DINAMO SCHOOL
Oltre l’economia del turismo
L’obiettivo del corso è indagare alcuni aspetti e settori dell’economia turistica. Ogni incontro, a cura di esperti, ricercatori e attivisti, affronterà questioni specifiche legate al turismo e al governo dei territori, per decostruire vecchie retoriche e rappresentazioni, per comprendere da dove partire perché tutto non torni come prima.
Sono previsti cinque appuntamenti seminariali tra il 30 novembre e il 18 dicembre. Quote di iscrizione: 30 euro, iscrizione precaria; 60 euro, iscrizione sostenitrice.
Per info, iscrizioni e contatti: corsidinamopress@gmail.com
«Il turismo è l’industria più pesante del XXI secolo». Con questa fulminante asserzione il giornalista e sociologo Marco D’Eramo prova a cogliere nel suo Il selfie del mondo l’essenza di uno dei fenomeni più pervasivi della contemporaneità. Il numero di arrivi internazionali è raddoppiato negli ultimi vent’anni, passando da 664 milioni nel 2000 a 1,5 miliardi nel 2019. A cosa è dovuto questo aumento dei flussi turistici e qual è l’impatto sui territori? Il turismo è una pratica connaturata all’essere umano oppure un sintomo tipico del tardo-capitalismo? La sua promozione è un dispositivo retorico in mano ai colossi della gig economy, oppure la crescita del turismo rappresenta una strategia di sviluppo per le comunità locali? Il turismo riesce ad accogliere tante possibili definizioni senza esaurirsi in nessuna di esse, senza mai essere messo a fuoco pienamente.
Mentre si abbozzano teorie e impressioni, la cosiddetta industria turistica smuove risorse, finanze e politiche, ridisegnando città e territori. Le città, in competizione per attrarre investimenti, diventa essa stessa un’attrazione, un prodotto da vendere con le campagne di marketing turistico che promettono l’esperienza dell’autenticità. La logica dell’attrattività si impone nei centri storici museificati, mentre le periferie subiscono interventi di facciata dettati da logiche immobiliari, presentati come operazioni di rigenerazione urbana. Intanto la crisi economica e le dinamiche del lavoro spingono un numero crescente di attività nell’ambito del settore turistico, a discapito della varietà di funzioni urbane che la città dovrebbe garantire, producendo una crescita diseguale di attività e territori.
Al tempo stesso il turismo è una pratica, è espressione del desiderio di viaggio, di scoperta dell’Altro e di costruzione di nuove identità. La domanda e l’offerta di turismo è infatti orientata dal peso crescente che la produzione di cultura ha assunto nell’economia urbana. Ma, dietro l’apparato retorico di eventi, comunicazione e gradi opere, dove atterrano i flussi economici turistici? Chi beneficiano? Come modificano lo spazio urbano? Quali sono le condizioni di lavoro nei settori dell’economia turistica? Quali sono gli interessi e i conflitti aperti? Esiste un turismo sostenibile? Esiste un’alternativa all’economia del turismo? E quale sarà l’impatto della pandemia sul turismo, sulle priorità e sui meccanismi economici da una parte, sui comportamenti individuali dall’altra?
Grazie al contributo di studiosi e studiose con competenze, linguaggi, e saperi differenti, il corso/seminario mira a indagare alcuni aspetti centrali dell’industria turistica, in quanto motore di alcuni dei principali processi che ridisegnano lo spazio e il tempo. Analizzare il turismo nella sua realtà concreta e complessa significa provare a guardare verso il “punto cieco” del presente: dove tendenze economiche e impatto produttivo, conseguenze ambientali ed elaborazione dell’immaginario, mercificazione della vita e atti di resistenza definiscono il nostro abitare.
Programma degli incontri
Primo incontro, lunedì 30 novembre, 17.30-19.30: Il turismo è il petrolio d’Italia?
Il turismo come strategia di crescita economica: città tra turismo, crisi e pandemia
A cura di Ugo Rossi e Giacomo Salerno
Il turismo è una pratica di consumo. Ma è anche una politica, una strategia di crescita economica e, secondo qualcuno, un’ideologia. Nel contesto della ristrutturazione dell’economia urbana, il turismo ha assunto un ruolo sempre più centrale. Quando, come, perché questo è avvenuto? Quali effetti ha prodotto? Adesso la pandemia ha imposto un arresto all’economia turistica: quanto e come le città sono destinate a cambiare ancora?
