EUROPA

Le giornate di Amburgo non sono finite

Contro le vendette della polizei: il No al G20 continua. Al fianco delle persone in stato di fermo o di arresto. Solidali e complici!
G20, su retate e arresti alla fine del vertice

Nel corso dell’ultima settimana, come abbiamo già avuto modo di scrivere, la città di Amburgo è stata attraversata ed animata da un’incredibile espressione di potenza: la messa in gioco di centinaia di migliaia di corpi, la capacità di molt* di farsi un tutto in grado di spiazzare qualunque previsione (o lettura) semplicistica e monotematica.

È stata proprio la generalizzazione della radicalità delle pratiche a determinare una diffusione, nello spazio e nel tempo di queste tre giornate, di forme incisive di resistenza e di sabotaggio contro il summit dei “venti grandi della Terra”. Il calendario pianificato del vertice ha dovuto necessariamente fare i conti con la forza e la determinazione delle contestazioni h24 nelle strade e nelle piazze, che hanno avuto la capacità di mettere in evidente difficoltà gli apparati di polizia tedeschi e la gestione complessiva dell’evento. L’oceanica partecipazione di persone da tutta Europa è stata poi accompagnata dall’incredibile saldatura empatica con chi Amburgo la vive quotidianamente: tantissime sono state infatti le forme di solidarietà attiva e protagonistica espresse dalla cittadinanza locale.

Questa cornice complessa e composita ha avuto la capacità di mantenere altissimo il livello della contestazione durante tutto il corso delle giornate, nell’ambito del quadro definito da una vera e propria sospensione del tanto decantato modello di democrazia tedesco. La gestione che avrebbe caratterizzato l’operato delle forze dell’ordine è stata infatti chiara sin dall’irruzione al campeggio nella nottata di sabato, per poi rivelarsi a pieno il giorno della manifestazione “Welcome to Hell”, violentemente aggredita ben prima della sua effettiva partenza. La sospensione dello stato di diritto ha continuato a manifestarsi nel corso di tutte le giornate NoG20, fino ad arrivare alla serata di ieri quando, a seguito dell’enorme corteo conclusivo, è iniziata una vera e propria caccia all’uomo (e alla donna) caratterizzata principalmente dall’ossessiva ricerca di persone italiane e francesi, ma non solo.

Ci sarà tempo per comprendere ed elaborare a mente più lucida cosa è accaduto ad Amburgo nell’ultima settimana, nonché per riflettere sull’effettivo fallimento del vertice ufficiale, incapace di trovare una quadra complessiva sui drammatici problemi di questo presente – clima, migrazioni e politiche economiche (per citarne solo alcuni).

Quello che ora però ci preme è la richiesta di immediata liberazione di tutt* quelle compagne e compagni che da ieri sera si trovano in stato di fermo nella città di Amburgo. Le motivazioni fornite dalle forze dell’ordine tedesche sono del tutto arbitrarie. Ci sono di fatto decine di persone trattenute senza altra ragione se non quella di essere genericamente “pericolose”. Non è però difficile riscontrare in quest’operazione della polizia degli elementi “vendicativi”, legati alla consapevolezza di aver perso il controllo di vaste aree della città nonostante l’impiego di corpi speciali muniti di mitra e fucili.

Le iniziative NoG20 state animate da centinaia di migliaia di persone accomunate dallo stesso desiderio e dalla stessa irrimandabile necessità di opporsi alle politiche neoliberali; di contrapporre alla “decisione di pochi”, l’iniziativa e la creatività collettiva. Non è dunque accettabile che ci sia chi, in questo momento, è trattenuto senza motivo in qualche cella tedesca creata ad hoc per l’occasione.

Le giornate di Amburgo non si potranno dire concluse finché tutt* non saranno rilasciati.

#Freedom4All

#TutteLiberi