approfondimenti

MONDO

Elezioni in Ecuador: voti contesi verso il ballottaggio

Il sondaggio che Noboa aveva commissionato ha fallito. Non solo il candidato alla presidenza non ha vinto al primo turno, ma Luisa González ha ottenuto più voti del previsto. In un contesto di estrema polarizzazione, Leonidas Iza, leader del movimento indigeno, è arrivato terzo con un progetto politico di sinistra, popolare e in difesa della natura. Per il ballottaggio, sia Noboa che González avranno bisogno degli elettori di Iza, ma non sarà facile ottenere il loro sostegno

ADN (Acción Democrática Nacional), il partito di Daniel Noboa, aveva già organizzato la festa in un hotel a cinque stelle situato nella zona finanziaria a nord della capitale, la cui principale azionista è Gabriela Sommerfeld, ministra degli Affari Esteri. Noboa era sicuro di vincere al primo turno. I sondaggi che aveva pagato lo davano vincente con oltre il 50% dei voti e quasi dieci punti sopra Luisa González, candidata della Revolución Ciudadana.

Alle 17:00, le urne si sono chiuse e l’Exit Poll Diego Tello confermava i suoi dati: Noboa vinceva con il 50,12%. Diversi media lo annunciavano con entusiasmo. Ma la festa non si è mai tenuta. Noboa non si è presentato né ha rilasciato dichiarazioni. Infatti, i dati ufficiali del Consejo Nacional Electoral (CNE) dicevano il contrario: non solo Noboa non aveva vinto al primo turno, ma Luisa González stava guadagnando terreno. Alle dieci di sera, con oltre il 50% delle schede scrutinate, la situazione era ufficiale. Quella notte, Carondelet è rimasta in silenzio, mentre il palco e i numerosi cartelli con l’immagine di Noboa venivano riposti su un camion. Il giorno successivo, Noboa ha pubblicato sul suo profilo X un breve comunicato e una foto in cui appare di spalle, un dettaglio che ha confermato ciò che l’opinione pubblica già sospettava: non vuole affrontare la situazione.

Con i dati ufficiali aggiornati al 13 febbraio, Noboa ha ottenuto il 44,16% dei voti e González il 43,99%. La differenza è minima. Quella che doveva essere una vittoria per il presidente-candidato, in cerca della rielezione, si è trasformata in una clamorosa sconfitta per lui e per tutta la destra che rappresenta.

I sondaggi non solo hanno sbagliato nel prevedere il vantaggio di Noboa, ma anche nel determinare il terzo posto. I sondaggi, l’Exit Poll e diversi media avevano collocato al terzo posto Andrea González, candidata del Partido Sociedad Patriótica, il cui ex-presidente è Lucio Gutiérrez, un ex-militare rovesciato nel 2005 dopo massicce proteste sociali. Nel 2023, González era stata candidata alla vicepresidenza del partito insieme a Fernando Villavicencio, politico assassinato durante la campagna. Sebbene alcuni media l’avessero dichiarata vincitrice del dibattito presidenziale, i dati ufficiali mostrano che ha ottenuto solo il 2,69% dei voti, finendo, quindi, al quarto posto.

Leonidas Iza, leader della Confederación de Nacionalidades Indígenas del Ecuador (CONAIE) e candidato del Partido Plurinacional Pachakutik, si è classificato terzo con il 5,24% dei voti. I sondaggi lo davano al quarto posto e l’Exit Poll di Tello gli attribuiva poco più dell’1%.

In un’elezione così altamente polarizzata, i risultati ottenuti da Iza lo posizionano come la terza opzione, con una proposta di sinistra anticapitalistica, legata ai movimenti sociali e alla difesa della natura. Inoltre, il suo partito, Pachakutik, è la terza forza dell’assemblea nazionale, con almeno nove seggi. Leonidas ha condotto una campagna creativa, puntando sul voto popolare con immagini fresche e un tono non conflittuale, riuscendo a riunire diversi attori della sinistra che non si vedono riconosciuti politicamente né nel correísmo né nel noboísmo.

Iza è emerso sulla scena politica pubblica nel 2019, partendo dalla CONAIE, ha guidato lo sciopero nazionale nell’ottobre 2019 contro il governo di Lenín Moreno e, nel giugno 2022, contro il governo del presidente banchiere Guillermo Lasso.

