ITALIA

A Niscemi tornano in piazza i No Muos

Continua l’opposizione alla grande opera militare statunitense nel cuore della sughereta di Niscemi. Nei primi giorni di agosto, attività, dibattiti e mobilitazioni si sono tenuti presso il campeggio No Muos, fino alla manifestazione nazionale del 4 agosto che ha visto un migliaio di persone in marcia attorno alla base Usa.

Pochi giorni prima dell’inizio del campeggio di lotta, una intimidazione mafiosa colpisce il presidio No Muos all’entrata della Sughereta di Niscemi: un incendio che per fortuna non si è propogato, solamente grazie al fatto che gli attivisti presenti sono riusciti a domare le fiamme prima che si estendessero alle strutture del presidio e si propagassero alla confinante Sughereta.

Come denunciato dagli attivisti “sul luogo stazionava pure una pattuglia di militari di strade sicure che, incalzati dagli attivisti, hanno affermato di non aver visto niente e di non potere essere utili per testimoniare contro gli attentatori.”.

Nel comunicato pubblicato sul sito NoMuos.info  affermano che “erano quasi le sette quando una macchina bianca in transito — del tutto simile a quelle in uso agli appartenenti alla US Navy, la marina degli Stati Uniti — ha lanciato un innesco incendiario contro il tendone del presidio No Muos dove in questi giorni è in via di allestimento il campeggio che si terrà fino al cinque agosto. Gli attentatori hanno atteso che tutte le macchine degli attivisti si allontanassero prima di passare all’azione. Non avevano però considerato che un piccolo gruppo di militanti No Muos, non visto, fosse rimasto “di guardia” all’interno del presidio. Questi nostri compagni, uomini e donne, sono riusciti a domare l’incendio mentre i Vigili del fuoco davano forfait perché impegnati su altri fronti.”

Non si tratta della prima intimidazione nei confronti di un movimento che in questi hanni ha subito moltissimi attacchi, sia dal punto di vista repressivo giudiziario quanto politico e mafioso.

Ma di certo si tratta di una ennesima ed inaccettabile intimidazione, avvenuta per altro non casualmente pochi giorni prima del corteo nazionale e del campeggio che si è poi tenuto dal 2 al 5 Agosto 2018. Il campeggio di lotta ha visto la partecipazione di centinaia di attivisti durante varie giornate di  assemblee, momenti formativi, presentazioni di libri e opuscoli sulla lotta del movimento, focus di approfondimento, dibattiti, musica, pasti comunitari, fino ad una assemblea internazionale come conclusione della quattro giorni a Niscemi.

Venerdì una azione notturna, con tagli alle reti della base militare e fuochi d’artificio davanti ai cancelli della base, ha inaugurato il fine settimana di mobilitazioni contro la base militare e le antenne illeggittime del Muos.

Il sabato pomeriggio infine si è svolta la manifestazione nazionale che ha visto la partecipazione di oltre un migliaio di persone, tornate attorno alla base dopo le manifestazioni di Niscemi, Caltagirone e Ragusa degli scorsi mesi, dopo l’assoluzione dei costruttori del Muos accusati di abusivismo edilizio.

Le mamme No Muos in prima fila, a difesa della terra e “per costruire un futuro di pace per il Mediterraneo e per i nostri figli”, come annunciano all’inizio della manifestazione. Contro la guerra e la militarizzazione del Mediterraneo, il corteo ha attraversato la sughereta costeggiando la base, mentre davanti ai tentativi di taglio simbolico delle reti con le cesoie, ci sono stati lanci di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine. Durante il corteo c’è stato anche la battitura delle reti ed infine la marcia si è conclusa pacificamente vicino la base del MUOS.

“Dal punto di vista legale, afferma la legale No Muos Paola Ottaviano a La Prima TV, “la questione è ancora aperta, continua il processo con rito ordinario rispetto a diversi rappresentanti delle ditte per abusivismo. Inoltre dopo le assoluzioni il Tribunale di Caltagirone ha fatto appello. Continueremo nelle lotte dal basso nelle piazze e anche nelle aule dei Tribunali, dove tra l’altro il movimento sta affrontando molti processi che colpiscono gli attivisti”.

La battaglia non è finita qui, affermano i manifestanti con questa mobilitazione che rilancia l’opposizione alla base Usa, alla militarizzazione della Sicilia e del Mediterraneo.

Perché la difesa del territorio dalla guerra, dalla militarizzazione, dal razzismo e dalle devastazioni ambientali è una pratica quotidiana ed una lotta collettiva dove costruire un mondo differente giorno dopo giorno.