a che vedere con il fenomeno in questione, e riguardano invece rivalità mai del tutto risolte che affondano le proprie radici nella storia più recente.

Immagini dalla “Open Borders Caravan””

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L’azione della Carovana si è inserita in questo specifico scenario. Venerdì pomeriggio diverse decine di attiviste e attivisti europei hanno partecipato alla piazza antifascista chiamata dal “Fronte anti-razzista sloveno”, per evitare il concentramento di gruppi neonazisti convocatisi sullo slogan “Difendiamo le nostre frontiere”, poi spostato altrove. Sabato, dopo una partecipatissima assemblea al centro sociale Rog di Ljubljana, oltre 200 persone provenienti da Italia, Svizzera, Germania, Austria, Slovenia e Croazia si sono mosse verso Botovo, al confine tra Croazia e Ungheria. Come accennato in precedenza, in questi giorni il passaggio non viene impedito, ma soltanto reso estremamente difficile, soprattutto per anziani e bambini, dall’interruzione della linea ferroviaria internazionale. Gli attivisti della carovana hanno così potuto incontrare più di un migliaio di rifugiati che scendevano dai treni, senza neanche sapere dove si trovavano e molto preoccupati per quello che li avrebbe attesi al di là del confine ungherese. Sono stati consegnati loro acqua, cibo e beni di prima necessità, raccolti dai diversi network solidali delle città di provenienza: da Roma abbiamo portato gli aiuti raccolti dalla Libera Repubblica di San Lorenzo. Altri pezzi della Carovana, invece, si sono diretti al confine sloveno-croato e, il giorno successivo, a Babzka, tra Croazia e Slovenia, consegnando altri beni di prima necessità e, in alcuni casi, offrendo un passaggio ai rifugiati verso i paesi di destinazione.

La Open Borders Caravan è stato un importante momento di incontro tra chi, in Europa, sta incrociando in punti diversi lo stesso flusso migratorio e sta combattendo una battaglia comune per l’apertura delle frontiere, per percorsi di transito sicuri e per un’accoglienza dignitosa. Crediamo che i tentativi di organizzazione transnazionale di lotte e reti solidali sul tema dell’apertura delle frontiere vadano moltiplicati, migliorando le connessioni reciproche e la capacità organizzativa comune.

Come Resistenze Meticce esprimiamo la nostra solidarietà a tutte le persone che stanno combattendo la stessa battaglia per l’apertura delle frontiere a Ventimiglia, a chi è bloccato lì da settimane, a chi in questi giorni ha ricevuto un foglio di via e a chi, proprio ieri, è stato vigliaccamente caricato dalla polizia italiana.