DIRITTI
La Roma che accoglie
L’Italia e l’Europa da mesi vivono l’ennesima fantomatica emergenza immigrazione […] confini che rinascono all’improvviso per impedire ai profughi di passare attraverso il loro territorio, l’egoismo nazionalista che risorge per respingere chi fugge dalla guerra.
Nel frattempo Ventimiglia, Subotica, Calais stanno contendendo a Lampedusa il triste primato di simbolo della barbarie del nuovo millennio. Le deroghe alla convenzione di Dublino e l’introduzione delle quote per la ripartizione dei richiedenti asilo tra alcuni paesi dell’UE non hanno interrotto un sistema tanto ingiusto quanto insicuro. Le quote istituiscono un sistema altrettanto forzoso nella dislocazione dei migranti in Europa, la libertà di circolazione è nuovamente negata: i migranti sono privati della possibilità di ricongiungersi con le famiglie e con le loro reti sociali, subendo una ricollocazione imposta dall’alto.
Mentre l’istituzione degli hotspot risponde all’esigenza di identificare e di distinguere i migranti economici dai richiedenti asilo. Di fatto il nuovo sistema si regge su due pilastri: espulsioni di massa per chi ha fame e deportazioni per chi fugge dalla guerra. Infine, il numero di persone ripartito tra gli stati UE è comunque insufficiente ad assorbire le richieste di asilo, e dunque avrà l’effetto di generare continuamente emergenze. I blocchi, però, non hanno fermato i rifugiati, che con la forza della disperazione e la determinazione di chi non ha nulla da perdere, hanno raggiunto le loro destinazioni.
Al loro fianco in tutta Europa è nato un movimento che ha come unica arma la solidarietà: un sentimento che si è concretizzato a Roma nell’ex centro Baobab e nell’area della stazione Tiburtina. Da mesi i volontari servono beni di prima necessità a migliaia di Eritrei che transitano per andare verso il nord Europa. Una rete per l’accoglienza dal basso che si è costituita a partire dai tantissimi centri di raccolta sorti a San Lorenzo, come in molti altri quartieri della capitale, e dall’attivazione di associazioni e reti antirazziste, singoli cittadini, scuole di italiano e sportelli di assistenza amministrativa, spazi autogestiti attivi sui territori.
Una risposta diametralmente opposta a quella dei governi nazionali e delle istituzioni europee, una presa di posizione attiva e coscienziosa da parte della cittadinanza che ha rifiutato la narrazione tossica per la quale i migranti sono causa di tutti i problemi economici e sociali.
A Roma questa grande risposta non nasconde ma esibisce l’inattività dell’amministrazione comunale, complice di una gestione fallimentare del sistema di accoglienza. Di emergenza in emergenza, si è consolidato negli anni un sistema criminale che fa profitto su migranti e operatori sociali e che vede nell’inchiesta Mafia Capitale la sua denuncia pubblica ma non la sua fine: la dimissionaria giunta Marino in questi mesi cruciali non ha dato nessun contributo alla gestione del flusso di profughi in transito a Roma. L’emergenza è stata lasciata completamente a carico dei volontari e non è stato prospettato nessun cambio di rotta sostanziale per il futuro dell’accoglienza in questa città.
Anzi, tra sgomberi, finte cabine di regia, annunci senza seguito di nuovi spazi per l’accoglienza e operazioni d’immagine come la candidatura di Roma a Città del Volontariato, l’ex assessore Danese ha mortificato l’azione di solidarietà diffusa, cercando di riassorbirla nella chiamata al volontariato e alla sussidiarietà per depotenziarne la carica sociale e politica. Questa candidatura svela le vere intenzioni delle istituzioni cittadine riguardo all’accoglienza: nascondere le contraddizioni e i rapporti di potere insiti in essa, negare la disastrosa situazione di sfruttamento del lavoro di migliaia di operatori e esaltare la retorica del lavoro gratuito.
Se si daranno cambi di passo in futuro, con il rafforzamento dei poteri al Prefetto e con il commissariamento del Consiglio Comunale, saranno sicuramente conseguenti all’istituzione degli hotspot e alla militarizzazione dell’accoglienza.
Per questo pensiamo sia arrivato il momento di discutere insieme cittadinanza solidale, operatori sociali e migranti su un nuovo modello di accoglienza a Roma, che attraverso gli strumenti dell’inchiesta e dell’azione sociale e culturale, rimetta al centro i diritti dei migranti e dei lavoratori dell’accoglienza e costruisca le premesse per processi realmente incisivi e di democratizzazione delle politiche dei flussi in Italia e in Europa.
A partire dall’assemblea del 3 ottobre scorso al Nuovo Cinema Palazzo sul tema “la Roma che accoglie” si è dato avvio a un laboratorio che, dalla frontiera Tiburtina, si apre alla città. L’appuntamento è giovedì 15 alle ore 18 presso Communia in via dello scalo di San Lorenzo 33.
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