DIRITTI
¡Mi Bombo Es Mio!
Contributo dal laboratorio d’inchiestasu corpi e desideri di Esc_Atelier – #IoDecido verso la mobilitazione internazionale del 1 febbraio.
Ha fatto il giro del mondo e dei social la notizia che in Spagna siamo piombati di nuovo nell’oscuro Medioevo. Con la vistosa differenza che nel Medioevo era possibile esercitare il controllo sul proprio corpo e sul parto[..] mentre nella società attuale il corpo e il parto diventano oggetto passivo del controllo economico e statale.
Veniamo ai fatti: il Ministro Gallardón attraverso un disegno di legge, sostenuto con entusiasmo dal partito di Rajoy, cercherà di cancellare con un colpo di spugna i diritti di migliaia di donne spagnole, marcando un passo indietro non solo rispetto alla legge del 2010, ma persino a quella, già restrittiva, del 1985. La proposta della Ley del Aborto limita la possibilità di abortire a due soli casi: la violenza sessuale, e il comprovato rischio per la salute psichica e fisica della donna. Nel testo non si fa alcun riferimento ai casi di grave malformazione del feto e si obbligano le minorenni a richiedere il consenso dei genitori. Al di fuori di questi casi scegliere di abortire sarà un reato.
In Europa la situazione – per i 18 paesi in cui è possibile abortire– è grossomodo omogenea e il termine limite per praticare un aborto è fissato a 12 settimane. Con delle vistose eccezioni, se si considera il caso maltese per cui l’aborto viene considerato tutt’oggi un reato perseguibile con il carcere o quello olandese, che estende invece il termine limite a 24 settimane per gravidanza indesiderata. E con delle significative differenze, se si pensa che la pratica abortiva più diffusa in Francia è quella farmacologica e che, al contrario, in Italia la sperimentazione della RU486 è stata prima approvata e poi duramente osteggiata dalle politiche regionali.
Vogliamo ripartire da una campagna, mutuata sulle parole d’ordine spagnole: #PorqueYoDecido! #MiBomboEsMio! Farlo non significa solamente esprimere solidarietà. Italia e Spagna hanno molto in comune: la pesante ingerenza di una cultura cattolica, la misoginia di cui essa è portatrice; l’attacco alla sanità pubblica sistematicamente definanziata, smantellata nelle strutture e nei servizi, in cui si distingue legislativamente tra cittadini meritevoli di cure e migranti che possono anche morire in silenzio.
In Italia la situazione in tema di IVG è durissima e in costante rischio di peggioramento: la legge 194, frutto di una conquista delle donne e che formalmente garantisce la possibilità per le donne di scegliere e di abortire viene quotidianamente svuotata di senso, resa inefficace dalle politiche governative e dal numero abnorme dei medici obiettori (in Lombardia, Basilicata, Molise e Sicilia il numero degli obiettori supera l’80%, mentre nel Lazio si va oltre il 90%). L’obiezione di coscienza sull’aborto garantisce la carriera di molti medici, diventa misura del ricatto, cattiva abitudine che si insinua lentamente nelle pratiche correnti degli ospedali nostrani e che rallenta e di fatto impedisce a centinaia di donne di poter scegliere per sé. Non a caso, di fronte agli ostacoli e alle umiliazioni che ogni donna deve subire, in Italia sta tornando a crescere il numero degli aborti clandestini e “fai-da-te”, fatti in casa con mezzi impropri, che portano a seri rischi per la vita delle donne.
Leggi che restringono la libertà di scelta, come quella spagnola, o rese impossibili nell’applicazione, come quella italiana, non portano a un minor numero di aborti, ma a più aborti clandestini e insicuri.
Scegliere (e avere la possibilità) di abortire in modo legale, sicuro, gratuito è un diritto fondamentale per tutte le donne, così come usufruire liberamente e gratuitamente di tutti i dispositivi medici di prevenzione e contraccezione (condom, pillola contraccettiva, pillola del giorno dopo). Crediamo che una maggiore consapevolezza si raggiunga anche attraverso il maggiore e continuo finanziamento di politiche informative e scientifiche sulla salute sessuale e sulla contraccezione.
Ed è proprio questo che vogliamo: più informazione, diritto alla salute e accesso alla sanità gratuito.
Come se ve ne fosse bisogno, oggi ci troviamo a dover riaffermare che le donne non sono soggetti deboli da sottoporre al paternalismo statale, né contenitori per finalità altre, né merce di scambio per trattative ed equilibri politici. Siamo soggetti pensanti con capacità di scegliere e autodeterminarsi!
Il 1 febbraio in tutta Europa si terranno manifestazioni in solidarietà con la Spagna, per affermare che per tutte le donne l’aborto deve essere legale, sicuro, gratuito e praticabile!