editoriale

Vieni avanti, (de)cretino! Le proposte di Salvini “giurista”

Salvini ci riprova, dopo il fallimento dei porti chiusi. Stavolta modifica le leggi e chiede i pieni poteri. Una provocazione, ma un pericoloso precedente

Salvini si è fatto furbo (così almeno crede), affiancando alla gestione Luca Morisi della propaganda qualche azzeccagarbugli per consolidare sul piano legale le sparate via twitter e dirette fb. Mentre “la Bestia” spinge sul pedale di destra accentuando la rincorsa di Casa Pound e Forza Nuova, invero poco fruttuosa in termini di numeri elettorali, qualche altra struttura improvvisata prova a mettere in difficoltà i rivali M5S e il paralizzato governo di cambiamento con proposte legislative  e amministrative di palese criticità costituzionale ed europea, un decretino Sicurezza-bis che, nella sua ferocia, ha soltanto carattere provocatorio e tuttavia potrebbe costituire un precedente pericoloso  in mano a una maggioranza di destra più o meno desalvinizzata.

In parole povere: Salvini potrebbe bruciarsi nel suo parodistico arrivismo mussoliniano, ma resterebbero sedimentati uno stile e una legislazione autoritari a beneficio di una destra meno avventurista ma più sostanziosa. Tolto l’apparato pagliaccesco o l’ossessione etnica, resterebbe un complesso di misure autoritarie efficace per corroborare la gestione necessariamente autoritaria dell’austerità “risanatrice”: credete che non ci sarebbero proteste con i tagli della spesa pubblica e l’aumento dell’Iva e della disoccupazione, che non si incazzerebbero anche i più bianchi e italianissimi?

Cosa prevede il nuovo Decreto Sicurezza? Nei suoi dodici articoli mira a tre gruppi di obiettivi.

Primo,  contrastare l’immigrazione colpendo i soccorritori,  in particolare chi «nello svolgimento di operazioni di soccorso in acque internazionali, non rispetta gli obblighi previste dalle Convenzioni internazionali» (in realtà l’opposto: chi salva in mare chi è in pericolo, secondo proprio quelle Convenzioni),  dunque sanzionando con multe  da 3.500 a 5.500 euro per ogni straniero trasportato e, nei casi reiterati, se la nave è battente bandiera italiana la sospensione o la revoca della licenza da 1 a 12 mesi. Applicando un aggravio amministrativo già sperimentato per manifestazioni e blocchi stradali, aggiungere alla misura penale un onere finanziario stabilito dai prefetti e non impugnabile presso la magistratura ordinaria. Più la revoca della licenza, il che vuol dire che non solo le Ong ma anche i pescherecci e i mercantili italiani andrebbero falliti ripescando i naufraghi o accettando di trasbordarli. Un invito a chiudere gli occhi e girare il timone. Per avere le mani libere si modifica all’art. 2 il Codice della navigazione, attribuendo al Viminale le attuali competenze del ministero dei Trasporti in materia di limitazione o divieto di transito nelle acque territoriali di navi qualora sussistano ragioni di sicurezza e di ordine pubblico (cioè le navi cha hanno salvato migranti in difficoltà). Il testo fa particolare riferimento all’art.19, comma 2, lettera g, della Convenzione di Montego Bay sul diritto del mare per cui «il passaggio di una nave straniera è considerato pregiudizievole per la pace, il buon ordine e la sicurezza dello Stato costiero in caso di carico o scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero» – vedi come funziona il rispetto del diritto internazionale e come è astuta la branca giuridica della “Bestia”!  Con modifica del codice di procedura penale, la competenza sulle ipotesi non aggravate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è trasferita dalle Procure territoriali (l’odiata Agrigento) alle Direzioni distrettuali antimafia, con uso delle intercettazioni preventive. Come se si trattasse degli amici dell’ex-sottosegretario Siri e di Matteo Messina Denaro. Sono stanziati tre milioni di euro per l’impiego di poliziotti stranieri (tagliagole libici, si suppone) per operazioni sotto copertura contro le organizzazioni di trafficanti di uomini (che sarebbero le Ong, ovvio).

Secondo obiettivo. inasprire le sanzioni per chi devasta o danneggia nel corso di riunioni in luoghi pubblici o aperti al pubblico e al contempo trasformare da sanzioni in delitti, con conseguente inasprimento delle pene, le azioni di chi si oppone a pubblici ufficiali con qualsiasi mezzo di resistenza attiva (dalle mazze ai petardi, fumogeni e fuochi d’artificio) o passiva, dagli «scudi e altri oggetti di protezione» ai «materiali imbrattanti». Insomma, buscarle senza fiatare! Sono aggravate anche le sanzioni per violenza, oltraggio, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale soprattutto se commessi durante manifestazioni in luogo pubblico. Viene oppressa l’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto. Quindi basta striscioni, contestazioni e selfie provocatori con il Truce, tanto meno manifestazioni di solidarietà con rom e migranti e contrasto alle provocazioni fasciste.

Un terzo gruppo di articoli, dal 7 al 12, è volto ad accelerare, con 800 nuove assunzioni, le procedure di esecuzione delle sentenze arretrate e l’invio di militari a Napoli in occasione delle Universiadi.

Chiaro che in questa forma il decretino non ha troppe chances di passare al Consiglio dei Ministri e al vaglio del Parlamento e del Presidente della Repubblica (per non parlare della Corte Costituzionale e degli organismi europei). Per conto suo già il M5S sta levando alti lai, accusando Salvini… di voler coprire con queste “grida” il fallimento dei rimpatri dei 600.000 o 90.000 ipotetici “clandestini”! Di Maio è d’accordo con la linea ma non tollera che venga enfatizzata dal suo rivale, temendo per di più che il suo movimento si spacchi, per ribellione morale o perché consapevole del disastro elettorale che sta comportando.  Ma il sasso è stato gettato e prima o poi rischiamo che queste misure, meglio aggiustate costituzionalmente e tatticamente, entrino in vigore sotto un altro governo e con una diversa maggioranza.

Non ci scordiamo del volto strutturalmente autoritario e necropolitico del neoliberalismo. La repressione, nel caso italiano, precede movimenti diffusi, mentre Macron si è mosso contro i Gilets Jaunes quando già stava alle corde – ma la zuppa è la stessa e richiede risposte tempestive e adeguate. Dietro alle provocazioni fasciste si delinea un’incipiente strategia di stato, come dall’alto è stato costruito istituzionalmente il razzismo e scatenata la guerra contro i poveri. Ben prima che si insediasse il nefasto governo giallo-verde.