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Argentina, il racconto dei testimoni delle operazioni di ricerca di Santiago Maldonado: «È tutto una montatura»
Le modalità di ritrovamento del cadavere generano sospetti. Nessuno dei dirigenti degli organismi per i diritti umani e dei membri della comunità mapuche di Cushamen presenti durante le operazioni ha assistito al momento del ritrovamento . La famiglia Maldonado ha sottolineato nel proprio comunicato che il corpo si trovava in una zona che «era stata già perlustrata in altre tre occasioni».
«É stata una giornata terribile e dolorosa. Il corpo é stato preparato, una chiara messa in scena. Però almeno il perito della famiglia ha potuto osservare la scena del ritrovamento e dirigere il recupero del corpo dal fiume. Mabel Sànchez, osservatrice per gli organismi per i diritti umani, così si esprimeva verso mezzanotte sulle operazioni di ieri in cui è stato ritrovato un corpo nel fiume Chubut, nello stesso settore in cui Santiago Maldonado è sparito durante la repressione della Gendarmeria il 1° agosto a seguito di una protesta per la libertà di Facundo Jones Huala [leader della Resistencia Ancestral Mapuche, movimento per la creazione di uno stato mapuche autonomo, arrestato nel 2016- ndt]. Fernando Lopez, portavoce della Pu Lof [“Lof”, raggruppamento di diverse famiglie mapuche che si richiamano ad un antenato comune. Corrisponde al concetto di clan. – ndt ], ha dichiarato ai cronisti di Pagina12 che «il corpo di Santiago è stato avvistato verso mezzogiorno mentre galleggiava nel fiume, con la faccia rivolta verso il basso. Le persone che lo hanno visto per l’ultima volta lo hanno riconosciuto subito perché è stato trovato in un punto in cui la presenza di un corpo era chiaramente visibile». Il giovane werken [“portavoce” in lingua mapuche – ndt] ha inoltre riferito di come gli stessi sommozzatori della Prefettura abbiano detto che «È tutta una montatura perché avevamo già perlustrato la zona le volte precedenti» e ha ricordato il video del 3 di agosto in cui gli stessi sommozzatori spiegarono davanti alle telecamere di aver perlustrato tutta la zona e che se Santiago fosse annegato lo avrebbero già trovato. «Non so proprio come faranno a giustificare tutto questo, è insostenibile», ha aggiunto.
Due settimane fa il giudice federale Gustavo Lleral ha fatto una visita a sorpresa alla comunità mapuche di Resistencia di Cushamen. Ha passato molte ore bevendo mate insieme ai membri della comunità e, sotto alcune gocce di pioggia che colavano dal tetto di lamiera della guardiola, ha raccolto la dichiarazione di Ailinco Pilquiman, la giovane che il 31 luglio insieme a sua madre aveva accompagnato Santiago Maldonado sul posto. Il nuovo magistrato si è dimostrato aperto al dialogo e ha manifestato la propria intenzione di voler tornare di nuovo a perlustrare il fiume Chubut. La comunità ha risposto che questa sua volontà era dovuta al fatto che le due operazioni di ricerca precedenti erano state svolte in maniera superficiale. Dal giorno stesso della scomparsa di Maldonado, i membri e rappresentanti dell’assemblea nazionale della APDH di Esquel [Asamblea Permanente por los Derechos Humanos, Assemblea Permanente per i Diritti Umani. ONG argentina che si occupa di diritti umani, fondata pochi mesi prima del golpe di Videla – ndt], Mabel Sánchez e Julio Saquero, hanno partecipato ad ognuna delle operazioni giudiziarie nella maggior parte delle quali, invece, non erano presenti funzionari pubblici.
Le parti querelanti erano state informate dello svolgimento della perlustrazione di ieri ma, su richiesta del giudice Lleral, si è mantenuto il riserbo a riguardo. Saquero e Sánchez sono stati presenti sul posto dalle 8 di mattina fino alle 10 di sera. «Abbiamo assistito a tutto e sia ai nostri occhi come a quelli di Verónica Heredia, di Sergio Maldonado e della sua compagna Andrea così come a quelli di tutte le persone presenti è apparso chiaro come fosse stato tutto preparato, di come fosse una messa in scena. Però almeno Alejandro Incháurregui è riuscito ad arrivare con le ultime ore di luce grazie ad un volo privato e ha potuto verificare la scena e dirigere le operazioni di recupero del corpo dal fiume» racconta così Sánchez.
«Il corpo era lì, galleggiava all’altezza della guardiola in un posto che era stato già perlustrato in lungo e in largo. Non c’era corrente ed era adagiato su alcuni rami, non era nascosto ma in piena vista. Era visibile ad occhio nudo ed è stato trovato da un sommozzatore dopo 300 metri di perlustrazione. Mi trovavo dall’altra parte del fiume insieme ai vigili del fuoco e ai cani da ricerca quando siamo stati avvisati che dovevamo attraversare il fiume di nuovo perché il corpo era stato ritrovato» riferisce la responsabile dell’organizzazione per i diritti umani. «Dall’una del pomeriggio fino alle nove di sera siamo rimasti a controllare la scena in modo che nulla venisse alterato. Quando Incháurregui è arrivato si è proceduto al recupero della salma e il riconoscimento è avvenuto prima ancora di issarlo sulla barella. Era un corpo umano e siamo in attesa del riconoscimento ufficiale da parte della famiglia».
Sánchez era presente insieme a Fernando Jones Huala, fratello di Facundo, nel momento in cui il messaggio del ritrovamento è stato inviato alla sua capanna di El Hoyo. La notizia era stata già inviata alla prigione Unidad 14 di Esquel in cui Facundo Jones Huala si trova in attesa della sentenza di estradizione.
«È una montatura e pure fatta male. Il corpo si trovava molti metri più a monte rispetto al luogo in cui secondo i testimoni era stato colpito e portato via. Addirittura anche rispetto al punto che, il 5 agosto, l’unità cinofila aveva individuato come luogo di prigionia di Santiago. In altre parole, è comparso molti metri più a monte in direzione nord, mentre il fiume scorre verso sud» ha affermato il portavoce.
Allo stesso modo di quanto successo durante la perlustrazione in cui fu ritrovata una collana appartenente a Santiago, gli osservatori delle organizzazioni per i diritti umani prendono le distanze perché, oggi come ieri, nessuno di loro ha assistito al momento del ritrovamento. Questo è un dato di fatto, a prescindere da qualunque strumentalizzazione. Così come è stato lo stesso Saquero ad essere presente durante la perizia sulle camionette dello squadrone di El Bolsón, camionette presentate pulite e splendenti da parte dei gendarmi con la giustificazione di essere state lavate per una disposizione del regolamento interno.
* Articolo originale pubblicato su pagina 12. Traduzione di Michele Fazioli per DINAMOpress