EUROPA

Voci da Atene. Un Oxi è per tutti

Cinque interviste per raccontare le giornate del referendum e le prospettive incerte e contraddittorie dopo una straordinaria vittoria contro l’austerità, a cura di Dinamopress e Blockupy goes to Athens. Leggi qui l’appello alla solidarietà internazionale di Solidarity4all.
Leggi anche gli altri contributi da Atene: Cronaca di una vittoria non annunciata, Greferendum: il voto è di classe e Atene, the day before.

DinamoPress è stata ad Atene con la delegazione transnazionale Blockupy goes to Athens, per continuare a costruire connessioni tra le lotte e i movimenti, per raccontare e vivere queste importanti giornate che riguardano non solo la Grecia ma l’Europa. Proponiamo cinque videointerviste realizzate con diversi compagni ad Atene nella giornata di ieri, utili per approfondire alcuni temi e confrontandosi con la materialità dei processi di lotta su più livelli che stanno aprendo spazi di contraddizione e conflitto contro l’austerità e la dittatura finanziaria in Europa.

Siamo in una situazione critica, afferma Yanni Almpanis del Comitato centrale di Syriza, a causa delle decisioni prese dalla BCE e dalla Troika, che voglio umiliare il popolo greco e il suo governo. Sanno tutti che non è una questione di soldi, e che le politiche di austerità sono state un fallimento. I poteri forti vogliono distruggere ogni possibilità di alternativa. Il sistema politico greco è stato però radicalmente trasformato dall’irruzione nella scena politica degli esclusi. E’ un momento di trasformazione storica, e a partire da questo dobbiamo pensare la fase post referendum. La crisi della rappresentanza ha aperto spazi per nuove sperimentazioni politiche, ed oggi ci troviamo ad avere ottenuto una vittoria così significativa nonostante la chiusura delle banche, la campagna per il SI portata avanti dai media, dagli imprenditori, dalla pressione internazionale. Il popolo greco ha votato NO, nonostante le paure e le difficoltà che tutti stiamo vivendo. Una nuova ondata di politicizzazione e discussione ha attraversato tutta la società, tutti hanno preso posizione. Si è aperto un nuovo spazio democratico, in cui rilanciare la lotta di classe. Non posso fare previsioni, ma affermo che siamo qui per continuare a lottare per la dignità dei popoli, contro la continua umiliazione, la paura, i ricatti che hanno caratterizzato questi ultimi anni. Non c’è la certezza di una vittoria, né possiamo essere certi che non verremo sconfitti, ma continueremo a lottare fino alla fine. Non ci sono solo due alternative, gli scenari a volte si trasformano e reinventano al di là di ciò che immaginiamo. Dobbiamo prepararci ad aprire nuovi spazi e nuove prospettive per rispondere alla povertà e affrontare il problema del debito: adesso la scelta non tocca alla Grecia, ma ai creditori, che devono scegliere se cedere oppure punire ancora i greci per aver scelto il NO in nome della dignità.

Continuiamo la discussione con Nasim, attivista del Dyktio, di fronte allo steki metastanon a Exarchia. Questo storico NO dobbiamo trasformarlo in un NO europeo contro l’austerità a livello transnazionale. E’ la prima volta che in Grecia si interpella il popolo per decidere cosa fare rispetto ad un accordo internazionale. I movimenti hanno utilizzato questo spazio per riaprire la lotta contro la crisi sociale e politica, che non è una crisi greca ma complessivamente europea e globale. Ma la UE continua a ricattare la società greca, non si tratta del debito ma della volontà di punire il governo che per primo e da solo sta provando a riaprire un’opportunità per il cambiamento.

E’ una vittoria della gente impoverita della Grecia, ma non solo, pronuncia Lukia Kotronaki del Dyktio di Atene: una vittoria per il resto dei paesi dell’unione contro l’austerità, per nuovi piani oltre la logica europea del sacrificio. Con questo risultato importante Tsipras ha voluto un mandato per negoziare con le istituzioni finanziare e politica dell’Europa. Bisogna tradurre questo risultato democratico alle istituzioni d’Europa. Il 60% di no è stato un risultato non solo di Syriza, ma del movimento tutto, esito di una spettacolare mobilitazione a livello locale che ha coinvolto la sinistra radicale quanto gli anarchici.

Una vittoria inaspettata, straordinaria e importante conferma anche Dimosthenis Papadatos, redattore di rednotbook.gr, tanto più che si è data in un clima di terrorismo mediatico e continua minaccia: la grexit e la fine della liquidità delle banche. Si è votato con le banche chiuse e, nonostante questo, il voto ha affermato la volontà della Grecia di fare il possibile per rimanere in Europa. Risolvere il problema della liquidità con il ritorno a la moneta nazionale è uno scenario possibile, che tuttavia avrebbe delle conseguenze drammatiche. Non è quello che la Grecia vuole, anche se sarà costretta a scegliere la Dracma a causa delle istituzioni Europee.

Il successo del No è un voto per continuare i negoziati, per trovare soluzioni che garantiscano una ristrutturazione del debito, misura necessaria per uscire da questa situazione. Dalla voce degli espulsi e dei ceti più impoveriti della società contro il capitalismo finanziario, di quale Unione Europea stiamo parlando quanto parliamo di resistenza all’austerità per tenere l’Europa unita? La solidarietà espressa dai movimenti europei è stata importante, fondamentale perché questo referendum non è stato il trionfo dell’orgoglio nazionale o patriottico. Scelte in nome del nazionalismo non sono la soluzione di quanto si vive in Grecia. Così come non è vero che i fascisti o la destra hanno contribuito al 60% del no: non hanno mosso un dito per questo risultato, dovete saperlo, ci conferma Dimosthenis Papadatos.

Il referendum ha imposto uno scenario per immaginare la lotta tanto a livello nazionale che transnanzionale, perché quanto sta avvenendo in Grecia è direttamente una questione europea. Il movimento contro l’austerità è antinazionalista; articolare il livello transnazionale delle lotte sociali contro l’austerità è, oggi, l’urgenza della Grecia.

In conclusione una intervista con Margarita Georganopoulos e Olga Lazazani, attiviste del Diktyo – Network for social and political right, sulla situazione politica greca dopo il referendum.