Per questo motivo, oggi, sia Noboa che González, per vincere la presidenza al ballottaggio, dovranno attrarre i voti di Iza, che ideologicamente sono più vicini al progressismo della Revolución Ciudadana. Tuttavia, non sarà così semplice.

Il dibattito sull’estrattivismo minerario e petrolifero

Iza ha ottenuto un alto numero di voti nella Sierra Centro e in alcune province dell’Amazzonia. Questo perché il suo programma di governo ha un forte asse ambientale, contrario all’estrattivismo minerario e petrolifero, un tema che rappresenta un punto di svolta rispetto a Noboa e a Luisa González. Sebbene Noboa abbia vinto le elezioni del 2023 con un discorso “ecologista”, le sue azioni durante il mandato raccontano tutta un’altra storia. Le organizzazioni indigene e le comunità lo hanno già denunciato e dovuto resistere alle sue politiche di espansione dell’estrattivismo, in poco più di un anno.

Nel 2023, Noboa ha militarizzato Palo Quemado e Las Pampas, nella provincia di Cotopaxi, nella Sierra Centro, terra natale di Iza, dove la società mineraria La Plata, sussidiaria della canadese Atico Mining, intende estrarre oro, rame, argento e zinco. A questa azienda è concesso quasi il 10% del territorio di entrambe le cittadine, 2.300 ettari. Le comunità indigene e contadine si sono opposte al progetto e non hanno partecipato alla consultazione ambientale che il governo di Noboa voleva realizzare. In risposta, il governo ha militarizzato la zona e 70 contadini sono stati incriminati con il presunto reato di “terrorismo” e un manifestante è stato gravemente ferito.

Qualcosa di simile è accaduto nel cantone di Las Naves, provincia di Bolívar, dove la società Curimining S.A., volto nazionale di Curipamba, cerca di sfruttare il rame con il progetto minerario Curipamba-El Domo che è già in fase di esplorazione avanzata. Diversi membri della comunità rischiano procedimenti penali per aver partecipato alle proteste. Il CEDHU (Comisión Ecuménica de Derechos Humanos) ha riferito che tre difensori dell’acqua, Fausto, Wilfrido e Gilberto, sono stati condannati a quattro anni di carcere per il reato di “violazione della proprietà privata”. L’organizzazione per i diritti umani ha denunciato che ciò avviene in un «contesto di criminalizzazione dei contadini, difensori dell’acqua e della natura». Curipamba-El Domo è la terza miniera più grande dopo il progetto Fruta del Norte e Mirador in Amazzonia.

Noboa ha grandi interessi nel favorire le compagnie minerarie e petrolifere transnazionali.

Per esempio, ha proposto Claudia Salgado come candidata per il rinnovo parziale della Corte Costituzionale. In risposta, l’Unión de Afectados por Texaco, della provincia amazzonica di Sucumbíos, ha presentato un ricorso contro Salgado poiché la sua firma appare in un rapporto della procura generale dello Stato, inviato all’assemblea nazionale nel giugno 2019, che appoggia la sentenza dell’arbitrato, favorendo Chevron-Texaco, una compagnia petrolifera statunitense accusata di provocare un grave inquinamento nelle comunità indigene.

Non solo. Il governo ha detto che cercherà, tra le altre riforme, di modificare la Costituzione attraverso un’assemblea costituente, con l’intenzione di eliminare la Consulta Previa, Libre e Informada, un diritto dei popoli e delle nazionalità indigene. A ciò, si aggiunge l’accordo di libero scambio con il Canada che Noboa cerca di chiudere, offrendo maggiori vantaggi alle compagnie minerarie canadesi. Secondo Acción Ecológica, «Questo trattato intensificherà l’estrattivismo minerario, aggravando il conflitto sociale già esistente a causa dell’accumulo e contaminazione dell’acqua, dei conseguenti danni alla produzione agricola e dei processi di privazione delle proprie terre a comunità che vivono nelle aree in cui si trovano progetti minerari con capitale canadese».

D’altra parte, Luisa González ha un percorso difficile davanti a sé per poter cambiare la memoria che il correismo ha lasciato nelle comunità indigene in termini di estrattivismo.

Il governo Correa ha, nella sua storia, le radici dello sfruttamento petrolifero nel Yasuní ITT; la chiusura delle organizzazioni ambientaliste, la persecuzione degli attivisti ambientali e dei diritti umani; l’apertura di concessioni in un vasto territorio dell’Amazzonia e della Sierra centro-meridionale alle compagnie minerarie cinesi e la criminalizzazione di centinaia di leader indigeni e difensori dei diritti umani e della natura, sostenuti dai rapporti di organizzazioni per i diritti umani.

