ROMA
Roma ha conquistato un lago, oggi la sua acqua è di tutti
L’ultima resistenza della proprietà privata va in scena verso le 11 e un quarto di ieri mattina. Per l’avvocato tutto sudato sotto il sole il muro su via di Portonaccio che gli operai chiamati dal Comune di Roma stanno abbattendo è proprietà privata, nonostante l’esproprio dell’area.
Dietro quel muro il parco e il lago che cittadini e comitati rivendicano per un uso pubblico. Scatta il parapiglia. L’avvocato fa la voce grossa. Il vicesindaco Luigi Nieri chiede l’intervento delle forze dell’ordine. I cittadini, impazienti, sollevano bandiere ce cartelli e scandiscono lo slogan “parco subito, parco subito”.
Avete capito bene: il lago. Si perché per chi ancora non lo sapesse a Roma negli anni ’90 è nato un lago, stretto tra la via Prenestina, via di Portonaccio e la massicciata della ferrovia; nascosto dietro l’archeologia industriale dell’ex Snia Viscosa. Fin’ora si poteva arrivare passando per il Parco delle Energie, sconfinando in una striscia di terra privata per ritrovarsi di fronte come per magia ad uno specchio di quasi 10 mila metri quadrati, dove vivono cigni e germani reali, nuotano pesci e volano libellule, incorniciato da un vegetazione rigogliosa e selvaggia. Una storia che sembra una favola, degna di un racconto del narratore ecologista Jean Giono che se ne sarebbe innamorato. L’acqua ha sommerso parzialmente uno scheletro di cemento assediato da alberi e rovi, un paesaggio in cui la natura si riappropria del maltolto proprio in mezzo al cemento, come nel paesaggio fantascientifico immaginato da Ballard in Deserto d’acqua.
Ma come si è arrivati a quella che i cittadini hanno ribattezza ieri mattina “la breccia di Portonaccio?”. La storia inizia negli anni ’90 quando il proprietario dell’aria vuole partecipare alla febbre da centro commerciale che stava prendendo il via, peccato che i permessi non arrivano, ma piuttosto che aspettare inizia a scavare nottetempo per realizzare i parcheggi del mall che aveva in testa. Scavando scavando l’invaso viene riempito dall’acqua di una falda acquifera che scorre sotteraneamente, non a caso a poche decine di metri si trova via dell’acqua bullicante. La magagna viene letteralmente a galla e i lavori vengono interrotti. Passano quasi vent’anni, tra un tentativo e l’altro di riprendere la speculazione su una zona vincolata a verde pubblico dallo stesso Piano Regolatore. Intanto il lago prospera indisturbato lontano da sguardi indiscreti, un tesoro nascosto e sconosciuto ai più. E’ il 2012 quando l’imprenditore Antonio Pulcini, presidente dell’omonimo gruppo di costruzioni, non dandosi per vinto di dover rinunciare al guadagno sull’area presenta un progetto per il bando Relitti Urbani. L’idea di Pulcini è quella di cancellare parco e lago con quattro grattacieli di trenta piani per 106 metri, incassando anche il bonus di cubatura come premio per aver “riqualificato” un’area edilizia dismessa. L’amministrazione di Gianni Alemanno dice che il progetto si può fare, cittadini, comitati e centri sociali della zona allarmati cominciano a riunirsi e a discutere il da farsi, intanto cambia amministrazione e si cominciano a chiedere rassicurazioni e impegni all’amministrazione di centrosinistra guidata da Ignazio Marino.
Questa è la storia a grandi linee (ricostruita con dovizia di particolari e passione da Giulia Barra su Comune-Info, dallo scorso inverno cominciano le mobilitazioni volantinaggi, cortei e sconfinamenti di massa nell’area del lago; Nasce il Forum territoriale permanente – Parco delle energie. La voce si sparge e in tanti vengono a vedere il lago nato nel cuore di Roma che potrebbe scomparire o essere di tutti. Il 25 aprile, celebrato con una grande festa di piazza, è diventato l’occasione di un corteo di 3 mila persone. Raggiungono il lago, chiedono di farne un bene comune. L’amministrazione deve fare in fretta se vuole fermare il progetto dei grattacieli. Qualche attivista più avventuroso lo naviga in canoa piantando le bandiere del comitato. Gli Assalti Frontali e il Muro del Campo hanno un’idea: cantare e musicare insieme una canzone dedicata a questa storia. In pochi giorni diventa il ritornello di presidi e manifestazioni: Qualche attivista più avventuroso lo naviga in canoa piantando le bandiere del comitato. Assalti Frontali e il Muro del Campo cantano e musicano insieme una canzone dedicata a questa storia, ritornello di presidi e manifestazioni: “In mezzo ai mostri de cemento st’acqua mò riflette er cielo/ È la natura che combatte, e sto quartiere è meno nero / In mezzo ai mostri de cemento il lago è ‘n sogno che s’avvera/ È la natura che resiste, stanotte Roma è meno nera”.
Il Pigneto-Prenestino ha una storia trentennale legata ai comitati di quartiere e all’attivismo dei cittadini, alla presenza di centri sociali e della sinistra di base. Già una volta avevano vinto ottenendo dopo anni di battaglie la nascita del Parco delle Energie con l’esproprio dell’area da parte del Comune. Ora è arrivato il momento di vincere una nuova battaglia, strappando al cemento e alla speculazione un’area verde e un’oasi naturale nata per un fortunoso caso. La notte del 31 luglio scorso tra un emendamento e l’altro del bilancio 2014 di Roma Capitale arriva anche l’esproprio dell’area e lo stanziamento di 500 mila euro per attrezzare il parco, oltre che l’apertura dell’ingresso su via di Portonaccio. Dopo mesi difficili, tra il Salva Roma e i problemi di maggioranza, sorride il vicesindaco di Sel Luigi Nieri mentre passa per primo nella breccia aperta nel muro: “quella di oggi è una vittoria dell’amministrazione, abbiamo restituito effettivamente un’area alla cittadinanza tutelando un luogo meraviglioso che deve essere accessibile a tutti. Dopo anni di battaglie vincono soprattutto i comitati a cui promettiamo un percorso trasparente e partecipato per la gestione e l’apertura del parco e del lago”. Intanto si piantano bandiere e cartelli e si festeggia la vittoria: “vigileremo sugli impegni dell’amministrazione ma intanto oggi ci godiamo una prima importante vittoria”. Fa eco alle parole di Nieri quelle di un’attivista: “il pubblico ha dimostrato che quando vuole ha gli strumenti, anche radicali come l’esproprio, per intervenire a bloccare le speculazioni e ascoltare le battaglie dei cittadini. Quello che è successo qui è un esempio per tutta la città”.
Roma da ieri ha il suo lago. La sua acqua è di tutti.
*da il Manifesto 7/08/2014