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MONDO

Proteste e manifestazioni segnano il secondo insediamento di Trump

Mentre Trump inonda la scena politica con uno tsunami di decreti esecutivi e di dichiarazioni avventate ma ancora non implementate o di non immediata eseguibiità, comincia a organizzarsi nelle principali città Usa un’opposizione alla svolta suprematista e reazionaria

Donald Trump si insediato per il suo secondo mandato il 20 gennaio 2025, un momento storico e polarizzante nella politica statunitense. La giornate precedenti e il giorno dell’inaugurazione sono stati caratterizzati da mobilitazioni significative a Washington, D.C. e in tutto il paese. Le mobilitazioni, che includevano “The People’s March” e proteste locali in centinaia di città, hanno visto migliaia di persone manifestare contro quelle che hanno definito le politiche «pericolose e divisive» dell’amministrazione.

Azione rapida attraverso ordini esecutivi

Nel suo primo giorno di ritorno alla Casa Bianca, il presidente Donald Trump ha firmato una serie di ordini esecutivi volti a implementare rapidamente le priorità della sua amministrazione. Tra le 46 azioni, si contano 26 ordini esecutivi, 12 memorandum e quattro proclamazioni.

Tra le misure principali vi erano la dichiarazione di emergenza nazionale al confine tra Stati Uniti e Messico, il ripristino della politica “Remain in Mexico” e l’avvio di deportazioni di massa. Trump ha anche ritirato gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, annullato iniziative di diversità ed equità introdotte sotto l’amministrazione Biden e revocato gli impegni degli Stati Uniti verso accordi internazionali sul clima, come l’Accordo di Parigi.

Uno degli ordini più controversi è stato intitolato “Defending Women from Gender Ideology Extremism and Restoring Biological Truth to the Federal Government”, che definiva il genere esclusivamente come maschio o femmina in base all’assegnazione alla nascita. Questo ordine ha direttamente annullato le protezioni per le persone transgender, suscitando indignazione tra i gruppi per i diritti LGBTQ+.

I critici hanno descritto queste misure come un abuso del potere esecutivo, progettate per aggirare il Congresso e implementare cambiamenti drastici con una supervisione minima. I sostenitori, invece, le considerano l’adempimento delle promesse elettorali di Trump e un deciso ritorno alla sua agenda conservatrice.

New York si mobilita: “We Fight Back”

A New York City, migliaia di manifestanti hanno sfidato temperature gelide per inviare un messaggio diretto all’amministrazione: l’agenda di Trump, di estrema destra e dominata dai miliardari, sarà affrontata con una accanita resistenza. I dimostranti si sono riuniti a Washington Square Park, partecipando a una mobilitazione nazionale organizzata nel giorno dell’Inaugurazione e durante il giorno alla memoria di Martin Luther King Jr.

I manifestanti attraversato le vie di Manhattan per opporsi agli attacchi contro le famiglie di immigrati, i diritti delle donne, le comunità LGBTQ+ e la classe lavoratrice, respingendo al contempo le politiche militaristiche di Trump e i suoi ritiro delle politice di protezione dell’ambiente. Gridando «We Fight Back!», i manifestanti hanno chiesto la fine delle politiche militaristiche, la difesa delle famiglie di immigrati e protezioni per i gruppi emarginati. La loro determinazione riflette un rifiuto dell’agenda dell’amministrazione, con manifestazioni simili in oltre 80 città in tutto il paese. Qui alcune foto della Marcia:

La resistenza prende forma

L’inaugurazione è stata accompagnata da proteste diffuse, sottolineando l’opposizione persistente alle politiche di Trump. “The People’s March”, tenutasi pochi giorni prima della cerimonia, ha attirato decine di migliaia di persone a Washington, D.C., in una dimostrazione di sfida contro l’agenda dell’amministrazione. L’evento, guidato da coalizioni femministe e progressiste, ha evidenziato questioni che vanno dai diritti all’aborto e le protezioni LGBTQ+ al cambiamento climatico e alla soppressione del voto.

«Abbiamo bisogno di un movimento di massa e multirazziale per affrontare direttamente le politiche di questa amministrazione», ha affermato Tamika Middleton, direttrice esecutiva della Womens’March. Organizzazioni come Planned Parenthood, il Sierra Club e The Movement for Black Lives hanno sostenuto l’appello alla mobilitazione, sottolineando la necessità di unità tra comunità diverse.

Oltre alla capitale, oltre 300 proteste si sono svolte a livello nazionale in città come New York, Chicago, Denver e Los Angeles. Queste manifestazioni miravano a galvanizzare gli attivisti locali e a fornire una piattaforma per coloro più colpiti dalle politiche di Trump, promuovendo solidarietà e resilienza di fronte a un secondo mandato.

Un parallelo storico

Le proteste del 2025 hanno suscitato paragoni con la massiccia resistenza del 2017, quando la Womens’ March divenne un fenomeno globale. Sebbene l’energia del primo mandato di Trump abbia generato un’ondata senza precedenti di attivismo, la risposta al suo secondo mandato riflette un approccio più focalizzato e strategico. Gli attivisti hanno cercato di costruire sulle lezioni del passato, creando reti sostenibili per opporsi a quella che consideravano un’agenda autoritaria.

Inoltre, alcuni studiosi di democrazia e resistenza hanno sottolineato l’importanza delle manifestazioni pubbliche come contrappeso alle tendenze autoritarie. Le proteste fisiche, hanno affermato, non solo sfidano gli abusi governativi, ma creano anche spazi per l’empowerment e l’azione collettiva.

Influenza corporativa e critiche

L’inaugurazione ha anche messo in luce i legami intricati tra l’amministrazione Trump e gli interessi corporativi. Rapporti su generose donazioni da parte di aziende tecnologiche e Wall Street hanno evidenziato l’allineamento dell’amministrazione con potenti sostenitori finanziari. Elementi che evidenziano aspetti critici di un governo che favorisce i ricchi a scapito dei cittadini comuni.

The Fight Continues

Con l’inizio del secondo mandato di Trump, le proteste che hanno segnato la sua inaugurazione hanno segnalato la continuazione di profonde divisioni all’interno degli Stati Uniti. Gli attivisti hanno promesso di opporsi all’agenda «di destra estrema, guidata dai miliardari» dell’amministrazione, impegnandosi a lottare per i diritti dei lavoratori, i diritti dell’ambiente e le comunità emarginate.

La strada per gli oppositori di Trump è quella di una resistenza sostenuta. Dal lavoro organizzativo alla difesa legislativa, mirano a costruire un movimento capace di sfidare le politiche e la visione dell’amministrazione. Le proteste non hanno segnato una fine, ma un inizio: un rinnovato sforzo per sostenere la democrazia, l’uguaglianza e la giustizia di fronte a sfide significative.

Tutte le immagini nell’articolo sono a cura dell’autore

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