Secondo incontro, lunedì 7 dicembre, 17.30-19.30: Città e territori come resort?
Lo spazio pubblico: rigenerazione o gentrificazione?
A cura di Pierpaolo Ascari e Roberto De Angelis
La città diventa un’attrazione, un prodotto da vendere con il marketing turistico. Come cambia lo spazio pubblico della città-merce? Con questi interventi, strumenti, retoriche e rappresentazioni? Quali sono le ideologie e i dispositivi che ne determinano l’uso?
Terzo incontro, venerdì 11 dicembre, 17.30-19.30: È vero che con la cultura non si mangia?
Patrimonio culturale e spettacolo: lavoro o sfruttamento?
A cura di Alice Battistella (Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali) e Tiziano Trobia (Camere del Lavoro Autonomo e Precario)
L’economia urbana si basa sempre più sulla produzione di contenuti culturali, immateriali e simbolici. I settori della cultura e del patrimonio artistico muovono gran parte dell’economia turistica in Italia. Allora perché i lavoratori percepiscono le briciole? Come vengono gestiti questi settori e servizi, con quale obiettivo? Chi ci guadagna? Cosa dobbiamo cambiare?
Quarto incontro, lunedì 14 dicembre, 17.30-19.30: Green, smart e sostenibile
Tra crisi ambientale e retoriche di greenwashing: il turismo all’epoca del cambiamento climatico
A cura di Alex Giuzio e Lucia Tozzi
Ecosistema è la parola del futuro, mentre il cambiamento climatico è qui. Gli impatti sociali e ambientali del turismo sono insostenibili. Le retoriche che descrivono come green, smart e sostenibili le città del futuro vorrebbero conciliare natura e profitto. Ma la gestione del territorio è ancora in mano alla logica del profitto. Il caso delle coste italiane e degli alberi “equivalenti” di Milano.
Quinto incontro, venerdì 18 dicembre, 17.30-19.30: I borghi e le aree interne, tra mitologia e realtà
Dopo il turismo: le proposte di riconversione fuori dai centri urbani
A cura di Alberto Marzo e Filippo Tantillo
La crisi del turismo non è una novità in molte aree del Paese: dalle coste densamente edificate alle aree dell’arco alpino dove la neve non cade più, sono molte le aree dell’Italia dove le case, gli impianti sciistici e le strutture sono in abbandono da anni. Come ripensare questi luoghi, con quali funzioni, attraverso quale azione pubblica? Esistono spazi di sperimentazione e proposte di riqualificazione ambientale a cui guardare, oltre la dimensione urbana e il paradigma turistico, per ripensare anche la monocultura dei centri storici? Un turismo sostenibile è possibile a partire da qui? Le proposte dai margini.
Bio dei coordinatori
Sarah Gainsforth, ricercatrice indipendente e giornalista freelance. Scrive di trasformazioni urbane con un focus sull’abitare, per Internazionale, Il Manifesto, L’Espresso, FanPage, DinamoPress, CheFare. È autrice di Airbnb città merce, Storie di resistenza alla gentrificazione digitale (Derive Approdi, 2019), finalista al Primio Napoli 2020, e di Dopo il turismo, Esiste un turismo sostenibile? (Eris Edizioni, 2020).
Giacomo-Maria Salerno, ricercatore con una formazione in filosofia e in studi urbani, si occupa di città, turismo e movimenti sociali. Autore di Per una critica dell’economia turistica. Venezia tra museificazione e mercificazione (Quodlibet 2020), fa parte di OCIO – Osservatorio Civico sulla casa e sull’abitare e del gruppo di ricerca Short Term City – Digital platforms and spatial (in)justice [STCity].
Francesco Brusa, giornalista per dinamopress e Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa. Si è occupato di politiche del territorio e trasformazioni urbane in area est-europea (Moldavia, Ucraina) e anatolica (Istanbul, Kurdistan). Con la redazione intermittente di Altre Velocità di Bologna è impegnato in un percorso di riflessione e divulgazione attorno ai temi della città, del turismo e dell’offerta culturale (“Domani è un altro mondo”).
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