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Viaggio nell’ombra lunga dei Cpr
“Gorgo Cpr” di Lorenzo Figoni e Luca Rondi analizza criticamente il sistema della detenzione amministrativa in Italia. Tra storie individuali e riflessioni politiche, il libro interroga sulla natura e la logica di fondo di queste strutture. Un’opera molto utile per comprendere le implicazioni sociali e legali di un sistema che resiste nonostante rivolte e inchieste
Al netto delle rivolte interne, le mobilitazioni contro i Cpr (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) possono schematicamente essere suddivise in due approcci. Da un lato ci sono coloro che contestano il funzionamento specifico di queste strutture, denunciando le incongruenze e le pratiche eccessive. Dall’altro lato, si colloca chi contesta l’esistenza stessa dei Cpr, spesso con un taglio più ideologico, che mette in discussione la logica di detenzione amministrativa in sé.
Gorgo Cpr (Altraeconomia, 2024), scritto da Lorenzo Figoni e Luca Rondi, si inserisce in maniera innovativa in questo dibattito, riuscendo a combinare in maniera originale entrambe le dimensioni. Non solo offre una critica sistematica delle pratiche interne ai centri, ma suggerisce anche una riflessione più profonda sul perché il sistema stesso esista e come continui a prosperare.
Gorgo Cpr mette in dialogo storie individuali, dettagli sui singoli centri e analisi sulle qualità intrinseche del sistema di detenzione. L’approccio scelto dagli autori non segue una struttura lineare in cui si presenta prima una visione d’insieme e poi si analizzano i singoli centri.
La narrazione è fluida e dinamica, in un’alternanza costante tra particolare e generale, come in una sorta di zoom che passa dal singolo episodio per poi espandersi a una visione globale, e viceversa. Questo metodo permette allə lettorə di percepire la complessità del sistema Cpr, facendo emergere come ogni singolo centro, pur nella sua specificità, faccia parte di un meccanismo più ampio e organizzato.
I Cpr non sono semplici luoghi di detenzione: sono strumenti progettati per rispondere a una logica precisa, che non riguarda solo l’isolamento e la reclusione. Durante la lettura del testo, si coglie come questi centri costituiscano a tutti gli effetti un sistema: rispondono a una razionalità di fondo che dà coerenza all’intero processo. Sebbene i singoli Cpr possano differire nelle loro modalità operative – e una parte importante del testo è dedicata all’analisi critica del funzionamento di alcuni specifici centri – essi sono parte di un meccanismo interconnesso, che coinvolge attori pubblici e privati (dai gestori delle strutture alle prefetture, dal ministero ai governi), tutti spinti dalla stessa logica.
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Uno degli aspetti più potenti e drammatici di Gorgo Cpr è il confronto con la dimensione della morte. Figoni e Rondi esplorano le modalità con cui molte persone hanno perso la vita nei Cpr, rivelando la violenza acuta che permea questi luoghi. Più di trenta persone sono morte dentro e a causa dei Cpr. Non si tratta di tragedie imponderabili: sono la diretta conseguenza diretta del meccanismo. Le pagine dedicate al racconto dei decessi sono tra le più intense del libro.
Le questioni legate alla giurisdizione sono un altro tema cruciale nell’economia dei Cpr e nell’opera. Gli autori descrivono e denunciano la cosiddetta “giurisdizione apparente”, quella tutela giuridica che dovrebbe garantire il rispetto del diritto, ma che è soltanto proforma. I giudici di pace sono l’emblema di questa rappresentazione: la qualità del loro giudicato è mediamente molto modesta e il segno di questa dimensione è quasi sempre contro i diritti delle persone trattenute.
Il libro si distingue anche per il modo in cui racconta la genealogia dei Cpr e la loro evoluzione. La nascita di queste strutture è legata a un preciso contesto politico e storico, con la legge Turco-Napolitano come momento fondativo.
Il racconto delle modifiche legislative, della trasformazione dei termini di permanenza nelle strutture, delle aperture e chiusure dei vari centri mostra come questo sistema non sia affatto immutabile. Ha assunto la sua forma attuale attraverso un percorso non lineare.
In questo senso, Gorgo Cpr invita a riflettere su come la detenzione amministrativa non sia un fatto naturale o inevitabile: è una costruzione politica contingente e, per questa ragione, modificabile, anche radicalmente.
Gorgo Cpr si rivolge a diverse categorie di lettorə. Da un lato, offre una panoramica dettagliata su cosa siano i Cpr, come funzionano e quali sono le loro stratificate implicazioni legali, politiche e sociali. Il libro è un’ottima lettura introduttiva per chi non ha maturato ancora una visione di insieme sul funzionamento di queste strutture. Dall’altro lato, il libro è una lettura molto utile anche per chi è già attivo nel campo della critica delle politiche migratorie: fornisce un’analisi più dettagliata e più organica del sistema. È un invito, da questa prospettiva, ad affinare le armi della critica e della mobilitazione.
Il ritmo incalzante e la struttura narrativa avvincente fanno di questo libro una risorsa per chiunque voglia comprendere in profondità il funzionamento dei Cpr, l’impatto che hanno sulle persone trattenute e sulla qualità della democrazia nel suo complesso. Nella parte conclusiva del testo, gli autori esplicitano la domanda – che scorre sottotraccia per tutta l’opera: «come è possibile che il sistema dei Cpr, nonostante le denunce, le rivolte e le inchieste, sia rimasto in piedi per più di venticinque anni, e oggi sembri addirittura rafforzarsi?»
La risposta, che pur è possibile scorgere in controluce all’interno del testo, tuttavia, non è fatalista. Il libro lascia una porta aperta alle possibili trasformazioni. Le rivolte, le inchieste e le azioni legali – che hanno un peso specifico nel testo – possono non solo cambiare la percezione pubblica, ma anche interrompere il ciclo di violenza che attraversa i centri. Nonostante il sistema sia radicato e potente, non è immutabile e la lotta per fermarlo continua a essere pensabile e possibile. In questo senso, Gorgo Cpr è anche un forte invito all’azione.
Immagine di copertina: wikicommons
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