ROMA
Tiburtino III, «Basta usare i bambini contro i migranti». La lettera dei genitori delle scuole
I genitori dei bambini del nido e della scuola di via del Frantoio chiedono pubblicamente di interrompere la strumentalizzazione dei loro figli. Senza nominarli, la lettera è indirizzata ai fascisti di Forza Nuova e Casapound . Ancora una volta, c’è un pezzo di Roma che non cede al razzismo e sa bene dove cercare la fonte dei problemi sociali.
Siamo genitori di bambine e bambini che frequenta le scuole di via del Frantoio (il nido Elefantino Elmer e la scuola Fabio Filzi) confinanti con il centro di accoglienza gestito dalla Croce Rossa che dallo scorso anno ospita migranti provenienti da diversi paesi.
Oltre ad esprimere solidarietà a queste persone e alla loro ricerca di una vita migliore, sentiamo il bisogno di dire la nostra sentendoci nominati e strumentalizzati da chi non conosce o non vuol far conoscere la realtà del quartiere.
La convivenza con il centro e i suoi ospiti non è mai stata causa di alcun problema, disagio, pericolo per nessuno. Le occasioni di incontro, anche solo per portare vestiti, giocattoli, o beni di prima necessità, sono state, per chi le ha vissute occasioni di arricchimento per scoprire il mondo oltre via Grotta di Gregna, via Tiburtina, il Grande, per condividere problemi, disagi e speranze che, in misura diversa, accomunano gli abitanti delle diverse periferie del mondo.
Come abitanti del quartiere o famiglie che qui crescono i propri figli ci sentiamo di ricordare che i molti problemi di questo territorio non sono certo recenti, né da imputare all’apertura del centro e all’arrivo di nuovi abitanti e/o ospiti. Crediamo invece che sia un’opportunità per immaginare nuove soluzioni a misura di tutte e tutti, un’occasione per tornare a parlare e ad affrontare i problemi reali del quartiere e i bisogni reali di chi lo vive (i problemi abitativi, le condizioni in cui versano gli alloggi popolari, disoccupazione, mancanza di servizi, totale mancanza di cura…) da troppo tempo dimenticati da chi oggi pensa di poter parlare al posto nostro.
Come genitori auspichiamo un futuro in cui questo quartiere e questa città sappiano accogliere, senza paura e mistificazioni, diverse culture, bisogni, desideri e sappiano attuare davvero quell’educazione al rispetto reciproco che le scuole del territorio da sempre praticano quotidianamente con l’impegno, la dedizione e la convinzione di chi ci lavora.