PRECARIETÀ

Un’ondata di conflitto nelle piattaforme del cibo in Europa

Il conflitto dei lavoratori delle piattaforme si sta diffondendo in diverse parti d’Europa. In questa auto-inchiesta, i lavoratori presentano un’analisi approfondita della riorganizzazione del processo produttivo e della resistenza che ne è derivata. Contro qualsiasi “pessimismo tecnologico”, questa ricerca dal basso dimostra che sta prendendo forma un nuovo ciclo di lotte transazionali

In Italia negli ultimi mesi si stanno moltiplicando le lotte e gli scioperi dei lavoratori delle piattaforme, in particolare quelle alimentari (Deliveroo, Foodora, Just Eat, ecc.). A Bologna si sono organizzati i Riders Union a Roma e a Padova le Clap (Camere del Lavoro Autonomo e Precario) lanciano un appello ad organizzarsi anche in altre città. In questo senso può essere utile leggere questa importante auto-inchiesta sulla crescita delle lotte in Europa.


L’importanza delle ricerche militanti sulle piattaforme di consegna pasti a domicilio è importante per due motivi. Primo, il segmento della classe capitalista che controlla queste piattaforme è stato il primo ad adottare la gestione algoritmica che ha trasformato il processo produttivo tradizionale della consegna cibo attraverso l’automazione della supervisione. Secondo, i lavoratori delle piattaforme hanno resistito alle condizioni create da questa riorganizzazione del processo produttivo, sfociando in una serie di schermaglie tra lavoratori e padroni.

Nonostante questa combinazione di rilevanza politica e tecnica, molti militanti hanno una comprensione limitata sulle attuali dinamiche di resistenza dei lavoratori delle piattaforme alimentari. Vengono viste come un semplice caso-studio generico sulla resistenza dei lavoratori in condizioni di rapido cambiamento tecnologico o come un fenomeno marginale confusionario. Queste due visioni errate non colgono la realtà dei fatti e sono state messe in discussione dall’emergere di un recente filone di ricerche fatte dai lavoratori delle piattaforme alimentari.

Queste inchieste hanno sviluppato un punto di vista approfondito sulla riorganizzazione del processo produttivo e sulla resistenza dei lavoratori che ne è derivata. Grazie a queste ricerche possiamo comprendere gli elementi generali della composizione di classe delle piattaforme alimentare. Ora abbiamo l’opportunità per andare avanti.

La resistenza dei lavoratori di queste piattaforme si sta diffondendo in diversi paesi. Ad agosto è stato affermato che stavamo assistendo ad un’ondata di azione ed organizzazione transnazionale. Nei mesi successivi, scioperi e proteste sono dilagate in Olanda e Belgio ma finora è stato difficile riuscire ad analizzare quest’ondata di resistenza dei lavoratori. La mancanza di dati consistenti sul numero, il luogo e l’intensità degli scioperi e delle proteste si è dimostrata essere un serio ostacolo. Questo articolo cerca di aggirare il problema e, a tale scopo, illustra i risultati di un progetto di ricerca minore che si prefiggeva l’obiettivo di raccogliere proprio quei dati concreti di cui siamo sprovvisti.

 

Dati dal Basso

Prima di potersi organizzare, i lavoratori hanno bisogno di comprendere la propria situazione. Questo tipo di ricerca non ha una funzione didattica specialistica, ma costituisce la base di qualunque conflitto di classe e rappresenta il primo passo da compiere per realizzare inchieste fatte dai lavoratori. Questo articolo illustra i risultati di un progetto di ricerca portato avanti dai lavoratori stessi che ha raccolto i dati sugli scioperi e le azioni di protesta all’interno delle piattaforme alimentari. L’obiettivo è quello di fare in modo che i lavoratori e i loro sostenitori prendano coscienza della loro situazione e agiscano di conseguenza.

Le statistiche ufficiali sugli scioperi non descrivono a sufficienza la resistenza all’interno delle piattaforme alimentari. I lavoratori hanno uno status lavorativo atipico e tendono ad utilizzare tattiche di sciopero e di protesta informali. Questo rende inefficace la raccolta dati basata sul sindacalismo tradizionale. Possiamo presupporre che i padroni delle piattaforme alimentari raccolgano statistiche ad uso privato, ma ovviamente queste non sono accessibili ai lavoratori. Come risultato, la percezione dell’ampiezza della resistenza della classe lavoratrice è rimasta parziale e locale. Un processo di comunicazione lavoratore-lavoratore potrebbe però superare tale isolamento. Molte conoscenze delle diverse aree locali possono essere sviluppate collettivamente fino a formare un quadro generale.