Pertanto, l’ambiente e l’estrattivismo saranno una questione da evitare, sia per Noboa che per González, anche se questa è una delle priorità per molti elettori di base di Leonidas Iza. Come lui stesso ha affermato nelle sue dichiarazioni dopo le elezioni: «Abbiamo vinto. Questo è un processo qualitativo. È un onore aver dato voce al potere collettivo e all’organizzazione. Abbiamo intrecciato quel 5% che è disposto a cambiare questo processo in Ecuador. Siamo arrivati a tutti i settori: ai bianchi, ai montubios, agli indigeni, ai neri, alle aree urbane e rurali.  A quelli che difendono l’acqua, a quelli che non vogliono l’estrazione mineraria, a quelli che lottano affinché ciò che abbiamo sia per tutto l’Ecuador».

Foto di Coop Docs

Ma i voti di Leonidas Iza non riguardano solo la sua proposta ambientalista. Uno degli assi del suo progetto è ricostruire il tessuto sociale fratturato dalla polarizzazione che impedisce il consolidamento di un progetto in grado di offrire una soluzione alla situazione di violenza e disuguaglianza che sta vivendo l’Ecuador.

Dal canto suo, Noboa propone una politica di sicurezza incentrata sulla militarizzazione con la dichiarazione di “conflitto armato interno”, cosa che ha generato gravi violazioni dei diritti umani. Ciò che è accaduto ai quattro bambini delle Malvinas (reclusi, torturati e cremati dai militari) è solo uno dei decine di casi registrati dalle organizzazioni per i diritti umani. E in questo, Iza propone una posizione di sinistra, lontana dalla militarizzazione e con una visione globale che punta alla disuguaglianza sociale, che allontana l’idea di un possibile avvicinamento degli elettori di Iza alle posizioni di Noboa.

Iza lo ha detto: «La vecchia politica è rappresentata nel candidato di destra disposto ad annientare le città. Ci troviamo nuovamente di fronte a quella politica vecchia di 200 anni nella quale, in questo paese, il movimento indigeno e i settori popolari non sono mai stati presi in considerazione».

Ma questo non significa che sia stato raggiunto un accordo con il RC e che i voti andranno immediatamente a Luisa González. L’approvazione del voto non è così semplice. Luisa richiede molto più di un semplice avvicinamento.
Per Franklin Ramírez, sociologo e docente: «La Revolución Ciudadana non può dare per scontato che, solo perché in testa alla scheda elettorale c’è Noboa, il movimento indigeno o gli elettori di Iza lo debbano sostenere. Devono sostenerlo attraverso accordi programmatici e politici. È necessaria, quindi, serietà, sensibilità, dialogo, negoziazione, cedere. È il minimo che ci si aspetta; altrimenti, avremo la continuità presidenziale di Daniel Noboa. E, in caso, questo dialogo deve essere accompagnato dalle organizzazioni sociali».

Il movimento indigeno ha una forma organizzativa, politica e decisionale complessa. Leader come Iza rispondono alle decisioni collettive prese negli spazi assembleari comunitari, regionali e nazionali.

Per questo Iza è stato chiaro nel dire che «il voto non appartiene ai leader o ai partiti. La nostra decisione sarà collettiva con le persone, le organizzazioni e tutti coloro che hanno avuto fiducia in noi, riguarderà un progetto Paese su una linea politica e ideologica, per risolvere i problemi più sentiti dalla gente, e continueremo a lottare se chi prenderà il governo non li risolverà». Ciò significa che il movimento indigeno, al di là delle elezioni, è un attore di convocazione di vari settori sociali, come avvenne negli anni ’90; nel 2012, con la Marcha del Agua; nel 2015, con il Levantamiento; nel 2019 e nel 2022 con gli scioperi nazionali e come continuerà a essere con Noboa o González al potere.

Articolo pubblicato da Ana Acosta @yakuana sul sito del media indipendente comunitario Wambra. Traduzione in italiano di Alessia Arecco per Dinamopress

Immagine di copertina il presidente uscente Noboa, foto di Casa de America, da Flickr

SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS

Per sostenere Dinamopress abbiamo attivato una nuova raccolta fondi diretta. Vi chiediamo di donare tramite paypal direttamente sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno