MONDO
Adelante México!
In Messico si è chiuso il Festival Mondiale delle Resistenze e Ribellioni contro il Capitalismo, un grande successo politico ed organizzativo in un paese attraversato da nuova linfa per i movimenti. Leggi anche 26D Ayotzinapa 3 mesi dopo: corteo a Città del Messico
Oltre 2600 partecipanti da 49 diversi paesi del mondo hanno assistito, condiviso, e partecipato al primo Festival Mondiale delle Resistenze e Ribellioni contro il Capitalismo.
Numeri importanti, numeri che evidenziano nuovamente la capacità “attrattiva” dell’EZLN e la capacità organizzativa della stessa struttura.
Ma questi numeri lascerebbero intendere che la tendenza del festival sia stata ampia e internazionale. Non si può certo dire che il coinvolgimento e partecipazione internazionale sia stata di poco conto, ma sicuramente l’oggetto d’osservazione principale e centrale è stato il Messico con le sue resistenze e ribellioni, dolori e rabbie, lotte e iniziative politiche.
I 14 giorni appena passati sono stati una potente miscela di autonarrazione pubblica, spazio di relazione politica, luogo di scambio culturale ed iniziata legittimante lotte e reti sociali dove tutto sembrerebbe puntare ad una rafforzamento nei dialoghi tra le diverse realtà del Congresso Nazionale Indigeno, da anni realtà in difficoltà e troppo vincolata ai perimetri delle singole soggettività indigene, l’EZLN, i membri della Sexta Nazionale e l’inedito movimento spontaneo nato attorno alla lotta dei genitori e compagni dei 43 studenti della Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa.
Tentativi di dialogo quindi non solo tra soggetti e storie differenti ma anche tra “cordate” nazionali differenti. Se da una parte nel Guerrero si è creata l’assemblea nazionale popolare, da anni l’EZLN ha costruito il percorso della Sexta Nazionale. Questi due percorsi lontani per biografia, cultura politica e storia sembrano iniziare ad entrare in dialogo. Una sorta di dialogo a tre anche con il Congresso Nazionale Indigeno.
Dopo l’assalto agli studenti di Ayotzinapa del 26 di settembre il festival ha cambiato faccia e volto, non solo perché gli Zapatisti e le Zapatiste hanno lasciato la parola ai famigliari dei 43 ma anche, e soprattutto, perché l’esplosione del movimenti nato dopo la sparizione forzata degli studenti della Scuola Normale Rurale è stato qualcosa che non si vedeva dal 1994.
La centralità politica della lotta di Ayotzinapa quindi non è tanto una forzatura di CNI ed EZLN ma più che altro un riconoscimento dato dai due soggetti organizzatori alla principale lotta sociale nel paese. Lotta capace di creare la più grande crisi politica nel Messico degli anni 2000.
Sarà interessante capire se quello che sembrerebbe essere un tentativo di costruzione di relazione politica tra i due movimenti più importanti e dirompenti del Messico degli ultimo 21 anni riesca realmente a prendere piede, così come sarà interessante capire la triangolazione con il CNI. Si tratta di strutture politiche che mobilitano alcune centinaia di migliaia di persone, senza contare gli aderenti alla Sexta. Numeri importanti.
Il mantra ripetuto è quello della creazione di organizzazione, unico strumento capace di contrapporre forza alla violenza del capitalismo.
Quello che oggi però è una certezza è che non solo l’EZLN è vivo, non solo costruisce l’autonomia nei suoi territori ma continua ad essere soggetto politico capace di catalizzare attenzione, fare chiamate pubbliche internazionali, costruire reti e agire azione politica a diversi livelli, dalla difesa in armi del suo territorio alla rivitalizzazione del CNI.