Questa ricerca si pone l’obiettivo di facilitare tale comunicazione. I partecipanti erano tutti lavoratori e sostenitori facenti parte di una rete europea di piattaforme alimentari diffusa in sette paesi: Regno Unito, Olanda, Germania, Spagna, Belgio, Francia e Italia. Ai membri di questa rete è stato chiesto di riportare i dati sulle proprie proteste ed i propri scioperi. Questi report erano composti da tre elementi: descrizione, stima del numero di lavoratori coinvolti e collegamenti ad articoli dei media o alle discussioni fatte dai partecipanti. Questi rapporti sono poi stati messi insieme in una timeline collettiva che ha così potuto fornire le informazioni per un dataset indipendente sulla resistenza dei lavoratori.

Questa metodologia ha delle chiare limitazioni. All’interno della rete europea esistono diversi livelli di connessione tra i lavoratori dei diversi paesi. Inevitabilmente, alcuni scioperi e proteste sarebbero sfuggiti alla raccolta dati. Le forme generalmente assunte dalla resistenza dei lavoratori nelle piattaforme alimentari non aiutano a superare questa incompletezza. Gli elementi peculiari di queste forme includono leadership distribuita, disconnessione dai sindacati e mobilitazioni spontanee in risposta alle condizioni di lavoro (rendendo la raccolta dati ancora più difficile).

Il metro di giudizio utilizzato nell’analisi del dataset è il numero totale di lavoratori mobilitati in un mese. E questo ha i suoi difetti. Ci sono due esempi di mobilitazioni che sono durate per più giorni: lo sciopero di Londra dell’agosto 2016 e quello di Marsiglia del marzo 2017. In entrambi i casi, i lavoratori hanno scioperato per giorni ma sono stati conteggiati come se avessero scioperato per un singolo giorno. Il parametro vacilla anche quando bisogna distinguere tra scioperi e proteste. Scioperi e proteste sono forme di azione diverse ma ogni lavoratore mobilitato conta allo stesso modo. Questi limiti sono frustranti ma anche in qualche modo inevitabili. I dati dal basso non saranno mai perfetti, l’importante è che siano buoni a sufficienza per contribuire all’espansione e allo sviluppo della resistenza dei lavoratori delle piattaforme alimentari.

 

Intensità e sincronia

Nel suo insieme, il dataset copre 41 eventi nell’arco di 18 mesi attraverso 7 paesi con una stima di 1493 lavoratori coinvolti.

 

FIGURA 1 Numero degli eventi registrati per mese

Dal luglio 2016 al dicembre 2017 c’è stato un chiaro aumento del numero mensile degli scioperi e delle proteste. Ma il trend dell’intensità generale di questi eventi risulta essere meno chiaro. Quando osserviamo le stime sul numero dei lavoratori coinvolti, la natura sporadica della resistenza dei lavoratori diventa più chiara.

 

FIGURA 2 Numero dei lavoratori mobilitati per mese

Negli ultimi 18 mesi sono stati riscontrati tre picchi sporadici di mobilitazione, nonostante il numero generale degli eventi fosse in aumento. Il primo nell’estate del 2016, il secondo nella primavera del 2017 e il terzo nell’inverno 2017. Analizzandoli nel loro complesso, possiamo osservare per la prima volta la portata e la dimensione del movimento dei lavoratori delle piattaforme alimentari su scala transnazionale. Analizzando il numero di lavoratori in mobilitazione trimestre per trimestre per far emergere le differenze, il trend diventa ancora più chiaro.

 

FIGURA 3 Totale dei lavoratori mobilitati per trimestre

Questo trend in aumento nell’incidenza e nell’intensità della resistenza dei lavoratori non è eterogeneo nei 7 paesi in oggetto. Il quadro generale è composto da movimenti locali specifici, ognuno con ritmi e tendenze proprie.

 

FIGURA 4 Totale dei lavoratori mobilitati in ogni paese per mese.

Con questi dati nazionali alla mano, i picchi sopramenzionati diventano più facili da comprendere: sono il risultato di movimenti locali concomitanti.

Il primo picco è il risultato dei primi scioperi nel Regno Unito (Londra) e in Italia (Torino), seguito da un calo generale delle mobilitazioni a novembre e dicembre 2016.

