EUROPA
Spagna, “el cambio” parte dalle città
Trionfo in Spagna delle liste municipali appoggiate da Podemos: a Barcellona Ada Colau sarà sindaco, a Madrid si discute di una coalizione tra Ahora Madrid e il PSOE. Il bipolarismo spagnolo ne esce con le ossa rotte, mentre Pablo Iglesias suona la carica verso le politiche di novembre
Le elezioni comunali e regionali di ieri hanno visto saltare completamente il bipolarismo spagnolo, arretrare il PSOE e quasi sparire Izquierda Unida, che ha perso circa mezzo milione di voti. Gli schemi dell’”alternanza” tanto cari ai seguaci del bipolarismo sono definitivamente saltati, con un quadro partitico in continua evoluzione, in cui le nuove forze di “Podemos” e “Ciudadanos” stanno progressivamente erodendo le fasce di consenso delle altre forze politiche.
E’ giusto ricordare come già nelle elezioni europee del 2014 il classico schema bipolare spagnolo aveva subito un duro colpo, ma ora si parla di elezioni amministrative, votazioni dove c’è, come si dice in gergo, “la ciccia”.
La lista municipale Ahora Madrid, appoggiata da Podemos e costruita attraverso un lungo processo che ha coinvolto associazioni, movimenti, assemblee di quartiere, ha oggi la concreta possibilità di andare al governo della capitale spagnola col 31.85 % dei voti e 20 seggi conquistati. A Madrid il PP manteneva da 24 anni la maggioranza assoluta dei voti, oggi la candidata del PP ha conquistato 21 seggi – dieci in meno delle ultime elezioni – e un’eventuale coalizione col PSOE o, come sembra più probabile in queste ore, un’eventuale appoggio esterno da parte della lista “municipalista”, farebbero perdere al partito di Mariano Rajoy il governo della capitale dopo decenni.
A Barcellona la lista Barcelona en Comù, capitanata da Ada Colau, ex portavoce della PAH (Plataforma de Afectados por la Hipoteca) e militante dei movimenti di lotta per la casa, ha conquistato il 25% dei voti e la maggioranza dei seggi nella capitale catalana. “La vottoria di davide contro Golia,” ha dichiarato Colau appena appresi i risultati. Un successo storico, che affonda le sue radici nel 15M e nelle esperienze di sindacalismo metropolitano che lì si sono sviluppate. E’ vero che Ada Colau non fa più parte della PAH da quando ha deciso di intraprendere l’avventura elettorale, ma è altrettanto vero che la sua reputazione e la sua presenza pubblica si sono costruite proprio lì, negli escraches e nelle occupazioni delle banche per impedire gli sfratti per insolvenza.
A Madrid e Barcellona si aggiungono gli ottimi risultati delle liste “municipaliste” a Valencia, Saragoza, Coruña, Cádiz. Risultati migliori di quelli che ha ottenuto Podemos alle regionali presentandosi col suo simbolo. Dati che fanno riflettere e che probabilmente riapriranno il dibattito interno tra macchina comunicativa e organizzazione territoriale. Tra un’idea di organizzazione centrata sulla presenza mediatica e una maggiormente articolata sui territori e in relazione più forte coi movimenti. I risultati straordinari di ieri partono infatti dall’alleanza coi movimenti locali e dalla costruzione concreta di rapporti col territorio. Rapporti spesso conflittuali, soprattutto nella definizione delle liste e dei meccanismi elettorali della primarie, decisi, come nel caso di Ahora Madrid, dopo settimane di trattative serratissime. Ma sicuramente non è un caso che Pablo Iglesias abbia dichiarato stamattina che “le grandi città sono le locomotrici del cambiamento”. Locomotrici che devono tirare la volata alla campagna elettorale delle elezioni politiche di novembre.