MONDO
Non ci fermeremo: leader sociali denunciano minacce paramilitari in Colombia
Parlano i leader sociali del Cauca, Colombia, dopo le nuove minacce dei gruppi paramilitari contro chi difende il territorio dall’estrattivismo e dall’avanzata della colonizzazione capitalistica.
Il massacro dei leader sociali in Colombia dopo gli accordi di Pace, disattesi dal Governo guerrafondaio di estrema destra di Ivan Duque, sta raggiungendo numeri impressionanti nell’era di quella che è stata definita come “la pace estrattivista”: secondo la Defensoria del Pueblo, sono oltre 300 i leader assassinati dalla firma degli accordi di Pace, poco più di due anni fa.
Esattamente un anno fa, la grande mobilitazione #NosEstanMatando aveva denunciato il massacro, le responsabilità del governo, il ritorno con forza dell’omicidio politico da parte dei paramilitari, ma la violenza non smette di intensificarsi, accompagnando l’avanzata estrattivista nei territori del post-conflitto armato. Dopo le mobilitazioni indigene, afro e contadine della Minga, tornano le minacce paramilitari contro i leader sociali, contro le donne che organizzano la resistenza, contro chi difende i diritti umani di fronte alla violenza dello sfruttamento del territorio e della vita.
Francia Marquez, vincitrice del premio Goldman per l’Ambiente, leader sociale afrocolombiana e paladina infaticabile dei diritti umani e della difesa dell’ambiente, ha denunciato le conseguenze del modello di sviluppo occidentale genocida e coloniale. Assieme ad altri leader della regione del Cauca, ha subito minacce di morte negli scorsi giorni dalla formazione paramilitare delle Aguilas Negras: come risposta, i leader sociali del Cauca hanno organizzato una conferenza stampa per denunciare la situazione e chiedere solidarietà, sostegno e mobilitazione sociale.
«Non abbandoneremo i nostri territori, non lasceremo le nostre case»: durante la conferenza stampa che si è tenuta a Yolombó, nel municipio di Suarez, i leader e le leader sociali del Cauca hanno ripetuto più volte che continueranno a lavorare per la difesa del proprio territorio nonostante le continue minacce di gruppi paramilitari come “Las Aguilas Negras”, che avevano dato loro un ultimatum di 72 ore per lasciare la zona.
Alla presenza della Procura Generale della Repubblica, della “Defensoría del Pueblo” (garante statale dei diritti sociali n.d.t.) e della “Personería Municipal” (organo locale di salvaguardia dei Diritti Umani n.d.t.) e di altre organizzazioni sociali è stata aperta la conferenza stampa dall’attivista Francia Márquez, che ha ribadito come le minacce indirizzate a lei e agli altri leader sociali derivano dalle denunce fatte all’estrattivismo illegale di minerali e di altre problematiche legate al territorio che si sono sviluppate negli ultimi dieci anni.
«Ci stiamo cominciando a chiedere, ora che facciamo? Ieri siamo arrivati alla conclusione che l’unica cosa che possiamo fare è riunirci e abbracciarci come una famiglia e, come una famiglia, affrontare questa situazione. Oggi, il Cauca, è uno dei dipartimenti della Colombia in cui si stanno vivendo più aggressioni».
Con queste parole Francia Márquez ha introdotto l’incontro, per poi aggiungere che i leader sociali continuano ad essere dichiarati obiettivi militari da parte dei gruppi armati per il solo fatto di rivendicare i diritti delle comunità de La Toma e per “opporsi allo sviluppo, ma cos’è lo sviluppo se non abbiamo acqua potabile ne elettricità?” –ha aggiunto.
Prima della conferenza stampa, la leader ha sottolineato che «il governo ci ha assegnato delle misure di protezione, ma per noi la sicurezza sta nella garanzia dei diritti, nell’applicare le sentenze della Corte Costituzionale che ordinano la sospensione dei titoli di sfruttamento minerario e di garantire il diritto alla previa consultazionee dei diritti costituzionali stabiliti».
Ha quindi segnalato che è in continuo contatto con i corpi di élite del CTI (organo investigativo della Procura Generale della Repubblica), sperando che vengano realizzate le azioni necessarie per salvaguardare la vita delle persone.
«Vogliamo risposte, perché l’impunità è stata una legittimazione per i nostri carnefici che sentono di poter continuare ad intimidirci» ha assicurato Francia Márquez parlando della necessità di garantire la pace è il rispetto della vita nei sui territori. «Quando minacciano noi, stanno minacciando la nostra comunità».
Víctor Hugo Moreno, leader afro, ha indicato come il supporto degli abitanti della regione gli da forza per continuare nella lotta, invitando alla realizzazione d’una mobilitazione nel territorio. «Siamo qui per rafforzare le capacità del popolo nero nella difesa del territorio, della vita e della dignità» ha affermato.
Durante la conferenza stampa è intervenuta anche la “Defensoría del Pueblo”, che ha ricordato che nel 2018 sono stati emessi 86 allarmi preventivi mentre nel 2019 la cifra ammonta a 27, ma nonostante tutto le minacce registrare sono state 983 e gli omicidi di difensori di diritti umani 479: «un allarme preventivo,se ascoltato in tempo, evita lamorte di leader sociali e di difensori dei diritti umani, in questo paese bisogna fare attenzione a ogni minaccia che viene fatta», sottolineò con forza il Difensore.
Articolo pubblicato su Contagio Radio. Traduzione a cura di DINAMOpress