CULT
“San Lorenzo non è morta”: Marcello Fonte al Museo del Fumetto di Cosenza
«Sono cresciuto in una baracca di lamiere, sono nato nelle occupazioni, anzi sono proprio nato occupato e quando vado in giro a ritirare premi porto con me la voce della gente comune e libera. Faccio l’attore che è un lavoro come un altro. Punto».
La leggenda narra che qualche mese fa al bar del Cinema Palazzo, a San Lorenzo, è arrivato un pacco per Marcello Fonte, la cui abitazione al numero “9a” di piazza dei Sanniti è ormai cosa nota. Insomma, pare che dentro ci fosse una borsa da viaggio inviatagli come omaggio dagli Armani che, sbalorditi dalla ribalta del protagonista di Dogman sotto i riflettori di Cannes – vestito con abito Gucci, che Marcellino conserva ancora – hanno voluto omaggiare la nuova stella del cinema calabro-internazionale.
Ma nonostante gli sfarzosi marchi della moda provino a corteggiarlo, Marcellino Fonte ospite qualche sera fa al Museo del Fumetto di Cosenza l’ha detto chiaramente al pubblico: «Non me ne importa niente di queste cose, non sono mica un attore da limousine». Ospite dell’evento dei dieci anni dell’associazione culturale “Il Filo di Sofia”, per presentare il suo libro autobiografico Notti Stellate, con la semplicità da ragazzo di strada che lo contraddistingue, ha raccontato con ironia come il suo passato sia tuttora presente. «Sono cresciuto in una baracca di lamiere, sono nato nelle occupazioni, anzi sono proprio nato occupato e quando vado in giro a ritirare premi porto con me la voce della gente comune e libera. Faccio l’attore che è un lavoro come un altro. Punto».
A Marcellino, che è rimasto pane e vino, piace la semplicità. «Siamo abituati ad avere troppo e subito, per questo non siamo più liberi», dice tra un sorso di vino e una battuta con i due presentatori. E poi parla di San Lorenzo «che sta reagendo alla grande», nonostante le vicende legate alla giovane Desirée.
«Quando sono arrivato io il quartiere era bello, accogliente e pieno di artisti, ma mica adesso murìu» – dice rimarcando il concetto in dialetto reggino – «Non è morto, anzi sta reagendo alla grande e il Cinema Palazzo, che resiste da 8 anni, e l’Atletico San Lorenzo, che educa adulti e bambini alla lealtà nello sport, fanno un lavoro importantissimo. Certo» – prosegue – «ora arrivau Salvini, che cavalca la rabbia contro i ragazzi africani che stanno per le strade, se fossero italiani non accadrebbe niente. Ma la violenza è sempre sbagliata».
Marcellino, sa bene cosa vuol dire vivere insieme all’altro, nel rispetto e nella condivisione. Lo ricorda al pubblico del Museo del Fumetto un suo amico, Andrea Greco, attivista e animatore della polisportiva Atletico San Lorenzo. «In Dogman avete visto Marcello per quello che è. Prima di essere così impegnato a girare il mondo, passava dalle tavolate dei bar di San Lorenzo e si univa agli amici per pranzo. Spesso apriva lui la porta alle compagnie teatrali che venivano a fare le prove nel nostro spazio».
Per Marcellino la famiglia è sempre stata importante. Ai suoi genitori, Rosa e Peppino, che avevano costruito «la scenografia della mia vita», aveva dedicato gli applausi di Cannes di fronte ai grandi nomi del cinema che sognava mentre dormiva nella capanna di Archi. E non si preoccupa se una casa vera e propria continua a non averla, lui che nella Capitale è stato l’abusivo per eccellenza, come racconta anche nel suo libro. «La nostra casa sono le persone che ci stanno attorno ogni giorno». Naturalmente, basta che ci sia l’ammmmoreee.
Video e montaggio a cura di Gianluca Palma