ROMA

Sgombero di Point Break: parte la macchina del fango della Questura

Secondo comunicato degli occupanti di Point Break. Si iniziano a smontare le menzogne della Questura.
Primo comunicato: Sgombero a orologeria dello Studentato Occupato Point Break

Roma, sgomberato Point Break: occupazione di precari e studenti

Dopo lo sgombero di questa mattina nel quartiere Pigneto, si è subito attivata la macchina del fango della Questura di Roma. Con un tweet confuso e raffazzonato si dichiara, infatti, che sarebbe stata smantellata una “centrale di spaccio” e “ripristinata la legalità nel quartiere”. Il tono trionfalistico della Questura appare in questa occasione francamente ridicolo.

L’ordine del magistrato sembra essere partito nella tarda serata di ieri, senza che ne fosse data informazione né all’Amministrazione comunale né a quella municipale. Stupisce la puntualità dell’operazione, partita a pochi minuti dalla conclusione dell’assemblea di Decide Roma al Nuovo Cinema Palazzo: un evento partecipatissimo, che ha materializzato l’intenzione e la capacità degli abitanti di questa città di praticare vera democrazia dal basso. Un’assemblea, inoltre, che ha stabilito una interlocuzione – che si preannuncia proficua, almeno nelle intenzioni – con la nuova Giunta Raggi.

Evidentemente, l’apertura di questo spazio di democrazia e partecipazione spaventa tanti poteri forti della città. Tra questi la Questura di Roma che, organizzando una macchina del fango in grande stile, ha cercato di gettare discredito sui protagonisti di questo percorso, attaccando pretestuosamente chi dal basso costruisce welfare, attraverso la stigmatizzazione di comportamenti e stili di vita largamente accettati e orami trasversali nella società. Così, un atto di forza che di fatto priva studenti e precari del diritto all’abitare, viene mascherato come un’operazione antidroga. Se questo fosse vero non si spiegherebbero i sette anni di intensa e riconosciuta attività sociale di Point Break nel Pigneto; così come non si spiegherebbe l’assenza nelle prime ore dello sgombero delle unità cinofile, subentrate solo in un secondo momento. Verrebbe da chiedersi come mai ad essere attaccate non sono mai le grandi organizzazioni criminali, ma gli spazi che contro quella criminalità sono presidio quotidiano nei territori.

Il caso mediatico, frutto di particolare creatività della Questura, emerge tra l’altro a pochi giorni dalla discussione in Parlamento della proposta di legge che legalizza l’uso ricreativo della cannabis, importante occasione per far uscire dall’illegalità forzata un comportamento sociale così diffuso e riconosciuto come legittimo nella società.

Insomma, a poco servono i tentativi di mascherare quella che, con tutta evidenza, è una negazione di diritti fondamentali a giovani studenti e precari di questa città. Un atto di violenza in difesa soltanto della rendita privata e della speculazione immobiliare, un attacco feroce nei confronti di chi ogni giorno tenta di riaprire spazi di democrazia dal basso. Da oggi sappiamo che dovrà essere nostro impegno smascherare operazioni diffamatorie, per tenere aperti con ogni mezzo necessario gli spazi di democrazia e di partecipazione così faticosamente conquistati.