Il secondo picco è il risultato di una seconda ondata di mobilitazioni nel Regno Unito (Leeds e Brighton) e in Francia (Marsiglia e Parigi). Questa volta, però, le mobilitazioni hanno avuto seguito anche in Germania (Berlino), Spagna (Barcellona, Valencia e Madrid) e nuovamente in Francia (Parigi, Bordeaux, Lione).

Il terzo picco è di minore intensità ma di maggiore sincronia. Mobilitazioni a Brighton, Amsterdam, Bruxelles, Bologna, Torino e Berlino si sono verificate nello stesso mese, novembre 2017. Nessuno statoe ha registrato grandi manifestazioni degne di nota, ma l’effetto unitario è stato di poco inferiore a quello delle mobilitazioni in Francia e nel Regno Unito del marzo 2017 (vedi Fig 2)

I lavoratori francesi hanno anche realizzato una mappatura di tutti e 41 gli eventi.

 

Figura 5. Mappa complessiva delle proteste registrate.

Questi dati ci permettono di rispondere alla domanda principale posta da questo progetto: un’ondata di conflitto tra piattaforme del cibo e lavoratori si sta diffondendo in Europa? Il termine ”ondata” viene usato in genere per descrivere una serie di istanze interconnesse di resistenza dei lavoratori. Questo dataset indipendente mostra tre fenomeni tendenziali. Il primo, è un aumento delle iniziative nel corso del tempo. Il secondo, è un aumento mensile sporadico ma consistente del numero di lavoratori mobilitati nei vari trimestri. Il terzo, è un aumento nella sincronizzazione delle mobilitazioni nei sette paesi in esame.

Prese tutte insieme, queste tendenze confermano che sia in atto un’ondata di resistenza transnazionale dei lavoratori. Però, questa conferma non fornisce alcuna garanzia sul futuro. L’ondata sarà capace di continuare?

La risposta a questa domanda può essere data soltanto dall’autorganizzazione dei lavoratori delle piattaforme alimentari.

 

Predisposizione allo sciopero, migrazione e ristrutturazione dall’alto.

Le piattaforme alimentari si basano su una specifica organizzazione del processo produttivo al fine di poter sfruttare la forza lavoro per ottenere profitto e hanno una propria composizione tecnica di classe. Questa composizione include un elemento chiave: il management algoritmico. La digitalizzazione e automazione della supervisione del lavoro rappresenta l’elemento peculiare del campo della lotta di classe in questo settore. Però la gestione algoritmica si sta diffondendo in molti altri settori delle economie capitaliste: gli autisti di Hermes, i lavoratori notturni dei supermercati e i lavoratori dei magazzini di Amazon condividono una forma simile di supervisione. Il management algoritmico costa decisamente meno dell’impiego di supervisori umani. Questo significa che nonostante le perdite in efficienza e il potenziale aumento della resistenza dei lavoratori, le piattaforme alimentari continuano lo stesso ad estrarre grandi quantità di plusvalore da ogni singola unità di capitale.

Questo significa che le lotte nei settori in cui il management algoritmico è già definito assumono un’importanza aggiuntiva. Nuove vie per lo sviluppo della resistenza dei lavoratori vengono elaborate in questi laboratori di massificazione e di lotta di classe. I recenti scioperi dei dipendenti di Amazon e l’ondata di resistenza dei lavoratori delle piattaforme di consegna pasti a domicilio devono essere approcciate tenendo a mente questa condizione. In Belgio ed in Italia, i lavoratori di Deliveroo, Foodora e Giovo hanno scioperato in occasione del Black Friday nello stesso momento dei lavoratori di Amazon. L’intenzione era quella di unire le lotte dei lavoratori in prima linea nel 21° secolo.

Un’analisi della circolazione transnazionale delle lotte sfida il pessimismo determinato dalla tecnologia. L’ipotesi secondo la quale l’aumento del controllo tecnico del processo produttivo da parte dei padroni porti inevitabilmente ad un calo nella resistenza dei lavoratori è infondata.

Il livello dello scontro di classe è sempre stato, in ultima istanza, determinato dalla politica. La transizione da una composizione tecnica ad una politica viene interpretata come un scarto proprio per questo motivo.

