ROMA
Giustizia per Nian: presidio a Roma
Venerdì 5 maggio 300 persone hanno presidiato l’ingresso della Prefettura in piazza S. Apostoli pretendendo giustizia per il lavoratore ambulante ucciso da retata dei vigili urbani.
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«Nian lo conoscevo bene ed era una persona buona, sorridente. Ha lasciato 15 figli, che manteneva con il suo lavoro. Era venuto qui per vivere, non per morire», sono le parole di uno degli amici del lavoratore senegalese morto il 3 maggio, durante l’ennesima retata del nucleo speciale dei vigili urbani romani. Molta commozione, ma soprattutto tantissima rabbia hanno riempito le parole di chi è ntervenuto durante il presidio in piazza Santi Apostoli. Tantissimi uomini e donne senegalesi, migranti solidali del Bangladesh, del Pakistan e di altri paesi, attivisti anti-razzisti e centri sociali hanno partecipato alla manifestazione. Tutti uniti per dire che Nian è un altro morto di Stato, che poco importano le modalità, l’infarto o la caduta: è il nucleo speciale della polizia locale ad aver ucciso l’uomo.
«A loro non interessa niente della nostra vita. Il giorno dopo la morte di Nian hanno fatto altri blitz. Uguali. Ho visto io i lavoratori immigrati scappare e i vigili inseguirli con le moto. Sono degli assassini», ha gridato un ragazzo, anche lui venditore ambulante. Una donna, invece, ha sottolineato come «abbiamo la licenza della camera di commercio, abbiamo la partita IVA, ci fanno pagare le tasse, ma non ci autorizzano a vendere per strada, né ci concedono spazi nelle aree mercatali. E poi i vigili perseguitano soltanto i neri, i migranti, chiamandoci abusivi».
Diversi interventi hanno preso di mira Antonio Di Maggio, il vice comandante della polizia locale di Roma e capo del nucleo speciale «Sicurezza urbana e decoro». «Conosciamo bene Di Maggio. È un fascista e un razzista. Lo abbiamo visto sgomberare famiglie in emergenza abitativa, italiane e straniere, inseguire i venditori ambulanti. Abbiamo sentito i suoi insulti durante queste operazioni», ha raccontato un attivista italiano. Aboubakar Soumahoro – della Coalizione Internazionale dei Sans Papiers, Migranti, Rifugiati e Richiedenti Asilo (CISPM) – ha ribadito alcune richieste venute fuori dai vari interventi: scioglimento immediato dei nuclei speciali dei vigili; dimissioni di Di Maggio; utilizzo del patrimonio pubblico abbandonato in aree mercatali da destinare agli ambulanti. A questo proposito, l’attivista ha anche invitato le tante persone presenti in piazza a partecipare al corteo «Roma Non Si Vende», che partirà oggi alle 15 da piazza Vittorio.
Sull’episodio, intanto, la magistratura ha aperto un’indagine per omicidio colposo. Un atto dovuto, il minimo forse per una vita spezzata da un blitz per il decoro. E invece, sono subito partite le voci dall’interno a difesa dell’operato degli agenti. Come quella del giurista Cesare Mirabelli che, basandosi soltanto sulle dichiarazioni rilasciate dai vigili ai giornali, definisce l’apertura d’indagine con questo capo d’imputazione «un’eccedenza accusatoria».
Nei prossimi giorni verranno valutate ulteriori date di mobilitazione e momenti di solidarietà nei confronti degli amici e dei parenti dell’uomo. Anche in vista del costoso rimpatrio della salma.