MONDO
La marea verde torna in piazza per l’aborto legale
La nuova proposta di legge per l’aborto legale, sicuro e gratuito in Argentina. E il 3 giugno, Ni Una Menos è ancora in piazza, a cinque anni dalla prima manifestazione che ha cominciato a cambiare il mondo
Accompagnata ancora una volta da una moltitudine verde che cantava reclamando l’aborto legale, la Campagna Nazionale per il diritto all’aborto legale, sicuro e gratuito, composta da organizzazioni sociali, studentesche, sindacali e politiche, ha presentato lo scorso martedì per l’ottavo anno consecutivo il progetto di legge per l’interruzione volontaria della gravidanza al Congresso argentino.
Un festival assordante di affetti, sorrisi, musica, tamburi e danze ha ricoperto l’intera piazza di fronte la Congresso. Sono state così tante le persone che hanno partecipato a questa attesa manifestazione di piazza, che lo spazio non era sufficiente e la feste e le discussione hanno invaso le grandi strade limitrofe, riempendole di pañuelos verdi. Ancora una volta, questa sensazione, migliaia di persone disposte ad abitare le strade in forma collettiva.
Tante espressioni artistiche differenti hanno caratterizzato la giornata, assieme a dibattiti con specialisti e laboratori, mostrando nuovamente la significativa capacità di mobilitazione con oltre 100 città a livello nazionale, incontrando numerose risonanze con pañuelazos e diversi tipi di mobilitazioni che si sono svolte in simultanea in diverse parti del mondo.
La campagna per il diritto all’aborto
Quattordici anni fa la Campagna per l’aborto scelse il 28 maggio come data di lancio della rivendicazione in occasione della giornata internazionale di azione per la salute delle donne. Da allora questa alleanza federale formata da oltre ottocento organizzazioni che a partire dalle parole d’ordine “educazione sessuale per decidere, anticoncezionali per non abortire, aborto legale per non morire” lavorano per il riconoscimento del diritto all’aborto a livello legale e nelle istituzioni, fino al dibattito parlamentare arrivato dopo aver presentato a partire dal 2007 il progetto di legge alla Camera.
Nel 2018 si è arrivati a un punto decisivo di questa storica lotta femminista, rappresentata a livello simbolico dal pañuelo verde, con il primo voto parlamentare favorevole nel Congresso nazionale, nonostante la legge non sia poi riuscita a ottenere l’approvazione al Senato per uno scarto di 38 a 31, a fronte di moltitudinarie mobilitazioni con una inedita partecipazione politica dove abbiamo potuto vedere una partecipazione trasversale e intergenerazionale che ha coinvolto ampi settori della società argentina.
La Marea Verde che ha avuto inizio in Argentina continua a replicarsi in molti paesi del mondo, diventando di volta in volta più ampia e popolare. Trascende l’apparato legislativo, perché riesce ad attraversare i muri rigidi delle istituzioni con le azioni che mette in campo, la capacità di mettere in discussione il senso comune e generare nuove emozioni e convinzioni. Ha vinto nelle strade, perché ha ottenuto un ampio consenso sociale.
È riuscita a modificare discorsi, rompendo silenzi, tabù e stereotipi imposti dalla cultura patriarcale. Si è imposto l’aborto nell’agenda politica come rivendicazione prioritaria perché è a tutti gli effetti una questione di salute, dato che riguarda tutti i corpi capaci di gestazione; perché è diritto umano, essendo ancora numerosi i casi di bambine violentate obbligate a partorire, ed infine anche perché si tratta di una questione di giustizia sociale.
La galleria fotografica di Gianluigi Gurgigno:
Il nuovo progetto di legge
«Noi diciamo che le piazze sono entrate nel Congresso perché questo progetto è stato redatto da un movimento sociale femminista, organizzato nella Campagna nazionale per il diritto all’aborto legale, sicuro e gratuito»: sono queste le parole che hanno dato il via alla conferenza stampa di lancio della mobilitazione. Effettivamente, il nuovo progetto è stato elaborato in modo orizzontale e collettivo attraverso una commissione di redazione che ha cercato di tenere in conto la diversità a livello federale, regionale, di età, professioni e attività per il compito di riformulare il progetto di legge.
Il punto di inizio è stato il testo presentato nel 2018, recuperando i dibattiti tenutosi in quei mesi nel Congresso. Inoltre, durante diversi mesi di lavoro, si sono tenute una seria di plenarie tra le diverse sezioni regionali della Campagna, mantenendo uno scambio continuo fino ad arrivare al consenso su un progetto presentato alla plenaria nazionale che si è tenuta presso la città di Cordoba nel marzo del 2019.
