DIRITTI
Conetta, migranti in marcia per la dignità e per la chiusura del mega-centro
Giulia dell’Unione Sindacale di Base, organizzazione che sta supportando la marcia per la dignità verso Venezia portata avanti dai 300 migranti del centro di accoglienza di Conetta, racconta le ragioni della mobilitazione. La protesta è cominciata lunedì e ha come obiettivo la chiusura del campo (nel quale sono stipate oltre 1.000 persone) e il trasferimento dei richiedenti asilo in strutture di accoglienza che possano garantire condizioni di vita dignitose
Come nasce la protesta?
Questa protesta è nata dopo che i migranti all’interno del centro di accoglienza di Conetta hanno chiesto per l’ennesima volta il miglioramento delle loro condizioni di vita nel campo senza ricevere alcuna risposta. Una protesta che va avanti da oltre due anni e che USB ha seguito fin dall’inizio. I migranti nel corso di questo periodo si sono recati più volte a Venezia per cercare di interloquire con il Prefetto per ottenere un miglioramento delle condizioni di vita nel campo, ma non sono mai stati ascoltati. Lunedì 300 migranti hanno deciso di abbandonare il campo-nel quale non vogliono più vivere -e mettersi in marcia a piedi e in bicicletta, come atto simbolico, verso Venezia, per attirare l’attenzione a livello nazionale e pretendere diritti, dignità, casa e lavoro. Queste sono le parole d’ordine della protesta.
Che cosa è successo stanotte?
Questa notte ci siamo accampati nella piazza centrale di Codevigo. Verso l’1 di notte è stata aperta la chiesa per permettere alle persone di dormire. Durante la notte abbiamo appreso che un ragazzo del centro aveva preso la sua bicicletta per raggiungerci in piazza ed è stato investito da una macchina lungo la strada. Ci teniamo a ribadire che questo non è un semplice incidente. Se le condizioni del centro non fossero così drammatiche, il ragazzo non sarebbe stato spinto a lasciarlo nel cuore della notte, pedalando lungo strade completamente buie.
Come sta continuando la mobilitazione?
Ieri siamo stati bloccati già la mattina. Dopo due tentativi fallimentari di trattativa con il Prefetto, ci siamo fermati a dormire a Codevigo, un paesino vicino Cona. Avevamo concordato di poter continuare la marcia ma siamo stati bloccati lungo l’argine vicino a Bojon, a circa 30 chilometri da Venezia. Ci è stato impedito di continuare la marcia e ci è stato chiesto di rinunciare formalmente alla protesta. La trattativa è in corso, stiamo aspettando il Prefetto per riaccordare come poter continuare la nostra protesta. Le parole d’ordine continuano ad essere sempre le stesse, si continua a dire che indietro non si torna: i ragazzi non sono disposti a tornare al centro di accoglienza nell’attesa di soluzioni che non si sa quando e se arriveranno. Vogliono delle soluzioni immediate. Se la marcia deve fermarsi devono esserci delle sistemazioni temporanee dignitose in cui poter soggiornare. Attualmente la Prefettura non sta mettendo in campo alcuna soluzione alternativa al centro di accoglienza, quindi stiamo attendendo di avere un nuovo incontro con il Prefetto sperando che abbia un risvolto diverso da quello di ieri. La Prefettura da ieri continua a insistere affinché le persone tornino nel centro, sostenendo che da parte delle istituzioni ci sia un grande impegno quotidiano per migliorare le condizioni di vita di questi persone. Ma i migranti continuano a ribadire a gran voce che si sentono prigionieri e privati della loro libertà e dignità. Il centro di Conetta deve essere chiuso. Contemporaneamente continua la protesta anche all’interno del campo, animata da chi è rimasto, per supportare la “marcia della dignità” (così è stata chiamata dagli stessi migranti) in cammino verso Venezia. Aspettiamo soluzioni immediate almeno per capire come passare la notte, in attesa di riprendere domani la protesta.
Aggiornamento: alla fine della lunga trattativa di queste ore, il Prefetto ha concesso la possibilità per stanotte di far dormire i migranti in marcia in alcune parrocchie che si trovano nella zona. Il confronto sulle questioni al centro della protesta è rimandato a domani.