PRECARIETÀ
Roma, verso lo sciopero sociale bloccato convegno al Cnel
“oggi prendono parola i precari, non solo sindacati concertativi ed esponenti del governo, per dire a Renzi: NOT IN MY NAME”
Contro precarietà e disoccupazione #14N #scioperosociale
Sono giorni che il premier Renzi e il ministro del Lavoro Poletti si autoproclamano difensori dei precari, di chi, come noi, è privo di diritti. Lo fanno sostenendo il Jobs Act e la necessità di rendere più flessibile il mercato del lavoro attraverso l’eliminazione dello Statuto dei lavoratori.
Lo gridiamo da subito con forza: NON IN NOSTRO NOME!
È un ventennio, infatti, che si approfondisce la flessibilità promettendo, in cambio, l’aumento dell’occupazione: in modo inequivocabile, i fatti dimostrano che tutto ciò non è vero, a maggiore flessibilità non corrisponde maggiore occupazione, anzi. Altrettanto, sappiamo che eliminando le tutele esistenti, lo Statuto dei lavoratori in primis, non si estendono le tutele a chi non ne ha. Semplicemente, tutti avranno meno tutele.
Si parla tanto, ad esempio, di riforma degli ammortizzatori sociali, di Aspi esteso anche ai precari e di indennità di disoccupazione oltre l’Aspi per chi ha un Isee basso. Si dice meno che per fare tutto questo il governo troverà, forse, 2 miliardi di euro, praticamente briciole. Sono anni che chiediamo un sistema di tutele pienamente universale, che ci battiamo per un reddito garantito sganciato dalla prestazione lavorativa: sappiamo che per fare tutto questo ci vogliono almeno 15-20 miliardi l’anno, una cifra assai distante da quella al momento solo promessa dal governo Renzi.
Ancora. Si elogia continuamente il modello tedesco, ma non ci si ricorda mai dei minijobs, lavori pagati non più di 450 euro al mese che riguardano, ormai, più del 20% della forza-lavoro in Germania. Così come, elogiando i Jobs Center, non si ricorda che il sistema dei sussidi vale solo per chi è disposto ad accettare un lavoro purché sia, indipendentemente dalle proprie competenze e senza che livelli salariali accettabili siano contemplati. Il modello tedesco, per il riformatore italiano, sono sotto-occupazione e sotto-salari, working poor, lavoro gratuito. Si pensa alla Germania e si estende il modello Expo, con 18.000 giovani lavoratori senza salario.
Riproponendo il problema dell’articolo 18, poi, si omette il legame tra il DL Poletti, approvato lo scorso maggio e il Disegno di legge delega ora al vaglio del Senato. Con il DL Poletti, infatti, si è estesa smisuratamente l’acausalità dei contratti a termine e si ridotto a nulla il contenuto formativo dei contratti di apprendistato. In entrambi i casi, gli obiettivi sono chiari: rendere lavoratrici e lavoratori ricattabili; pagare meno il lavoro.
Infine il progetto Garanzia Giovani: un’altra promessa alla quale, nella realtà, non ha corrisposto nulla. A fronte di 200.000 iscrizioni, le Regioni sono ancora ferme. Di più, si usano risorse pubbliche non per estendere le tutele, ma per favorire imprese ed enti formativi, trasformando la disoccupazione giovanile in un vero e proprio business, fatto di stage, tirocini, ancora una volta, di lavoro sotto-pagato o gratuito.
Siamo qui oggi e saremo presenti ancora ovunque prenderete parola, per dire che ci opporremo a questo disastro. Non abbasseremo la testa nei confronti dell’arroganza delle vostre politiche, che ci vogliono poveri e senza diritti. Siamo qui oggi e saremo nelle piazze il 14 novembre, con lo sciopero sociale dei precari, dei disoccupati, degli studenti, dei migranti, per dire STOP JOBS ACT, reddito e salario minimo europeo, accesso gratuito alla formazione per tutte e tutti.
Ci riprendiamo la parola, nessuno può parlare a nostro nome, calpestando le nostre vite!