Spagna, sbarca in rete il Partido X: democrazia punto e basta

Il progetto è cambiare la forma del fare politica mediante la democrazia diretta realizzata con internet.

“La prima cosa da fare per uscire da una buca, è smettere di scavare”, recita il proverbio cinese a cui s’ispira il partito senza volto. Un laboratorio che nasce e vive in rete e mira dritto al cuore della rappresentanza in crisi. Un’interessante sperimentazione, nonostante i rischi di scivolose scorciatoie a suon di “gente” e democrazia liquida con cui in Italia abbiamo triste familiarità. Come primo approfondimento, per saperne di più, proponiamo la traduzione del commento di Manuel Castells: “Partido del Futuro”, pubblicato su La Vanguardia il 12-01-2013. A seguire uno stralcio tratto dal sito del Partido X. I materiali online del Partido del Futuro sono disponibili in castigliano, catalano, euskara, gallego e inglese.

Partito del futuro

di Manuel Castells*

L’8 gennaio è stata annunciata su Internet la creazione del «partito del futuro», un metodo sperimentale per costruire una democrazia senza intermediari, che sostituisca le attuali istituzioni delegittimate agli occhi dei cittadini. Il contraccolpo popolare e mediatico è stato considerevole. Nel solo primo giorno del lancio, a parte il fatto che il server è collassato ricevendo 600 richieste al secondo, ci sono stati 13.000 followers su Twitter, 7.000 su Facebook e 100.000 visite su YouTube. I media stranieri e spagnoli, compreso questo quotidiano [La Vanguardia, ndt], hanno ripreso una conferenza stampa che si immaginava proveniente dal futuro e annunciava l’avvenuto trionfo elettorale del suo programma: democracia y punto, la democrazia punto e basta (http://partidodelfuturo.net).

Segno che non si può ignorare quanto scaturisce dal 15-M. Perché questo partito emerge dal brodo di cultura creato dal movimento, sebbene in nessun modo assimilabile ad esso. Perché non esiste «il movimento» dotato di struttura organizzativa e rappresentanti, ma solo persone in movimento che condividono una denuncia di fondo delle forme di rappresentanza politica che hanno disarmato la gente davanti agli effetti di una crisi che essi non hanno causato ma soffrono ogni giorno. Il 15-M è una pratica collettiva e individuale mutante e diversificata, che vive nella rete e nelle strade, i cui membri prendono iniziative di ogni tipo, dalla difesa contro lo scandalo delle ipoteche fino a una proposta di legge elettorale che democratizzi la politica.

Però finora molte di queste iniziative sembrano infilate in una strada senza uscita. Da un lato, i sondaggi rivelano che una grande maggioranza di cittadini (intorno al 70%) condividono le critiche del 15-M e molte delle sue proposte. Dall’altro, tutta questa mobilitazione non si traduce in misure concrete che migliorino le condizioni di vita delle persone, perché c’è un blocco istituzionale di queste proposte. I due grandi partiti spagnoli sono corresponsabili della sottomissione della politica ai poteri finanziari nella conduzione della crisi, essendo compartecipi, per esempio, della gestione irresponsabile della dirigenza della Banca di Spagna, con un governatore socialista che, nel caso di Bankia e delle Casse di risparmio, ha mandato migliaia di famiglie in rovina. Su questo il 15-M si è espresso nello spazio pubblico, in acampadas, manifestazioni, assemblee di quartiere e azioni puntuali di denuncia. Tale intervento, però, sebbene sia essenziale per creare coscienza, rischia di esaurirsi in sé stesso quando si confronta con una repressione poliziesca ogni volta più violenta.

Fortunatamente il 15-M ha frenato ogni impulso di protesta violenta, svolgendo di fatto un ruolo di canalizzazione pacifica della rabbia popolare. Il dilemma è come superare le barriere attuali senza cessare di essere un movimento spontaneo, autorganizzato, con iniziative molteplici che non costituiscono programma e per questo possono aggregare potenzialmente il 99% di quanti sanno ciò che non vogliono, cioè l’esistente, e si trovano d’accordo nel cercare insieme nuove vie politiche di gestione della vita.

Per avanzare in questo senso, è nata un’iniziativa spontanea volta a occupare l’unico spazio in cui il movimento è appena presente: le istituzioni. Tuttavia non nell’immediato, perché il suo progetto non è diventare una minoranza parlamentare, ma cambiare la forma del fare politica, mediante una democrazia diretta articolata grazie a Internet, proponendo referendum su temi-chiave, elaborando collettivamente proposte legislative attraverso consultazioni e dibattiti nello spazio pubblico, urbano e cibernetico, suggerendo misure concrete da discutere fra i cittadini e fungendo allo stesso tempo da piattaforma per proposte che vengano dalla gente.

