ROMA
Solidarietà degli Intermittenti della Ricerca agli studenti della Sapienza
Le cariche della polizia contro studenti e ricercatori e gli arresti avvenuti venerdì pomeriggio all’Università La Sapienza sono di una gravità inaudita ed assumono contorni ancora più preoccupanti nel momento in cui sopraggiungono alla vigilia della presentazione dell’ennesima “riforma” del mondo accademico, la cosiddetta “Buona Università”.
E’ stato infatti molto sconcertante vedere con quanta forza siamo stati allontanati insieme agli studenti mentre pretendevamo (addirittura!) di poter entrare gratuitamente nella nostra Università in cui studiamo e lavoriamo tutti i giorni. Di fronte alla semplice descrizione di quanto successo, i fatti di venerdì appaiono veramente surreali: avremmo dovuto pagare per andare a lavorare nei nostri dipartimenti (senza tenere conto del fatto che le biblioteche e i laboratori erano stati chiusi, sempre grazie alla “Maker’s Fair”). Noi ricercatori precari che, fra l’altro, spesso, siamo costretti a lavorare gratis, in attesa dell’ennesimo rinnovo annuale o di un contratto un po’ meno precario. Senza menzionare il fatto che, invece, nel corso dell’anno accademico le porte degli atenei per noi precari sono più che aperte, spalancate. Anzi, in realtà veniamo letteralmente buttati dentro, per supplire alle mancanze strutturali di un sistema ormai al collasso.
In questa cornice, la richiesta di pagare il biglietto ci è davvero sembrato troppo. Così come ci è sembrato inquietante vedere la Sapienza letteralmente circondata dalle forze dell’ordine: un luogo, l’Università, che dovrebbe essere lo spazio del confronto e del dibattito per eccellenza, completamente militarizzato, per “difenderlo” (!) dai suoi studenti e dai suoi ricercatori. Un dibattito che in realtà, grazie a diversi contributi (non certo del Magnifico Rettore e dei dirigenti della Sapienza), nei giorni scorsi si era animato mettendo in luce come questa fiera, organizzata e gestita in questo modo, abbia ormai poco a che fare con l’innovazione dal basso, la condivisione dei saperi e la cooperazione, stravolgendone lo spirito iniziale. Un confronto che verteva sull”open source, sulla proprietà intellettuale, sulla democratizzazione della ricerca e sullo sfruttamento commerciale del lavoro cognitivo, l’ormai ben noto business dell’innovazione. Proprio nei giorni in cui Apple viene condannata ad un risarcimento di 206 milioni di Euro per avere rubato un’idea all’Università del Wisconsin ed averla commercializzata.
Evidentemente, però, le Autorità accademiche, non erano interessate a questo confronto e il Rettore Gaudio non era disposto a dare spazio a voci critiche che pretendevano, e ci mancherebbe altro, anche trasparenza riguardo alla gestione economica dell’evento. La scelta del Rettore di negare qualunque confronto e di schierare la forza pubblica non si può che definire autoritaria e lo rende il PRIMO responsabile per quanto avvenuto. Per questo noi ci uniamo a coloro che chiedono le dimissioni immediate di Gaudio da Rettore della Sapienza. Un Rettore che fa caricare, ferire ed arrestare i propri studenti non è palesemente in grado di continuare il suo mandato. Inoltre, come anticipato all’inizio, troviamo profondamente preoccupante e grave il segnale di chiusura al dialogo che arriva da chi gestisce i nostri atenei. Ciò non ci sorprende, numerosi sono purtroppo gli esempi di gestione autoritaria dall’alto delle politiche universitarie: dalla scelta dei criteri di valutazione da parte dell’ANVUR (apparato ormai plenipotenziario dei processi valutativi e di fatto punitivi all’interno degli atenei) all’organizzazione della due giorni del Partito Democratico sull’Università della prossima settimana a Udine, dalla quale sono state scientificamente escluse le componenti che vivono tutti i giorni l’Università e che ben ne conoscono il drammatico declino.
Questi sono dei segnali molto preoccupanti in vista della prossima presentazione delle misure con cui il Governo Renzi intende “rilanciare” l’Università. Fanno intravedere in modo chiaro e netto quale sarà la gestione del dissenso e delle voci critiche che si leveranno per cercare di evitare il definitivo annientamento del sistema universitario di questo paese. Pensiamo quindi che di fronte ad episodi come quelli di venerdì pomeriggio, la presa di posizione debba essere netta, ci sono dei momenti in cui è necessario scegliere chiaramente da che parte stare.
Per quanto ci riguarda, noi stiamo con chi venerdì era al nostro fianco e contestava l’entrata a pagamento nella nostra Università.
Per questo chiediamo le dimissioni di Gaudio e la liberazione immediata degli studenti arrestati.