ITALIA
Pandemia e giustizia sociale. Nasce il Network sociologia di posizione
L’emergenza pandemica sta mettendo in luce gli effetti nefasti del neoliberismo, aumentando ancora di più diseguaglianze sociali e pericolosi accentramenti di potere. Un manifesto sottoscritto da sociologhe e sociologi lancia un network di ricerca per affrontare le inedite sfide che ci pone il presente
Siamo una rete di sociologhe e sociologi impegnati da tempo a comprendere gli effetti politico-sociali generati dal primato dei valori, degli interessi e delle pratiche del neoliberismo nell’azione pubblica. Abbiamo studiato le diseguaglianze e l’esclusione sociale, la subalternità della politica alla governance neoliberale, l’impatto dei mercati sul rapporto tra pubblico e privato, sul welfare e sui diritti sociali, la centralità dei saperi esperti e delle tecnocrazie, la ricomposizione dei rapporti sociali in relazione ai processi di trasformazione del lavoro, il capitalismo delle piattaforme, le nuove forme di sorveglianza e controllo sociale, i populismi vecchi e nuovi, i processi di pauperizzazione, la semplificazione della comunicazione pubblica, il rischio e la retorica della sicurezza ridotta a securitarismo, le trasformazioni della forma-Stato, dei processi decisionali e dei conflitti, le migrazioni e i razzismi.
Non crediamo a una sociologia ridotta a svolgere compiti di “servizio”, bensì a una sociologia “di posizione” che serva a comprendere lo stato di salute, le tensioni e le contraddizioni delle società contemporanee, dando un contributo importante nelle scelte decisive che occorre intraprendere in Europa durante e dopo la pandemia. Per “posizione” intendiamo sia il nostro posizionamento critico nei confronti delle realtà politiche e sociali, sia la restituzione pubblica della presa di parola delle soggettività che compongono le società contemporanee.
L’emergenza pandemica sta tragicamente mostrando gli effetti perversi dei processi di mercatizzazione dello Stato e delle politiche pubbliche, oltre che il loro stesso fallimento. I sistemi sanitari mostrano le loro fragilità per effetto dei processi di privatizzazione a cui sono stati sottoposti. Le ricchezze vengono delocalizzate e concentrate tramite il capitalismo delle piattaforme. L’emergenza ha rafforzato i processi di personalizzazione e centralizzazione del potere politico, prestando il fianco alla proliferazione di modelli di riferimento neo-autoritari. Questi processi si innestano in dinamiche di crescita delle disuguaglianze e criminalizzazione delle povertà che rischiano di trovare un’ulteriore accelerazione nei prossimi anni.
Proprio per questo, al di là della retorica prevalente, non siamo “tutti sulla stessa barca”. La pandemia ha aggravato disuguaglianze in modo esponenziale. È per questo che non basterà essere “resilienti”. Se esserlo significa tornare a un modello di sviluppo centrato sull’accelerazione dei cicli di produzione e consumo, sul primato del capitalismo finanziario, su un fisco regressivo, su insopportabili asimmetrie di potere, sull’individualismo competitivo e sulla normalizzazione della disperazione, noi preferiamo rifiutare la logica della resilienza, abbracciando piuttosto una pratica di resistenza generativa.
L’Europa che verrà merita altro: equità politica, sociale e fiscale, dignità del reddito, tutela del lavoro, un benessere fondato su beni e servizi collettivi accessibili a tutte e tutti. Sanità, istruzione, servizi di cura, acqua ed energie, infrastrutture sociali, abitazioni, investimenti in cultura e ricerca sono quei bisogni radicali e necessari per rendere la vita degna di essere vissuta.
