ROMA
Roma, centinaia di donne al flashmob “Un violador en tu camino”
Anche a Roma, come in tante città d’Italia, il flash mob organizzato da Non Una Di meno in seguito alla chiamata del collettivo Las Tesis in solidarietà alle donne cilene. In pochi giorni la performance è stata ripetuta in decine di piazze nel mondo, diventando pratica condivisa del movimento transfemminista globale. Contro la colpevolizzazione delle vittime di violenza, l’intreccio di corpi e parole che si muovono all’unisono chiariscono che: «L’assassino sei tu. Lo stupratore sei tu».
Il testo
La colpa è del patriarcato
Il braccio armato dello stato
Dice che sono il problema
Giustificando il suo sistema
4 tempi
Il patriarcato punta il dito
E ci giudica iimpunito
Il nostro castigo
E’ la violenza che ora vivo
6 tempi
Femminicidio
Impunità per l’assassino
6 tempi
E’ l’abuso
E’ lo stupro
6 tempi
E la colpa non è la mia
Nè dentro casa
Nè per la via (X2)
4 tempi
Y la culpa no era mia
Ni donde estaba
Ni como vestia (X2)
4 tempi
L’assassino sei tu
Lo stupratore sei tu
6 tempi
Le guardie
6 tempi
I giudici
6 tempi
Lo stato
6 tempi
La chiesa
6 tempi
E lo stato oppressore
E’ un macho stupratore (X4)
4 tempi
L’assassino sei tu
Lo stupratore sei tu (X2)
9 tempi
Siamo il grido
Altissimo e feroce
Di tutte quelle donne
Che più non hanno voce (X2)
4 tempi
El violador eres tu.
Il comunicato di Non Una Di Meno
Non Una di Meno ha deciso di rispondere alla chiamata delle compagne cilene e di replicare l’azione contro lo stupro e la violenza patriarcale “Un Violador en tu Camino”. Le azioni si svolgeranno nelle giornate dal 6 al 15 dicembre in molte città italiane (Modena, Genova, Roma, Napoli, Trieste, Milano, Firenze, Bologna, Padova, Pavia, Pescara, Reggio Emilia, Torino, tra le altre).
L’azione “Un Violador en tu Camino” è stata ideata dal collettivo femminista #Lastesis, ed è esplosa il 25 novembre in Cile, per poi diffondersi in tutto il mondo. Il collettivo cileno ha chiamato a raccolta tutte le donne e dissidenti per riproporlo nelle proprie città, nella propria lingua. La risposta non si è fatta attendere: l’azione è stata riprodotta in tutta l’America Latina fino all’Europa.
Le massicce proteste contro il governo di Sebastian Piñera e il sistema neoliberista che governa il Cile da oltre 40 anni non si arrestano così come non si arresta la brutale violenza della polizia. La repressione cilena affonda le sue radici nel sistema di terrore della dittatura militare, il cui fantasma torna forte nelle misure messe in atto per disincentivare la partecipazione alle proteste.
Le mosse portate in piazza dalle attiviste durante la performance richiamano proprio le torture cilene, così come i luoghi in cui si è scelta di farla: di fronte al carcere, davanti allo stadio Nazionale, luogo di detenzione e tortura durante la dittatura militare.
Ieri come oggi, le violenze sulle donne in Cile assumono più che mai un carattere intimidatorio e simbolico. Le donne sono le protagoniste di una rivolta che fa paura perché capace di costruire connessioni sociali e mettere in discussione l’intero sistema.
Mentre migliaia di donne si alzano assieme gridando che la colpa non è mai la nostra, né per dove stiamo né per come vestiamo, dobbiamo ancora una volta assistere a quella che abbiamo definito violenza istituzionale, quella che passa attraverso i processi di femminicidio. Facciamo nostre le parole delle compagne cilene ed esprimiamo la nostra rabbia per chi ripete che ce la siamo cercata, per chi non ci crede e punta il dito contro la vittima. È il caso di Martina Rossi, morta cadendo da un balcone, mentre cercava di sottrarsi ad una violenza sessuale. Ma nessuno ha voluto crederci, tutti hanno pensato, e scritto, che fosse assurdo. Dopo 9 anni Martina non ha ancora trovato giustizia.
Alla vostra violenza, dentro e fuori i tribunali, rispondiamo senza più pazienza, senza alcuna sottomissione e con tantissima rabbia che gli assassini siete voi, gli stupratori siete voi. Trasformeremo il silenzio in grido di rivolta contro la violenza. E grideremo ancora perché nessuna resti mai sola, “lo stupratore sei tu!”