L’esempio della catena di montaggio è esemplificativo. Mentre questa nuova organizzazione del processo produttivo veniva sviluppata agli inizi del 20°secolo, molti all’interno del movimento operaio ne preannunciavano l’irrilevanza. La dequalificazione della manodopera rappresentava un attacco diretto alla classe operaia e alla loro capacità di organizzarsi. Eppure, la catena di montaggio non ha risolto il conflitto di classe a favore della borghesia. La resistenza dei lavoratori ha trovato nuove forme, costringendo il capitale a reagire duramente negli anni ’70 per cercare di distruggere quella composizione di classe che aveva generato una militanza operaia globale.

La tendenza allo sciopero nel Regno Unito è un indicatore utile per confrontare le potenzialità della resistenza dei lavoratori nelle piattaforme alimentari. Una stima approssimativa indica che i giorni di lavoro persi a causa degli scioperi all’interno di Deliveroo nel periodo settembre 2016/agosto 2017 sono stati superiori di circa il 42% rispetto ai giorni persi dal resto della manodopera nel Regno Unito1. Questo tipo di speculazione iniziale ci suggerisce che, di fatto, i lavoratori gestiti algoritmicamente possono, in determinati contesti, essere più inclini allo sciopero rispetto ai loro colleghi controllati da esseri umani. Ovviamente, ricerche più approfondite in questo campo sono essenziali prima di poter trarre delle conclusioni e la resistenza dei lavoratori assume forme diverse rispetto a quella dello sciopero. Ma la possibilità esiste.

Sono anche necessarie ricerche sulle peculiarità dei fenomeni migratori e delle lotte all’interno piattaforme alimentari. Nel Regno Unito, i riders migranti erano in prima linea nei principali scioperi di Londra, Bristol e Brighton. Così come per il settore della logistica in Italia, i migranti obbligati ad accettare salari bassi e lavoro precario hanno assunto un ruolo di punta all’interno della lotta. Sono necessarie anche ulteriori ricerche di carattere nazionale sulle relazioni tra il lavoro nelle piattaforme alimentari, i fenomeni migratori e la disoccupazione nei contesti urbani all’interno dei singoli paesi prima di poter comprendere a pieno il perché i lavoratori migranti si trovino così in prima linea. La composizione sociale non è soltanto un concetto astratto all’interno di un quadro teorico ma è anche una base reale e materiale per la lotta di classe.

 

Conclusione

Il primo giorno del 2018 ha visto uno sciopero di Deliveroo nella città di Harleem in Olanda. Lo sciopero era stato chiamato per le 17 ma già da ora di pranzo il numero di lavoratori che avevano effettuato il logoff dal sistema era così alto che l’app ha avuto un blocco. A gennaio abbiamo assistito a scioperi e proteste in Belgio e in Francia.

La resistenza dei lavoratori delle piattaforme alimentari difficilmente proseguirà in maniera lineare. Il conflitto, per definizione, è sempre instabile. Però sembra quantomeno possibile che questa ondata transnazionale di resistenza all’interno del lavoro precario possa continuare. Affinché ciò sia possibile, sarà necessario un ulteriore sviluppo della coordinazione e dell’organizzazione transnazionale dei lavoratori.

 

Articolo pubblicato su notesfrombelow

Traduzione di Michele Fazioli per DINAMOpress

Foto di apertura RIDERS UNION BOLOGNA

 

 

Letture consigliate

  1. Per ottenere una stima comparata, possiamo iniziare con le statistiche più recenti sugli scioperi tra settembre 20160 e agosto 2017. Cominciamo stimando che per ogni lavoratore delle piattaforme alimentari mobilitato nel Regno Unito in quel periodo veniva persa, in media, mezza giornata lavorativa grazie alle azioni di sciopero. Al fine di agevolare il confronto, ignoriamo per un momento che le statistiche nazionali sugli scioperi nel Regno Unito conteggiano solo gli scioperi che durano più di un giorno. I 395 lavoratori delle piattaforme alimentari in mobilitazione, su una forza lavoro complessiva di Deliveroo di 15.000 lavoratori, hanno generato una perdita di 197,5 giorni lavorativi grazie alle azioni di sciopero. Il totale della manodopera nel Regno Unito (32.100.000 lavoratori) ha causato una perdita di 298.000 giorni lavorativi. Se calcoliamo i giorni persi per azioni di sciopero per ogni singolo lavoratore otteniamo il risultato di 0,013 giorni per i lavoratori di Deliveroo e 0,0092 per il resto della manodopera nel Regno Unito. Sono due argomenti diversi ma potrebbero indicare i campi per ricerche future.