Dedicheremo gli anni che verranno a un duplice impegno. Da un lato, ci daremo il compito, proprio della sociologia di posizione, di analizzare le conseguenze sociali e politiche della pandemia a partire dal cosiddetto Recovery Plan non appena esso vedrà la luce e diventerà operativo. Dall’altro, useremo gli strumenti della ricerca sociale per disegnare un’altra vita per l’Italia e l’Europa. A cominciare da una nuova idea di cura collettiva, non affidata agli attori della grande finanza, ma restituita ai suoi stessi beneficiari. L’innovazione di cui abbiamo bisogno non è quella predefinita dalle élites tecnocratiche, ma un cambiamento reale fondato su desideri, bisogni e interessi collettivi.
Lavoreremo attraverso esperienze di ricerca collettiva, coinvolgendo i soggetti che più duramente stanno sperimentando su di sé i segni della crisi. A loro non ci rivolgiamo come semplici testimoni privilegiati della propria condizione, bensì come parte attiva di un processo di riflessione ed elaborazione plurale di categorie utili a comprendere un disagio sociale ben visibile a tutte e tutti. Non intendiamo raccoglierne la parola, bensì farla emergere, in qualche caso suscitarla, per elaborare insieme un sapere condiviso sulla società, premessa centrale e insostituibile per la sua trasformazione e per una nuova idea di cura collettiva, oltre che di trasformazione sociale.
Primi firmatari: Fabio de Nardis (Univ. di Foggia); Giulio Moini (Univ. La Sapienza); Antonello Petrillo (Unisob, Napoli); Anna Simone (Univ. di Roma Tre); Angelo Salento (Univ. del Salento) Manuel Anselmi (Unitelma Sapienza); Sandro Busso (Univ. di Torino); Loris Caruso (Univ. di Bergamo); Davide Caselli (Univ. Milano-Bicocca); Federico Chicchi (Univ. di Bologna); Ernesto D’Albergo (Univ. La Sapienza); Alberto De Nicola (Univ. di Roma Tre); Edoardo Esposto (Univ. La Sapienza); Stefania Ferraro (Unisob, Napoli); Costanza Galanti (Univ. di Padova); Enrico Gargiulo (Univ. di Bologna); Fabio Quassoli (Univ. Milano-Bicocca); Giuseppe Ricotta (Univ. La Sapienza); Cirus Rinaldi (Univ. di Palermo); Onofrio Romano (Univ. Di Bari); Pietro Saitta (Univ. di Messina); Michele Sorice (LUISS, Guido Carli).
Prime adesioni: Rosalba Altopiedi (Univ. Piemonte Orientale); Francesco Antonelli (Univ. di Roma Tre); Niccolò Bertuzzi (Univ. Trento); Vando Borghi (Univ. di Bologna); Lavinia Bifulco (Univ. Milano-Bicocca); Marco Binotto (Univ. La Sapienza); Marco Bruno (Univ. La Sapienza); Francesco Campolongo (Univ. di Padova); Vincenzo Carbone (Univ. di Roma Tre); Xenia Chiaramonte (Univ. ICI Berlin); Gianluca De Angelis (Politecnico di Milano); Livia De Tommasi (Univ. di São Paulo); Mirco Di Sandro (Univ. di Roma Tre); Sara Fariello (Univ. della Campania Luigi Vanvitelli); Valeria Ferraris (Univ. di Torino); Davide Filippi (Univ. di Genova); Francesco Garibaldo (Fondazione Sabattini); Diego Giannone (Univ. della Campania Luigi Vanvitelli); Giovanna Gianturco (Univ. La Sapienza); Alberta Giorgi (Univ. di Bergamo); Barbara Giullari (Univ. di Bologna); Barbara Grüning (Univ. Milano-Bicocca); Carlotta Mozzana (Univ. di Milano-Bicocca); Caterina Peroni (CNR-IRPPS); Luca Raffini (Univ. di Genova); Emanuele Rossi (Univ. di Roma Tre); Irene Strazzeri (Univ. del Salento); Valeria Verdolini (Univ. Milano-Bicocca)…
Per adesioni al network: sociologiadiposizione@gmail.com