ROMA

Roma brucia e l’aria è irrespirabile

Scoppiano incendi uno dopo l’altro in ogni zona della città, non si riesce a prevenire il fenomeno, non ci sono piani antincendio e tutto è affidato al lavoro dei Vigili del Fuoco per evitare che ogni rogo si trasformi in tragedia. Purtroppo l’organico e i mezzi a disposizione sono insufficienti per intervenire tempestivamente

A Roma il mese di giugno non è stato particolarmente caldo eppure è stato segnato da incendi che si sono accesi in tutta la città. All’inizio sono state le auto a prendere fuoco al Collatino e a Tor Bella Monaca, probabilmente per opera di piromani. Così come in Prati dove  nel pomeriggio del 13 giugno quattro cassonetti in fiamme hanno sprigionato fumo nero in tutto il quartiere.

Il giorno dopo hanno preso fuoco le sterpaglie nella zona di Capannelle e il fumo è arrivato fino ai Castelli Romani. La settimana seguente un vasto incendio ha interessato Rocca Cencia e poi Ponte di Nona nel VI municipio con fiamme alte che sono arrivate a sfiorare le case.

Il 20 giugno è stata una giornata tragica per i numerosi incendi che si sono sviluppati. Nella zona della Magliana le fiamme sono partite  da un’area incolta e propagandosi hanno raggiunto un deposito di rifiuti e plastica, dal quale bruciando si è sprigionata diossina, come ha rilevato l’Arpa Lazio, tanto da costringere il sindaco Gualtieri a raccomandare alla popolazione residente in zona di tenere chiuse porte e finestre e di lavare accuratamente frutta e verdura.

A Tor Pagnotta a essere minacciati dalle fiamme sono stati un autolavaggio e un vivaio. A Vigne Nuove coinvolti un distributore di benzina e un asilo, dal quale sono stati evacuati bambini e maestre. Lo stesso giorno qualche chilometro più a sud ad Ardea, comune del litorale laziale, un vasto incendio ha causato un’enorme coltre di fumo nero. Anche in questo caso l’Arpa Lazio è intervenuta per campionare la qualità dell’aria e la condizione del suolo e anche qui si è raccomandato di chiudersi in casa e non consumare prodotti coltivati sul territorio.

A Tor Vergata per due volte, a distanza di pochi giorni, sono divampate le fiamme nell’area dove si trova l’opera mai ultimata conosciuta come le Vele di Calatrava. Le fiamme del 25 giugno hanno costretto a evacuare la facoltà di lettere pericolosamente minacciata.

Negli stessi giorni bruciavano i materiali della ditta Barone Autotrasporti a San Basilio e la colonna di fumo e l’odore acre sono arrivati fino a Montesacro e Porta di Roma.

Siamo di fronte a una situazione insostenibile e potenzialmente esplosiva, una bomba ecologica che minaccia la città.

L’estate scoppiano incendi con molta facilità nelle sterpaglie di aree lasciate senza manutenzione, dove la vegetazione secca e maltenuta prende fuoco facilmente, complici sicuramente le alte temperature. Difficile è capire se c’è una volontà nell’innescare la scintilla, oppure è solo un comportamento irresponsabile. Quello che sappiamo con sicurezza è che non esistono piani antincendio e che il Dipartimento che dovrebbe occuparsene attraverso opere di manutenzione e  realizzazione di infrastrutture, come la rete di idranti in ogni quadrante della città, è ancora lontano dal raggiungere gli obiettivi necessari.

Per le aree pubbliche la manutenzione dovrebbe essere responsabilità del Servizio Giardini che le esternalizzazioni messe in atto da tutte le amministrazioni hanno ridotto a un guscio vuoto, con grave carenza di addetti.  E così le «attività di manutenzione ordinaria e straordinaria del verde orizzontale e verticale» indicate nel portale di Roma Capitale restano solo parole scritte.

In realtà manca totalmente un progetto metropolitano che includa quelli che vengono definiti “spazi vuoti” nel disegno della città, con la dignità e la cura che ogni luogo deve avere. Roma è una città sparsa nel suo vasto territorio, dove a zone densamente abitate si alternano terreni lasciati all’incuria, che potrebbero contribuire a creare una rete ecologica. Si parla di degrado per favorire i famelici interessi di chi vorrebbe aggiungere cemento a cemento.

Di esempi ne abbiamo avuti molti negli anni. Pensiamo al Pratone di Torre Spaccata dove chi abita nella zona chiede da sempre la realizzazione di un parco mentre si continua a proporre di costruire milioni di metri cubi per evitare l’abbandono di quella splendida area.

Contro il rischio incendi è stato autorizzato lo sfalcio del verde dell’area del Lago Bullicante Ex-Snia, un’area affidata alla cura delle associazioni che finora ne hanno assicurato la fruibilità e la sicurezza. Altri interessi minacciano quell’esperienza, non certo il pericolo delle fiamme.

Così in caso di incendi tutto è affidato all’intervento dei vigili del fuoco di Roma che da tempo lamentano le loro condizioni di lavoro con turni massacranti, numeri dell’organico del tutto insufficienti e con i mezzi a loro disposizione molto vecchi e spesso fuori uso.

L’estate è appena cominciata ma la città è già piena di fumo, di odori insopportabili e di diossina sparsa nell’aria. Tutto è pronto per il Giubileo.


Immagine di copertina: credits Dinamopress

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