Il nuovo progetto di legge diviso in tre capitoli tiene conto dei contributi delle dissidenze sessuali, della legge sull’identità di genere e delle diverse soggettività femministe, in modo da ridefinire a livello sostanziale anche i soggetti a cui questa legge è diretta, ovvero le donne e tutte le identità con capacità di gestazione. Stabilisce come limite temporale le 14 settimane per l’interruzione volontaria della gravidanza ed estende questo limite nei casi in cui la salute o la vita della gestante sia a rischio o se la gravidanza è frutto di uno stupro.
La questione dei diritti umani ricopre un ruolo centrale nella nuova proposta, in consonanza con le modalità di inclusione garantite dalla cittadinanza e dalla legge sull’identità di genere nel territorio argentino, secondo questa legge lo Stato deve garantire l’accesso all’aborto in forma gratuita presso istituzioni pubbliche e private a tutte le persone, senza distinzione di nazionalità, origine, condizione di residenza o transito, in accordo con i principi della Costituzione. In questo nuovo progetto di legge questo diritto rappresenta un bene giuridico protetto, obbligatoria e immodificabile, mentre le istituzione dovranno dare informazioni e sostegno laico alle persone gestanti che ne facciano richiesta.
A fronte dell’obiezione di coscienza personale o istituzionale, il progetto è chiaro: «in nessun caso la pratica dell’aborto sicuro può essere limitata da considerazioni personali o religiose da parte dei professionisti della salute piuttosto che di terzi». Secondo l’articolo 14, è prevista una pena da tre mesi a un anno di carcere e l’inabilitazione nei confronti di istituzioni, professionisti o personale della sanità che in maniera ingiustificata ostacola o nega un aborto nei casi autorizzati dalla legge, con un aumento di pena nei casi in cui questo atteggiamento pregiudica la salute della donna o della persona gestante.
Questa pratica deve essere legalizzata, senza necessità di autorizzazioni giudiziarie caso per caso. Inoltre, a differenza della legge approvata in prima istanza al Congresso un anno fa, poi bloccata dal Senato, non sarà penalmente perseguibile il personale sanitario che pratichi un aborto dopo le 14 settimane. Rispetto ai casi di bambine ed adolescenti, il progetto tiene in conto l’acquisizione progressiva di diritti, stabilendo le condizioni per l’accesso all’interruzione volontaria della gravidanza per ogni gruppo di età e mettendo al centro la nozione di autonomia progressiva.
Con il contributo di operatori che lavorano con persone in condizione di disabilità, il nuovo progetto include anche un articolo che stabilisce criteri di autonomia per persone disabili in modo da poter prendere le loro decisioni autonomamente. Rispetto al codice penale, vengono eliminate le pene che attualmente colpiscono donne, persone gestanti e professionisti sanitari, mentre si mantengono solo nei casi di aborto coercitivo e senza consenso della persona gestante. Infine, il terzo capitolo fa riferimento alle «politiche di salute sessuale e riproduttiva» e all’«educazione sessuale integrale» in quanto strumenti decisivi per contrastare la violenza machista, prevenire gravidanze non desiderate e abusi sessuali.
La galleria fotografica di Tiziana Mortel:
Una decisione improrogabile
La presentazione di questo nuovo progetto avviene in un contesto pre-elettorale, attraversato da una profonda crisi economica e sociale, con indici altissimi di disoccupazione, aumento della povertà e inflazione. In questo scenario, il movimento femminista si prende in massa le piazze e le strade dimostrando che la sua agenda non è scissa dalle problematiche più urgenti ed immediate della società argentina: cosa è più urgente ed immediato della violenza quotidiana che colpisce le donne e i corpi gestanti?
Vediamo quindi la crescita esponenziale della marea verde oltre le frontiere, il sostegno di oltre 70 deputati e senatori di tutti i partiti politici, il rafforzamento della necessità di autonomia delle donne che reclamano urgentemente il diritto all’aborto sia legale, sicuro e gratuito.
Continuiamo quindi a riprenderci le strade, che non abbiamo mai abbandonato, le piazze, le case, le università, le scuole, occupando spazi pubblici che sono nostri, con la ferma convinzione che presto o tardi l’aborto sarà legge, influenzando il dibattito pre-elettorale facendo si che i candidati debbano prendere posizione. E lunedì 3 giugno, tornerà ancora una volta in piazza il movimento Ni Una Menos, a cinque anni dalla prima manifestazione che ha cominciato a cambiare il mondo.
Foto di copertina: Tiziana Mortel.
Articolo pubblicato su Revista Amazonas in spagnolo e in portoghese.
Traduzione in italiano a cura di Alioscia Castronovo per DINAMOpress.