In realtà, non si tratta di un partito, sebbene iscritto nel registro dei partiti, ma di un esperimento politico che si sta reinventando man mano che procede. All’orizzonte si intravede così un momento in cui il sostegno dei cittadini a votare contro tutti i politici e insieme a favore una piattaforma elettorale che abbia questo solo punto di programma permetta un’occupazione legale del Parlamento e lo smantellamento del sistema tradizionale di rappresentanza dal suo stesso interno. Non è tanto strampalato. È a grandi linee quanto è successo in Islanda, punto di riferimento esplicito del partito che ci parla dal futuro.

Ma come evitare di riprodurre lo schema di partito nel processo di conquista della maggioranza elettorale? Qui subentra la decisione, criticata dalla classe politica e da alcuni media, delle persone che hanno preso quest’iniziativa di restare anonime. Se infatti non ci sono nomi, non ci sono leader, né cariche né comitati federali, né portavoce che pretendono di parlare per conto degli altri e finiscono per rappresentare sé stessi. Se non ci sono volti, ciò che resta sono le idee, le pratiche, le iniziative. Di fatto, è la pratica della maschera come forma di creazione di un soggetto collettivo composto da migliaia di individui mascherati, come fecero a suo tempo gli zapatisti, o come fa Anonymous con la sua famosa maschera, riconoscibile in tutto il mondo ma con molteplici portatori. Senza contare che l’anonimato della protesta si ritrova nei nostri classici: «Fuenteovejuna, todos a una» [nel dramma omonimo di Lope de Vega tutti gli abitanti del paese, che hanno linciato un tiranno locale, rispondono così al giudice, rendendo impossibile l’individuazione di un responsabile, ndt]. Arriva a volte un momento in cui le liste elettorali richiedono nomi, ma anche allora non ci saranno obbligatoriamente dei leader, perché i nomi possono essere sorteggiati fra migliaia di persone che sono d’accordo con una piattaforma di idee. Si tratta in fondo di mettere in primo piano la politica delle idee con cui si riempiono la bocca i politici, mentre fanno carriera sgomitandosi fra loro. La personalizzazione della politica è il peggior sintomo del leaderismo nel corso della storia, la base della demagogia, della dittatura del capo e della politica dello scandalo diretta a distruggere le persone rappresentative. La X del partito del futuro non mira al nascondimento, piuttosto a far sì che il suo contenuto sia riempito da persone che proiettino in questo esperimento il proprio sogno personale di un sogno collettivo: democracia y punto. Da definire insieme.

*Traduzione dal castigliano di A. Illuminati. Tratto da Tratto da «La Vanguardia», 12-01-2013. Vai alla versione originale.

8 gennaio 2013, la conferenza stampa di lancio del Partido X:

A seguire uno stralcio tratto da: http://partidodelfuturo.net/el-partido/. Traduzione dal castigliano a cura di Dinamopress.

Il partito

Il Partito X, il Partito del Futuro, è il partito che ha già vinto nel futuro.

Il Partito X è un’incognita. È il partito che vince perché applica il programma che consente di instaurare una vera democrazia con cui la gente può difendere i propri interessi.

Il Partito X, il Partito del Futuro entra in parlamento, ne apre le porte e devolve direttamente il potere sovrano alle persone mediante la realizzazione di tutti i punti del suo programma: la democrazia, punto e basta.

D’ora in poi chiunque ha la possibilità di emendare e votare direttamente le leggi che lo riguardano o di proporle attraverso Iniziative Legislative Popolari e referendum vincolanti.

Le leggi sono elaborate su Internet o in spazi abilitati in permanenza all’interno di istituzioni pubbliche (uffici postali, municipi, ecc.) aperti a tutti e tutti possono concorrervi, senza essere necessariamente una multinazionale, come si fa a Porto Alegre già dal lontano 2003, o in Islanda con la recente Wikicostituzione (2011).

[…] Il Futuro è arrivato e non è niente male.

Partito X, il partito che viene.

Perché non c’è miglior futuro di un buon presente.

Il formato Partito X, il Partito del Futuro:

L’ideologia politica del Partito X, il Partito del Futuro, è la logica. Il suo programma contiene un solo punto: come indica il suo stesso nome, il punto è la democrazia punto e basta (Iniziative Legislative Popolari, referendum vincolanti, propositivi, abrogativi o confermativi, Wikigoverno, diritto al voto reale e permanente, trasparenza nella gestione pubblica).

Quando si realizza la Democrazia Punto e Basta, tutto il resto si realizza di conseguenza.

Quanto a portavoce e rappresentanti, queste sono figure totalmente démodées e in futuro la gente farà ciò che sa fare in cooperazione con gli altri secondo le proprie capacità e possibilità. Nessuno esprime opinioni su ciò di cui non ha idea, però tutti possono imparare tutto. Noi garantiamo quanti lavorano su un tema perché non lo fanno di nascosto, al contrario possiamo verificarne in trasparenza a ogni momento le fonti e proposte.

Il patrimonio del partito è pubblico e attualmente è pari a zero.

Partito X, il Partito del Futuro. L’unico partito che non vuole rappresentarti. Non voterai dei partiti. Voterai e farai le leggi. Il futuro è arrivato e non è niente male.