EUROPA
Da Charlie Hebdo alla guerra globale, due domande a Toni Negri
In seguito alla marcia repubblicana di Parigi abbiamo incontrato A. Negri. English Version Leggi anche «Liberté, égalité, fraternité» e il loro doppio di M. Bascetta Guerre Sante: non sulla nostra pelle della nostra redazione Disertiamo le guerre sante di Mattia Galeotti
Quali sono i contraccolpi in Francia degli eventi cominciati con il massacro di Charlie Hebdo e chiusosi, per ora, con la Marche républicaine?
I contraccolpi dell’attacco del 7/01 sono quelli di tutti gli attacchi “terroristi” di questo genere. Ormai conosciamo la lezione: inni alla sicurezza, apologia della polizia e dei servizi, odio per il nemico, unanimismo nel denunciarne la pericolosità, ecc. E in più, in questo caso, demonizzazione del pericolo islamico. I contraccolpi della manifestazione dell’11/01 non si sa invece quali saranno. Meglio detto: ci sono molti che pensano che i quattro milioni di francesi di tutti i colori e religioni che hanno manifestato in nome della “fraternità”, siano solo degli illusi che non sapranno far valere la loro passione democratica a fronte delle astuzie del potere e della forza del razzismo di Stato. Personalmente non lo credo. Penso invece che forse questa manifestazione possa esser l’inizio di un rovesciamento del quadro sopra descritto e che possa bloccare – o almeno cominciare a bloccare – il ciclo di crescita della destra fascista e sciovinista in Europa. C’era aria buona nella manif. Non dava davvero l’impressione dei cortei dei fascisti e dei cattolici integralisti dell’autunno. Il ceto politico sembra superato da questa manif. Vedremo cosa succede. Vedremo se si avrà la forza politica (e il buon senso) di riaprire il dialogo bloccato dal 2005 con la banlieue; vedremo se si riuscirà a sconfiggere quello scervellato uso della crisi che può solo creare fascismo e sciovinismo. Solo in questo caso la crescita delle forze nazionali di destra potrà essere bloccata. La Francia ha bisogno della banlieue e la manifestazione dell’11 lo vuole e lo ha detto – per chi vuole udire.
Pensi che ci troviamo in qualche modo di fronte a una terza guerra mondiale, come sostengono molti e non solo nella destra islamofoba?
No, non credo a una guerra mondiale – l’attacco islamista dell’7/01 non è una nuova Sarajevo né i compagni di Charlie Hebdo sono l’arciduca Ferdinando. In più le guerre che finora si son fatte da quelle parti del mondo non sembrano esser finite molto bene. I problemi grossi sono piuttosto sul mar di Cina. Quello è l’ombelico del mondo dove può succedere di tutto – la guerra con gli arabi la vuole invece solo Netanyahu, anche contro la volontà americana, e qualche imbecille seguace della fanatica Fallaci. No, la guerra – quella vera, quella grande – non ci sarà ancora e, se la fanno, i nostri signori la perderanno, prima di tutto all’interno delle loro belle nazioni, poi all’esterno nel mondo globalizzato. Comunque vogliono farci paura. In questa situazione – pensando a noi – bisogna comprendere che i tempi per organizzarsi politicamente, per far emergere dall’orizzontalità dei movimenti una verticale politica che sappia esprimere forza e programmi politici, è urgente – se non vogliamo aver più paura e sentiamo (come in molti hanno sentito durante la manif dell’11/01) che la nostra povertà e la nostra fraternità possono vincere.
Leggi anche la traduzione in inglese: Charlie Hebdo, fear and world war: two questions for Toni Negri